mercoledì 30 maggio 2012

Preamiazione


Grazie a tutti quelli che hanno partecipato al quiz. Alcuni hanno partecipato in maniera piu` attiva con le loro risposte, altri semplicemente leggendo le domande. Probabilmente gli appartenenti a questo secondo gruppo sono stati piu` furbi degli altri: hanno capito che non si vinceva un bel niente. O almeno, niente di concreto. Tutti quelli che hanno contribuito con le loro risposte hanno infatti vinto un premio “virtuale”.
Premio “simpatia” per ManginoBrioches che ci ha fatto molto sorridere informandoci che il Pap Test e` finalizzato a testare la capacita` di non vedere, non sentire e non parlare di ogni nuovo papa, mentre l’HPV, il virus del papillo umano si trasmette attraverso il contatto con maggiordomi e ossa di boss custodite tra le cura di Santa Romana Chiesa.
Premio “bugiardona” per Lola che vuole farci credere che lei certe “cosacce” le fara` solo dopo il matrimonio e a mero scopo (notare l’allusione) ricreativo…oooops procreativo.
Premio “super strabellissima” a Francesca perche` ha detto che questo blog e` fichissimo.
Premio “candore” a Susanna che non ha mai fatto il pap test. E nemmeno le cosacce di cui parlava Lola???
Premio “la meglio zia” a Flo che ha accompagnato la nipotina undicenne a fare il vaccino
Premio “buonasera dottore” a Rosi e Nosferatu per le informazioni utili.
Nosferatu e` un biologo e dice cose importanti (nonostante sia un maschietto):

“L'HPV (sarebbe meglio dire GLI HPV) sono i PapillomaVirus. Alcuni (non tutti) sono causa di cancerogenesi in quanto mutageni, altri no. Anche le cosidette "creste di gallo" sono papillomi a tutti gli effetti. Se ne avete una o più vanno tolte, e subito, che siate maschietti come me o femminucce. Di solito si trasmettono per via sessuale ma non sempre, per cui curare al massimo l'igiene è fondamentale per tutti.
Last but not least, il vaccino per l'HPV se ricordo bene protegge solo da 3 o 4 ceppi di papillomavirus, il che vuol dire che non dà immunità totale ma comunque conferisce una buona copertura per i ceppi di sicura capacità cancerogena, per cui se le vostre ragazze sono in età adeguata e non sono soggetti allergici, fateglielo fare. Ovviamente questo non significa che poi da grandi possano dire "oh ma tanto sono vaccinata!" Le precauzioni sono importanti sempre, anche quando si pensa di conoscere il/la partner”.

Alcuni tipi di virus HPV dunque causano il cancro alla cervice uterina. Causano, avete letto bene, causano. Stiamo parlando di cause del cancro. Non e` fantasia, ma realta`. Dopo anni di ricerche, si e` giunti a questa conclusione. E` stato addirittura messo a punto un vaccino. La cosa ha destato polemiche, anche perche`  - come ricorda il nostro amico biologo – il vaccino non protegge da tutte le forme di HPV responsabili di carcinogesi, ma solo da alcune. In ogni caso, che ci piaccia o no il vaccino, la causa di quella che era una delle principali cause di morte tra le donne, anche giovani, e` stata individuata. Domanda (retorica): e se cominciassimo a urlare che vogliamo che la stessa cosa venga fatta per il cancro al seno?

domenica 27 maggio 2012

Quiz

Ho aperto questo blog da poco e gia` mi sono stufata di cantarmela e suonarmela da sola. Allora ho pensato ad un quiz. Un quiz a tema, ovviamente. E il tema e` sempre lo stesso: il cancro. Non quello del seno, bensi` quello della cervice uterina. Ovviamente non si vince un beato c.... oooops, quanto e` scurrile quest'amazzone! Pero` potrebbe venirne fuori qualcosa di interessante.


Andiamo alle domande:


1. Che cos'e` il Pap test?
2. Che cos'e` l'HPV?
3. Che c'azzecca l'HPV con il cancro alla cervice uterina?


Non fate le imbroglione e non cercate le risposte su internet. L'Amazzone non si fa fregare ;)
Aspetto le vostre risposte! Cia`

giovedì 24 maggio 2012

Pink Ribbons Inc.



