venerdì 4 ottobre 2013

La storia di Margherita

Una mattina di ottobre, una come tante. Sto ancora dormendo. Sono le dieci, ma ancora non mi sveglio. Ho passato la nottata a sventolarmi per le vampate di calore, nonostante l’estate sia ormai finita. E` il tamoxifene che fa quest’effetto. Tutte le sere, dopo cena, il fuoco mi sale dai piedi fino alla cima dei capelli e il sudore cola. Dormire e` impossibile. Verso le 3 di solito comincia ad andare meglio e finalmente crollo.
Squilla il cellulare. Non lo spegno mai. E` Margherita, amica carissima dal tempo che fu.
“Ti ho svegliata? Scusami, no, e` che non potevo chiamare che te”.
Margherita ha il fiatone e la voce tesissima.
“Non preoccuparti. Che succede? Mi fai spaventare...”
“Ho una pallina, stamattina stavo facendo la doccia e ho sentito una pallina nel seno”
“Oh cazzo...”
“Ho paura”
“No, scusa, scusa, lo sai che queste situazioni all’inizio mi mandano in palla. Ascolta, stai calma. Sara` un fibroadenoma o un po` di gonfiore dovuto al ciclo. Ti passo a prendere e andiamo insieme dal tuo medico curante, cosi` ti fai prescrivere una bella visita senologica e ti metti tranquilla.”
“Si, pero`, fai presto, me la faccio sotto dalla paura”
“Tranquilla, vedrai che non e` niente”
Mi catapulto fuori dal letto, una sciacquata veloce ai denti e via. L’autobus mi porta fino a casa di Margherita. Lei e` fuori al portone che cammina avanti e indietro.
“Ti stavo aspettando. In casa mi sentivo soffocare”
La abbraccio forte. Lei piange
“Oh, Marghe, non e` niente. Senti, e` vero, abbiamo tutte e due 33 anni e io ho avuto il cancro al seno, ma questo non vuol dire che devi avercelo per forza anche tu”.
Faccio appena in tempo a finire la frase che ci passa davanti strombazzando una Peugeot tutta rosa. Margherita si volta di scatto, mi chiede che diavolo e`.



