Mercoledi (8 agosto), la presidentessa della Fondazione Susan G. Komen for the Cure Liz Thompson ha annunciato che lascera` il suo incarico il mese prossimo. La fondatrice Nancy Brinker lascera` il suo ruolo di amministratore delegato per occupare quello di membro del consiglio di amministrazione non appena verra` individuato un sostituto. Due membri del consiglio di amministrazione, Brenda Lauderback e Linda Law, hanno rassegnato le dimissioni.
La notizia giunge esattamente a una settimana di distanza dall'ennessimo attacco all'organizzazione, lanciato questa volta da due ricercatori che accusano Komen di aver esagerato e distorto l'informazione medica nella campagna del 2011 sui benefici della mammografia. Gli autori dell'articolo pubblicato sul British Medical Journal, Steven Woloshin e Lisa M. Schwartz, hanno sottolineato gli errori e le esagerazioni presenti nella campagna pubblicitaria di Komen sostenendo che "le donne hanno bisogno di molto di piu` che di slogan pubblicitari: hanno bisogno - e meritano - fatti".
Non e` la prima volta che Komen viene criticata per la mancanza di accuratezza nel diffondere informazioni riguardanti le vite di chi vive con, o rischia, il cancro al seno. L'organizzazione e` sotto attacco anche per lo zelo eccessivo con cui protegge il suo marchio, per aver ridotto l'ammontare di fondi destinati alla ricerca nonostante i profitti record, perche` fa affari con la malattia in nome della cura, perche` antepone interessi politici e commerciali ai diritti dei pazienti e all'accesso alle cure.
A partire da febbraio, quando la decisione di tagliare i ponti con Planned Parenthood [organizzazione no-profit che fornisce assistenza sanitaria a donne e bambini i cui programmi di screening per il cancro al seno erano finanziati da Komen ndr] provoco` un vero e proprio scandalo costringendola peraltro ad una parziale marcia indietro, l'organizzazione ha cercato di limitare i danni. Le donazioni sono diminuite paurosamente. Komen ha immediatamente chiesto aiuto ad Ari Fleischer, portavoce di George W. Bush quando quest'ultimo era alla Casa Bianca, e ha affidato a sondaggisti di area democratica il compito di valutare la sua reputazione e individuare la strategia migliore per recuperare credibilita`.
La fondatrice di Komen, Nancy Brinker, si e` scusata pubblicamente con Planned Parenthood, il Congresso, l'opinione pubblica a nome di tutta l'organizzazione ma le sue parole piuttosto vaghe - "abbiamo sbagliato...abbiamo imparato molto...andiamo avanti - non hanno convinto. Eve Ellis, che per sei anni ha fatto parte del consiglio di amministrazione della sede di New York e ha raccolto 250 mila dollari in fondi ha respinto le scuse della Brinker. In una lettera aperta ha dichiarato che, secondo lei, la Brinker non stava dicendo tutta la verita`. Sulla base della sua esperienza, le risulta difficile credere che la decisione riguardante Planned Parenthood fosse apolitica. Inoltre, si e` detta disposta a tornare al suo incarico solo a condizione che le cose cambino radicalmente, a cominciare dalle dimissioni della Brinker e dell'intero consiglio di amministrazione.
Una petizione su Change.org ha reiterato quando auspicato dalla Ellis e dato voce alla richiesta sempre piu` pressante di un cambio di leadership all'interno di Komen, facendo riferimento "agli abusi compiuti ai danni del pubblico e [alla] violazione della governance aziendale" (ad esempio, assegnare il ruolo di vice-presidente della sezione affari pubblici a Karen Handel pur sapendo che nella sua corsa per il governatorato della Georgia aveva appoggiato il taglio dei fondi a Planned Parenthood; tenere nascosto al pubblico il processo che ha portato alla decisione di tagliare i fondi a Planned Parenthood; ridimensionare la reazione della pubblica opinione alla decisione, occultando le reali condizioni dell'organizzazione). Questi errori sono stati attribuiti alla leadership della Brinker e dell'intero consiglio di amministrazione. La petizione, che a fine aprile 2012 aveva gia` raccolto piu` di 2000 firme, non solo chiedeva le dimissioni immediate della Brinker e dell'intero consiglio di amministrazione ma raccomandava l'adozione di misure di controllo delle procedure di sostituzione da parte di tutti gli affiliati a Komen.