Il rosa non e` mai stato il mio colore preferito. Anche quando, da piccola, ero una bimba-barbie super-leziosa e sempre in gonna non mi piaceva. Mia sorella, undici anni piu` di me e scassambrella professionista anche lei, lo chiamava “rosa pipi`”. Ci faceva e ci fa abbastanza schifo.
Il cancro al seno e` stata una batosta. Non sto nemmeno qui a spiegarvi il motivo. E` self-evident, come dicono gli inglesi. Ho dovuto mandare giu` il boccone della diagnosi, le terapie ai limiti di ogni umana tollerabilità eccetera eccetera eccetera. Quello che proprio non sono riuscita a mandare giu` e` stato sentirmi rappresentata dal nastrino rosa, dal pink ribbon. Quel rosa mi puzzava. “Di pipi`”, direbbe sicuramente mia sorella.
Pensavo di essere la sola ad avere questa sensazione. Un giorno, invece, per puro caso, mi sono imbattuta nel trailer di un documentario, uscito da poco in Canada e negli Stati Uniti, “Pink Ribbons Inc.” (il link e` in fondo alla pagina). Ho fatto partire il video e finalmente non mi sono sentita piu` la sola ad avercela col rosa. Il sospetto si e` sostanziato della denuncia di cui un nutrito gruppo di donne si faceva portavoce nel trailer del documentario. Mi si e` spalancato un mondo.
Un paio di gogolate e ho scoperto che dietro il documentario c’era un’organizzazione “Breast Cancer Action” (http://bcaction.org/) che da anni e` impegnata nella promozione di un tipo di approccio al cancro al seno radicalmente diverso da quello a cui siamo abituati. Il loro colore simbolo non e` il rosa, ma il rosso. Le donne di “Breast Cancer Action” non sono delle pazze invasate che non hanno niente di meglio da fare. Sono donne come noi, hanno avuto un cancro al seno e hanno deciso consapevolmente di rompere con schemi precostituiti che non condividevano e che, a ragione, consideravano dannosi. L’obiettivo di queste donne e` - si legge sul sito – di “mettere fine all’epidemia di cancro al seno”.
Ma torniamo al trailer del documentario. L’ho guardato decine di volte e mi gasa sempre di piu`. Sono le donne stesse a parlare e pronunciano parole molto decise. “Possiamo fare un passo indietro per capire cosa sta succedendo?” chiede Barbara Brenner, attivista da anni in prima fila contro il cancro al seno e il business che ci gira intorno.
Torniamo allora al 1992. Quell’anno la casa produttrice di cosmetici Estée Lauder distribui` per la prima volta decine di migliaia di pink ribbons a chi acquistava i suoi cosmetici. L’idea, rivelatasi eccezionale sul piano del marketing, era stata letteralmente rubata a una donna Charlotte Haley che, avendo avuto il cancro al seno, aveva dato vita a una sua campagna per fare si` che il National Cancer Institute devolvesse piu` fondi per la ricerca sulla prevenzione della malattia: il simbolo della campagna di Charlotte era un nastrino color pesca che lei stessa produceva in serie a mano a casa sua e distribuiva davanti ai supermercati e nei luoghi pubblici ricavandoci nulla.
La trovata del pink ribbon frutto` invece a Estée Lauder una vagonata di quattrini e cosi` ebbe inizio il business del cancro al seno. Lo chiamano marketing sociale. La gente compra i prodotti  piu` di quanto farebbe normalmente perche` crede in buona fede di dare una mano alla ricerca. In realta`, solo una parte del ricavato delle vendite finisce nelle mani delle organizzazioni che si occupano di raccogliere fondi e che, tra l’altro, non sempre li gestiscono con la dovuta trasparenza. Il resto sono profitti per le imprese. Fanno profitti sul cancro al seno.
C’e` un ulteriore aspetto della faccenda che vale la pena sottolineare. Tutto questo rosa, abbinato a prodotti di uso comune, dal rossetto al mocio vileda, fa si` che il cancro al seno diventi anch’esso una cosa comune, normale, quasi alla moda. Ma non e` normale affatto, e` una cosa tremenda, e` una malattia che uccide, che spezza anime e vite. Il business, pero`, non ha nessun interesse a fermarlo perche` fa guadagnare. E` contro questa “normalizzazione” del cancro al seno che dobbiamo mobilitarci. Dobbiamo cominciare a boicottare il rosa, le aziende che se ne servono per aumentare le vendite. Dobbiamo gridare che il cancro al seno non e` normale, che ci fa schifo che cosi` tante donne si ammalino e non sia possibile sapere perche`. Facciamolo ora, prima che sia troppo tardi, prima di non accorgerci piu` di niente.


