“Che bella festa, che splendida festa tutti fanno per noi.
Ma che giornata, ma che giornata movimentata.
Passa la banda, chissa` chi la manda, a suonare per noi, solo per noi
Che cannonata di serenata
Chi vuole cantare, si puo` prenotare per fare un bel coro con me
Ma che musica, che musica, che musica, maestro, hai trovato la via giusta
per la celebrita`
Ma che musica, che musica, che musica, maestro
Questa belle sinfonia il mondo cantera`”
Ve la ricordate questa canzone? Carina, no? Me la
cantava sempre la mia mamma quando ero piccola, nonostante la Carra ` non le piacesse
molto. Non so perche`, ma stamattina, guardando le foto della Race for the Cure
organizzata da Susan G. Komen Italia a Roma a fine maggio, mi e` sembrato di
risentire l’allegro motivetto.
Una festa, una splendida festa davvero. Non si
puo` che definire cosi` l’evento le cui immagini, disponibili sul sito della
Fondazione, sprizzano felicita` e allegria. Si comincia con le foto ufficiali
che ritraggono le madrine della manifestazione, tra cui l’attrice televisiva
Rosanna Banfi, che ha avuto un cancro al seno qualche anno fa, e i
rappresentanti del Coni. E non mancano nemmeno le immagini dei nostri beniamini
della TV, Geppi Cucciari, Lilli Gruber, col nastrino rosa appuntato sulla
giacca. E poi ci sono gli stand degli sponsor, Johnson&Johnson, Revlon, Lottomatica,
i palloncini rosa di Neutrogena, per citarne solo alcuni. Il sole e i visi gaii dei partecipanti, pronti a sorridere al flash dei fotografi, rendono la cifra
di una giornata passata in allegria a festeggiare…a festeggiare…a festeggiare
cosa? Il cancro al seno? E che c’e` da festeggiare? Che c’e` da correre? Chi
sono quelli che corrono? Gente col cancro, magari in chemioterapia? Certo che
no, come fai a correre durante la chemio? Gente che lo ha avuto e sta facendo l’ormonoterapia
che ti sbatte a terra e non ce la fai nemmeno ad alzarti dal letto la mattina? E
quelli nelle carrozzine? Chi sono? I bambini che non sanno nemmeno cos’e` il
cancro al seno (e meno male!)? Ma che e` sta pagliacciata? Ma cosa fate?
Non c’e` proprio niente da festeggiare. Non c’e`
niente da rallegrarsi della propria sopravvivenza, come fa la Banfi. Che cosa vuol dire
essere ‘sopravvissute’ quando si tratta di una malattia che puo` ripresentarsi
anche a distanza di dieci anni? E` chiaro che non ha nessun senso! E come si fa
ad essere tanto contente del fatto che il caso abbia scelto di rinviare per noi
il giorno del giudizio e l’abbia affrettato per le migliaia di donne che ogni
giorni di cancro al seno muoiono. Perche` il cancro al seno non e` una festa.
Di cancro al seno si muore. E che dire della donne che vivono per anni
con le metastasi. Ah no, quelle per la
Race for the Cure di Susan G. Komen non esistono, perche` non
solo non possono correre, ma portano pure sfiga. E non potranno comprare a lungo i
prodotti da cui la maratona e` sponsorizzata: hanno la morte
addosso!
I prodotti, gia`, i prodotti. I cosmetici, i
detergenti per la casa, per il corpo, persino il Lotto. Ma lo sapete che quella
roba contiene sostanze fortemente sospettate di svolgere un ruolo di primo
piano nella genesi del cancro al seno e quindi nell’epidemia che ci sta
falcidiando? E dopo esserci fatte avvelenare, li dovremmo anche comprare? E con
quale scusa? Sentiamo? Perche` il 20% del ricavato delle vendite va alla
ricerca? E quale ricerca? Su cosa? Fatta come? E il restante 80% se lo mettono
in tasca, no? Guadagnano sul cancro al seno, sul dolore e la morte delle donne.
Che bella festa, che splendida festa la Race for the Cure. La festa
del cancro al seno. Chi vuole giocare, si puo` prenotare….
hai ragione da vendere...mi girano!
RispondiEliminaProva a chiedere a Fabrizio Zago, l'ideatore del Bio Dizionario, cosa pensa della maggior parte dei cosmetici che girano.
RispondiEliminaLa vedo comunque come te; mezze pagliacciate. E perchè invece di "aggirarsi" in queste ormai fiere annuali, invece di esporre il petto alla lotta, non spendono quel tempo e quell'entusiasmo a informarsi, a scavare sulle cause del cancro? Perchè, come dice Sergio Chiesa, i libri non li legge nessuno, nemmeno gli oncologi.