La direttrice della sezione addetta ai finanziamenti, Molly Williams, si e` dimessa in segno di protesta subito dopo la decisione di tagliare i fondi a Planned Parenthood. Altri cinque membri, incluso il vice-presidente esecutivo, il capo dell'ufficio marketing, il vice-presidente della sezione relazioni esterne, il vice-presidente della sezione comunicazione e il responsabile per la raccolta dei fondi, si sono aggiunti subito dopo. A dimettersi anche il presidente del consiglio di amministrazione cosi` come il figlio della Brinker, Eric Brinker. Nonostante il trambusto, Nancy Brinker aveva rifiutato di lasciare il suo posto e il consiglio d'amministrazione aveva espresso piena fiducia nella sua leadership.
Se davvero Komen sta facendo pulizia, l'organizzazione farebbe bene a fare i conti con le dure critiche mossele negli ultimi anni, in merito alla sua mancanza di trasparenza e affidabilita`. Sarebbe utile, ai fini di un generale cambiamento di rotta, evitare conflitti di interesse e compromissioni con qualsiasi cosa metta a rischio la salute e il bene comune. Dovrebbe inoltre accogliere le istanze di chi lavora sul campo cercando di colmare i vuoti dell'assistenza, coinvolgere le organizzazioni affiliate nei processi decisionali, proporre un approccio diverso al cancro al seno e agire contro i fattori sistemici che continuano a impedire di fare passi avanti verso l'eradicamento dell'epidemia.
Troppo poco e troppo tardi per cambiare?
*Gayle A. Sulik e` dottore di ricerca in sociologia medica e ha condotto una ricerca sugli aspetti culturali del cancro al seno finanziata nel 2008 dal National Endowment for Humanities. E` autrice di Pink Ribbon Blues: How Breast Cancer Culture Undermines Women's Health, pubblicato nel 2010 dalla casa editrice Oxford University Press (OUP), a breve disponibile in edizione economica . L'articolo e` apparso originariamente sul suo sito web e successivamente sul blog della casa editrice OUP
Non e` la prima volta che Komen viene criticata per la mancanza di accuratezza nel diffondere informazioni riguardanti le vite di chi vive con, o rischia, il cancro al seno. L'organizzazione e` sotto attacco anche per lo zelo eccessivo con cui protegge il suo marchio, per aver ridotto l'ammontare di fondi destinati alla ricerca nonostante i profitti record, perche` fa affari con la malattia in nome della cura, perche` antepone interessi politici e commerciali ai diritti dei pazienti e all'accesso alle cure.
A partire da febbraio, quando la decisione di tagliare i ponti con Planned Parenthood [organizzazione no-profit che fornisce assistenza sanitaria a donne e bambini i cui programmi di screening per il cancro al seno erano finanziati da Komen ndr] provoco` un vero e proprio scandalo costringendola peraltro ad una parziale marcia indietro, l'organizzazione ha cercato di limitare i danni. Le donazioni sono diminuite paurosamente. Komen ha immediatamente chiesto aiuto ad Ari Fleischer, portavoce di George W. Bush quando quest'ultimo era alla Casa Bianca, e ha affidato a sondaggisti di area democratica il compito di valutare la sua reputazione e individuare la strategia migliore per recuperare credibilita`.
