La Biblioteca delle Amazzoni Furiose

venerdì 8 novembre 2013

Una pattumiera chiamata Sud

Le dichiarazioni del pentito di camorra Carmine Schiavone, rese nel 1997 alla Commissione Parlamentare d'Inchiesta sul Ciclo dei Rifiuti, le ho lette domenica scorsa (leggile qui). Dalla prima all'ultima pagina, senza staccare gli occhi dallo schermo. E` stata una discesa agli inferi, culminata con una crisi di pianto. Per la prima volta, da quando ho scoperto di avere il cancro 3 anni fa, mi sono ritrovata a pensare che non c'e` scampo, ne` per noi, ne` per le generazioni future.
Vivo all'estero e non posso dire con certezza che i media italiani non abbiano dedicato alla vicenda la copertura che meritava. Tuttavia, ho chiesto a piu` di una persona e spulciato i giornali online. La sensazione che ne ho tratto e` stata quella dell'insabbiamento. Sul sito di Repubblica, ad esempio, la desecretazione delle dichiarazioni di Schiavone, non hai mai raggiunto nemmeno la quarta posizione. Non mi sorprende. La notizia (qui) che il proprietario del gruppo L'Espresso, Carlo De Benedetti, e` indagato,  insieme a Corrado Passera, per 20 morti causate dall'amianto alla Olivetti, e` stata relegata tra i fatti di cronaca dell'edizione torinese.
"La vicenda e` iniziata nel 1988" - spiega Schiavone al presidente della Commissione Massimo Scalia, fondatore di Legambiente - "all'epoca mi trovavo a Otranto e vennero da me l'avvocato Pino Borsa e Pasquale Pirolo, i quali mi fecero una proposta relativa allo scarico di fusti tossici e quant'altro. Poiche` mi ero interessato dei rilevati della superstrada in costruzione, nonche` del gruppo Italstrade e di altre societa` come la Ferlaino e la CABIB, che all'epoca stavano operando ai Regi Lagni, dissi che vi erano 240 ettari di terreno scavati alla profondita` di circa 15-20 metri ed assicurai che avrei parlato con tutti, anche perche` facevo parte del reparto amministrativo del clan, non di quello militare. Andai allora a Casal di Prinicipe, dove c'erano Mario Iovine e mio cugino; parlammo tutti e tre del fatto che avevo ricevuto una proposta relativa allo scarico di fusti e casse che venivano da fuori. Mi si rispose che sarebbe stato un buon business per far entrare nelle casse del clan soldi da investire, ma il paese sarebbe stato avvelenato, perche` i rifiuti avrebbero inquinato le falde acquifere: infatti, molti degli scavi gia` realizzati erano limitrofi alle stesse falde acquifere".
Il racconto di Schiavone assume toni da film dell'orrore: il pentito parla di fanghi nucleari provenienti dalla Germania e smaltiti nelle discariche, di materiali tossici smaltiti illegalmente da fabbriche di Arezzo ma anche di Massa Carrara, Genova, La Spezia, Milano. Si trattava di "rifiuti di lavorazione di tutte le specie". A partire dal 1990 il traffico ha cominciato ad essere gestito dal clan dei Casalesi, secondo Schiavone (arrestato poi nel 1992) il quale tuttavia precisa: "[...] quel traffico veniva gia` effettuato e gli abitanti del paese rischiano tutti di morire di cancro entro 20 anni; non credo, infatti, che si salveranno gli abitanti di paesi come Casapenna, Casal di Principe, Castel Volturno e cosi` via avranno forse venti anni di vita!". Un traffico di proporzioni enormi: "Qui si parla di milioni [di tonnellate di rifiuti], non di migliaia.  [...] Si tratta di milioni e milioni di tonnellate. Io penso che per bonificare la zona ci vorrebbero tutti i soldi dello Stato di un anno."
Fin qui Schiavone si riferisce alla zona di sua "competenza", comprendente le province di Benevento e Caserta e delimitata a Nord dalla provincia di Latina inclusa e a est dal Molise, anch'esso incluso. Il racconto,tuttavia, prosegue. Si scopre allora che in Sicilia si faceva lo stesso, cosi` come in Salento e nelle provincie di Bari e Foggia. "Il sistema era unico, dalla Sicilia alla Campania. Anche in Calabria era lo stesso: non e` che li rifiutassero i soldi. Che poteva importargli a loro se la gente moriva o non moriva. L'essenziale era il business. So per esperienza che, fino al 1992, la zona del sud, fino alle Puglie, era tutta infettata da rifiuti tossici provenienti da tutta Europa e non solo dall'Italia". Tutto con l'accordo e la collaborazione  delle amministrazioni locali, ovviamente: "Noi 'facevamo' i sindaci [...] di qualunque colore fossero". Incalzato dal Presidente, Schiavone fa i nomi di esponenti politici di rilievo.
Sono passati sedici anni da quando Schiavone ha reso quelle dichiarazioni. Sedici lunghi anni, nel corso dei quali niente e` stato fatto per impedire che l'avvelenamento sistematico delle popolazioni del Sud Italia venisse fermato. Sedici anni, durante i quali, le dichiarazioni di Schiavone sono state tenute nascoste. La giornalista, Laura Eduati, ne ha chiesto le ragioni allo stesso Massimo Scalia il quale si e` difeso (qui) sostenendo che c'erano, all'epoca, indagini in corso da parte della magistratura e scaricando le responsabilita` sui cittadini, colpevoli ai suoi occhi, di essersi svegliati solo adesso. E` un vecchio ritornello razzista, quello dell'immobilismo e dell'indifferenza degli abitanti del Sud Italia. Scalia non e` affatto originale in questo. E il suo, alla fine, e` un razzismo vecchio stampo. Maggiore attenzione meriterebbe, invece, il fenomeno del razzismo ambientale cui questa storia terrificante ci mette di fronte. Il Sud e` stato trasformato in una gigantesca pattumiera, carica di rifiuti provenienti dal Nord dell'Europa, compreso il Nord dell'Italia. Come la Somalia, ex colonia italiana, anch'essa destinataria di residui industriali che ne stanno distruggendo l'ecosistema. Una vicenda che la giornalista Ilaria Alpi aveva scoperto e avrebbe portato alla luce se non le avessero chiuso la bocca a colpi di kalashnikov il 20 marzo del 1994. Aveva 33 anni, Ilaria. La stessa eta` che ho io adesso e, sinceramente, non mi sento piu` viva di lei. 

1 commento:

  1. Sconvolgente! Ultimamente ne hanno parlato alla trasmissione "le Iene", intervistando il pentito e andando anche nella "terra dei fuochi" cercando di avere delle risposte in merito a questo enorme problema che tutti ignorano. E dire che poi i medici ci rifilano i discorsi sui "fattori di rischio"!!! Io non ho mai assunto droghe, non fumo e non bevo, ho sempre avuto una vita normale... eppure mi sono ammalata e sto combattendo da un anno contro un mostro aggressivo, entrato nella mia vita a 32 anni. Forse tra i fattori di rischio dovrebbero anche inserire i rifiuti tossici e tutto il cibo malato che inconsapevolmente ingeriamo. Ma forse sarebbe troppo scomodo. Ti abbraccio. S.

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