“E` una delle 200 macchine che la Peugeot ha regalato alla Lega Italiana per la Lotta ai Tumori per il mese della prevenzione del cancro al seno”
“200 macchine? E a che scopo?”
“Beh, per pubblicizzare le inziative di questo mese dedicate al cancro al seno”
Margherita strabuzza gli occhi. “Ma le macchine inquinano. Che fai? Previeni il cancro al seno e provochi quello ai polmoni?”
“Si, e` una storia lunga. Andiamo, senno` non troviamo piu` il medico”
L’ambulatorio e` pieno da scoppiare. Ci sono vecchietti che si fanno prescrivere carrettate di medicine, la segretaria con le orecchie fumanti perche` ha una stampante che e` un relitto degli anni ’80 e non le funziona. Ci sediamo. Margherita all’inizio non riesce a tenere ferme le gambe, le accavalla e scavalla di continuo, poi comincia a tremare che sembra il terremoto. Dopo la prima ora, sfinita, mi appoggia la testa sulla spalla in segno di resa. Alla fine della seconda e` finalmente il momento di entrare.
“Non e` niente, Margherita. Sei giovane, non hai precedenti in famiglia. Stai tranquilla. Eh, voi donne vi allarmate per nulla”
Il medico ha fatto la sua diagnosi dopo una visita di un microsecondo al seno di Margherita.
“Che non abbia precedenti in famiglia di cancro al seno e sia giovane di per se` non vuol dire nulla. Io mi sono ammalata a 30 anni e in famiglia non c’era e non c’e` un solo caso oltre al mio. Poi Margherita e` chiaramente spaventata. Sarebbe meglio prescriverle una visita senologica in modo che si metta tranquilla”
“E va bene, va bene. Come se io non fossi un medico”
“Si, lei e` un medico, ma non e` un senologo”
“Faccio la ricetta. Buona fortuna”
E` quasi l’una. Il centro unico prenotazioni dell’ospedale e` chiuso. Bisogna aspettare il giorno dopo. Margherita passa il resto della giornata con me. Un po` piange e un po` ride, un po` ripensa perplessa alla Peugeot rosa. L’indomani andiamo al CUP di buon’ora. Ho passato la notte in bianco come al solito, causa vampate, ma il pensiero dell’angoscia della mia amica mi mette in piedi. Davanti a noi solo una ventina di persone. Peccato che funzioni solo uno sportello. Quando il nostro numeretto compare sullo schermo scattiamo all’unisono, ma una sonora batosta ci attende. Prima data disponibile per la visita senologica ottobre 2015. Margherita sbianca e probabilmente si immagina gia` con le mani giunte dentro una bara. Spetta a me chiedere spiegazioni.
“Mi scusi, ma non e` possibile chiedere una visita urgente?”
“L’urgenza la indica il medico curante e quello che ha scritto questa ricetta non l’ha fatto. Purtroppo qua le visite senologiche, le mammografie e le ecografie si prenotano da un anno all’altro. Mi dispiace”
Merda, merda. Margherita e` nel panico. Le scendono due lacrimoni. Qualcuno in attesa comincia a spazientirsi.
“Andiamo, Marghe. Mi sa che dobbiamo rivolgerci a un privato”.
“Ma chi? Dove andiamo? Oh Dio, io voglio sapere che cosa ho nel seno e lo voglio sapere ora, prima che sia tardi”
Usciamo dall’edificio. Respiro, cercando di ragionare.
“Possiamo andare dal mio di senologo. E` un po` caro, ma e` bravo”
“Quanto prende?”
“300 euro a visita”
“Cazzo, e` un sacco!”
“Posso informarmi allora. Andiamo a casa, facciamo una ricerchina su internet...”
“No, no, non fa niente per i soldi, andiamo da lui. E` bravo e la salute non ha prezzo. I soldi li prendo dal gruzzoletto che sto mettendo da parte per il Master”
Margherita e` una giornalista precaria. Lavora, sfruttata e sottopagata, per un grosso giornale. Da qualche mese pero` sta pensando di fare un master all’estero in modo da poter andare via dall’Italia. Sta mettendo i soldi da parte poco alla volta, macinando articoli su articoli ogni giorno finche` non le si cerchiano gli occhi.
Chiamo al volo il super senologo. Appuntamento fissato per il pomeriggio. Non c’e` che da ingannare l’attesa per qualche ora. Margherita e` sollevata, almeno adesso sa che uno specialista si occupera` di lei e le dira` cosa fare per capire di cosa si tratta.
Il dottore mi riconosce. Mi stringe la mano col suo sorriso sornione. Ci sediamo.
“Dottore, facendo la doccia ieri ho sentito una pallina nel seno sinistro. Ho paura, sa i casi sono in aumento anche tra le giovani. Lo dimostra il caso di...”
“Tolga tutto e si accomodi sul lettino”
La visita dura circa 10 minuti. Io sono dall’altro lato del paravento, ma so cosa sta accadendo dall’altra parte. Il senologo tocca il seno, le ascelle, la zona tra la clavicola e il collo. Occasionalmente abbozza un sorriso. La paziente e` stesa coi piedi a martello, trattiene il respiro in attesa del responso, non riesce a guardare il medico negli occhi perche` non vuole incontrare uno sguardo da brutta notizia, fissa il soffitto e prega o si ripete di stare calma, come un mantra, una, due, tre, dieci volte.
“Si, sento anch’io un nodulino. Facciamo un’ecografia e vediamo di cosa si tratta. Mi diceva che non ha familiarita`...”
Nessuno risponde. La stanza sembra tagliata da un ghiaccio perenne. Arriva la dottoressa delle ecografie. Il senologo le lascia il posto e si mette su uno sgabello. Il gel, la sonda, gli occhi di tutti puntati sul monitor. I due medici cominciano a parlare tra loro. Riesco a capirci qualcosa solo perche`, mio malgrado, mi sono fatta una cultura in materia. Margherita sta ferma, non muove un muscolo, ha la faccia del terrore. Cerco di incontrare il suo sguardo per rassicurarla, ma non sposta gli occhi dal monitor.
“E` un fibroadenoma. Lo teniamo sotto controllo, caso mai dovesse aumentare di dimensioni. Ma e` innocuo”
“Come...come un fibroadenoma? Come fa a dirlo solo con un’ecografia?”
“Signorina, sappiamo il nostro mestiere”
Il tono e` perentorio e non ammette repliche. Margherita si riveste. E` in evidente imbarazzo.
“Dottore, non volevo dire che non mi fido di lei...”
“Certo, non si preoccupi. E comunque fossero tutti come lei. Purtroppo la maggior parte delle persone rifiutano la prevenzione, poi quando scoprono di avere il cancro piangono”
Io e Margherita ci guardiamo per un’istante. Ci passano davanti le file interminabili dal medico curante e al CUP, lo sguardo sconsolato dell’impiegato allo sportello che ci dice che bisogna aspettare un anno per una visita senologica, ai 300 euro contati sull’unghia alla segretaria del luminare, che` lui coi soldi non vuole certo sporcarcisi le mani, ma siamo troppo stanche per rispondere. Siamo sfinite. Abbiamo avuto paura, rivissuto traumi, vogliamo solo andarcene a casa e rilassarci.
Salutiamo i medici e ci avviamo per il lungo corridoio che porta all’uscita. La segretaria ci sorride impeccabile.
“Sono 170”
“Eh?”
“Sono 170”
“Abbiamo pagato prima”
“Avete pagato la visita, ma avete fatto anche un’ecografia. Sono altri 170 euro”
E` l’una. Sono in preda alle vampate. La birretta che mi sono scolata per mandare giu` l’amarezza non mi aiuta di certo, ma in fondo ci voleva. Margherita e` rimasta da me anche stanotte. Domani riprendera` la sua vita normale, davanti al pc a sfornare articoli come fossero pizzette ma stasera era ancora troppo agitata per stare da sola. Dorme per fortuna. Io sono su internet come al solito e quella frase pronunciata dal senologo mi rimbomba nella testa, “rifiutano la prevenzione”. La scrivo su google. Un risultato mi si schianta in faccia. E` un articolo della Fondazione Veronesi dal titolo inequivocabile