La fondatrice di Komen, Nancy Brinker, si e` scusata pubblicamente con Planned Parenthood, il Congresso, l'opinione pubblica a nome di tutta l'organizzazione ma le sue parole piuttosto vaghe - "abbiamo sbagliato...abbiamo imparato molto...andiamo avanti - non hanno convinto. Eve Ellis, che per sei anni ha fatto parte del consiglio di amministrazione della sede di New York e ha raccolto 250 mila dollari in fondi ha respinto le scuse della Brinker. In una lettera aperta ha dichiarato che, secondo lei, la Brinker non stava dicendo tutta la verita`. Sulla base della sua esperienza, le risulta difficile credere che la decisione riguardante Planned Parenthood fosse apolitica. Inoltre, si e` detta disposta a tornare al suo incarico solo a condizione che le cose cambino radicalmente, a cominciare dalle dimissioni della Brinker e dell'intero consiglio di amministrazione.
Una petizione su Change.org ha reiterato quando auspicato dalla Ellis e dato voce alla richiesta sempre piu` pressante di un cambio di leadership all'interno di Komen, facendo riferimento "agli abusi compiuti ai danni del pubblico e [alla] violazione della governance aziendale" (ad esempio, assegnare il ruolo di vice-presidente della sezione affari pubblici a Karen Handel pur sapendo che nella sua corsa per il governatorato della Georgia aveva appoggiato il taglio dei fondi a Planned Parenthood; tenere nascosto al pubblico il processo che ha portato alla decisione di tagliare i fondi a Planned Parenthood; ridimensionare la reazione della pubblica opinione alla decisione, occultando le reali condizioni dell'organizzazione). Questi errori sono stati attribuiti alla leadership della Brinker e dell'intero consiglio di amministrazione. La petizione, che a fine aprile 2012 aveva gia` raccolto piu` di 2000 firme, non solo chiedeva le dimissioni immediate della Brinker e dell'intero consiglio di amministrazione ma raccomandava l'adozione di misure di controllo delle procedure di sostituzione da parte di tutti gli affiliati a Komen.
La direttrice della sezione addetta ai finanziamenti, Molly Williams, si e` dimessa in segno di protesta subito dopo la decisione di tagliare i fondi a Planned Parenthood. Altri cinque membri, incluso il vice-presidente esecutivo, il capo dell'ufficio marketing, il vice-presidente della sezione relazioni esterne, il vice-presidente della sezione comunicazione e il responsabile per la raccolta dei fondi, si sono aggiunti subito dopo. A dimettersi anche il presidente del consiglio di amministrazione cosi` come il figlio della Brinker, Eric Brinker. Nonostante il trambusto, Nancy Brinker aveva rifiutato di lasciare il suo posto e il consiglio d'amministrazione aveva espresso piena fiducia nella sua leadership.
Se davvero Komen sta facendo pulizia, l'organizzazione farebbe bene a fare i conti con le dure critiche mossele negli ultimi anni, in merito alla sua mancanza di trasparenza e affidabilita`. Sarebbe utile, ai fini di un generale cambiamento di rotta, evitare conflitti di interesse e compromissioni con qualsiasi cosa metta a rischio la salute e il bene comune. Dovrebbe inoltre accogliere le istanze di chi lavora sul campo cercando di colmare i vuoti dell'assistenza, coinvolgere le organizzazioni affiliate nei processi decisionali, proporre un approccio diverso al cancro al seno e agire contro i fattori sistemici che continuano a impedire di fare passi avanti verso l'eradicamento dell'epidemia.
Troppo poco e troppo tardi per cambiare?
*Gayle A. Sulik e` dottore di ricerca in sociologia medica e ha condotto una ricerca sugli aspetti culturali del cancro al seno finanziata nel 2008 dal National Endowment for Humanities. E` autrice di Pink Ribbon Blues: How Breast Cancer Culture Undermines Women's Health, pubblicato nel 2010 dalla casa editrice Oxford University Press (OUP), a breve disponibile in edizione economica . L'articolo e` apparso originariamente sul suo sito web e successivamente sul blog della casa editrice OUP
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