“Milioni di italiani rifiutano di salvare la propria vita”

C’e` la foto di una ragazza bionda con un sorriso accondiscendente mentre le stanno per pressare una tetta sotto la macchina della mammografia. Sembra piu` piccola di me. Sopra di lei un banner rosa e la scritta Pink Is Good. Rido, ma un poco mi viene da piangere.


5 commenti:

  1. che amarezza. anche se alla fine quello che conta e' solo che sia andato tutto bene

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  2. 350 euro super professore del San Raffaele di Milano... 20 minuti di colloquio, senza visita, per controllare i miei esami e confermare la chemioterapia. Gia' fatto????

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  3. Coincidenza o segno? Leggo questo post e scopro questo blog grazie a Twitter, proprio qualche giorno dopo il mio intervento al seno per un carcinoma (quadrantectomia+svuotamento ascellare). Scrivo mentre ho ancora il drenaggio nella ferita ma mi fa molto più male chi lucra sulle campagne di prevenzione, chi si approfitta della paura delle donne, chi ha permesso che questo Paese si trasformasse in un arcipelago di mille isole, dove in ognuna vige un diverso diritto alla salute, alla cura... Anch'io ho scoperto di avere 'qualcosa' facendo la doccia. Ho 45 anni e, pur sapendo quanto sia importante la prevenzione, non avevo mai fatto mammografia o ecografia, fino a quella doccia... 'fredda'. Ho tergiversato un paio di mesi, quindi mi sono decisa a telefonare all'ospedale S. Chiara di Pisa, pur vivendo a Livorno, perchè sapevo esserci un'unità operativa dedicata proprio alla senologia. Tre settimane dopo, il 27 maggio, ecco la mammografia e l'ecografia che confermano i miei sospetti quindi la certezza dopo altri 15 giorni con l'ago aspirato. Pago un ticket la prima volta e poi basta. Tutti gli esami di stadiazione e preospedalizzazione sono gratuiti e fissati dall'UO abbastanza rapidamente. Faccio tutto nell'arco di 1 mese e mezzo, anche se la pausa estiva fa slittare l'intervento di un altro mese, ovvero a martedì 1 ottobre. So di essere solo a metà del guado ma l'aver varcato quel 27 maggio quel portone ha significato molto per me, nel bene e nel male. Non so ancora come andrà a finire ma in questi 3 mesi non mi sono sentita sola, sballottata di qua e di là... Medici, per lo più donne, gentili, sicure, chiare nel farmi capire che la cosa era seria e bisognava intervenire ma allo stesso tempo rassicuranti nello spiegarmi tutto il percorso pre e post operatorio, le opzioni che si aprivano, le possibili soluzioni. Ora sono a casa e solo tra qualche settimana saprò davvero cosa mi aspetta. Ho paura, sono dolorante e incerta, ma so che dietro quel portone c'è un gruppo di donne, sapienti e accoglienti, che mi aspettano...

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    1. Ciao Cristina, spero che continuerai a seguire il blog e intervenire. In effetti, per quello a cui siamo abituati in Italia, sei stata fortunata a pagare il ticket solo una volta per addivenire a una diagnosi aspettando solo un mese e mezzo. Eppure si puo` fare di piu`: in Inghilterra, dove mi e` stata fatta la diagnosi, sono passati solo 10 giorni tra la prima visita dal medico curante a cui ho segnalato la mia "pallina" nel seno e la diagnosi definitiva di cancro. Inoltre la "pausa estiva" non puo` giustificare il rinvio dell'intervento di un mese e non tanto per la malattia in se` ma perche` l'attesa in una situazione del genere logora e parecchio. E ovviamente la colpa non e` mica dei medici o dell'ospedale, ma dello scempio che si sta facendo della sanita` pubblica nel nostro paese mentre associazioni di rilevanza nazionale e fondazioni sedicenti di ricerca ci incitano allo shopping selvaggio per la "causa".
      Ti faccio un grande in bocca al lupo e ricorda che ti aspettiamo anche qui

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  4. Hai ragione, si può e si deve fare di più! Garantire a tutte/i il diritto alla salute e alla cura significa farlo con tempi certi, cure appropriate e gratuite e soprattutto con gli stessi standard e servizi su tutto il territorio. Mi piace questo blog 'anglo-italiano', aiuta a vedere con più chiarezza i limiti del nostro povero sistema sanitario e a non accettarli con 'nazionale' rassegnazione! Dunque a presto e grazie dello scambio!

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