Pink Ribbons Inc.

mercoledì 23 maggio 2012

Umbertone (Veronesi), ti voglio bene ma....


Le pazienti di vecchia data dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano l’hanno visto camminare in corridoio almeno una volta. E` alto, solo leggermente curvo, dispensa sorrisi a ogni passo. La gente lo guarda sorpresa, rapita, lo addita, bisbiglia “e` lui”. Lui, che sembra come camminare sulle acque o su un tappeto di nuvole.
Caro Umbertone (Veronesi), la prima volta che ti ho visto stavo facendo il day-hospital pre-operatorio. Era dicembre. Il cielo di Milano era grigio. Nevicava e faceva freddo. Uno scenario da piccola fiammiferaia. Tu mi sei passato davanti. Ti ho riconosciuto, ho fatto gomitino a mia madre. Stavo per incrociare il tuo sguardo, quando ti sei girato dalla parte opposta a salutare un’altra signora che aveva fatto prima di me.
Stai tranquillo, Umbertone, ti ho gia` perdonato. E` grazie a te se ho ancora il seno io, anche quello malato. La quadrantectomia l’hai inventata tu tanti anni fa. Ti ricordi? Prima di te non c’era che la mastectomia, l’asportazione totale di una o entrambe le mammelle. Addirittura, negli Stati Uniti, negli anni ’70, la mastectomia preventiva era diventata routine. Pensa tu, quanto erano spaventate quelle donne che vi facevano ricorso! Poi nel 1981, il 2 luglio, il giorno del mio secondo compleanno, il New York Times pubblico` un articolo sulla tua nuova tecnica chirurgica. Eri riuscito a dimostrare che il rischio di recidiva per le donne a cui veniva praticata la quadrantectomia - l’asportazione solo di una parte di ghiandola mammaria, quella malata – seguita da radioterapia locale non era superiore a quello per le donne a cui veniva asportato tutto il seno. Non avevi esitato a definire la mastectomia una “mutilazione non necessaria” e a sfidarne il dogma.
Umbertone mio, io ti sono grata. Mi hai salvato la tetta. Poi sei vegetariano (non vegano ma, dati i tempi, e` gia` tanto), difendi gli animali. Pero`, mi devi perdonare, io te lo devo dire. Spesso, quando scrivi o parli in televisione, nei siti delle tue fondazioni o nelle campagne di sensibilizzazione confondi prevenzione e diagnosi precoce.
Ti faccio un esempio veloce. La campagna che la Fondazione che porta il tuo nome, la Fondazione Veronesi, ha lanciato recentemente insieme a L’Oreal. La campagna 'Nastro Oro'. Una vede il manifesto con te che sorridi e pensa “ah, eccolo qua Umbertone”. Poi vede che non c’e` traccia di rosa e persino il nastrino e` dorato e pensa “siamo alla svolta”. Col cuore colmo di speranza comincia a leggere e dice “bene, la forza dei numeri”: ‘con 40mila nuovi casi ogni anno in Italia, il tumore al seno e` la prima causa di morte delle donne tra i 35 e i 55 anni’. Alla frase successiva stai volando. Il tuo piu` grande desiderio si realizza: ‘sconfiggerlo si puo`’, prosegue il testo. E allora chi l’ha gia` avuto e sa che vuol dire e non vuole permettere che piu` nessuna donna viva la stessa esperienza si commuove. “ce l’hanno fatta”, pensa. E si aspetta di leggere che finalmente, come per il cancro della cervice uterina, e` stata scoperta la causa del cancro al seno e sara` quindi possibile cancellarlo per sempre dalla faccia della terra. E ti arriva la batosta. Quello che viene dopo la virgola ti lascia senza parole: 'grazie alla diagnosi precoce e alla formazione di medici e scienziati'. Ma come? Proprio tu, Umbertone mio? Tu lo sai che con la diagnosi precoce il cancro al seno non lo sconfiggi, al massimo lo individui quando non ha fatto troppi danni e salvi una vita…forse, perche` la bestiaccia non si sa mai come si comporta. Questo tu lo sai bene, cavolo! Per un oncologo (tu sei un chirurgo, ma ti faccio io oncologo ad honorem perche` ti voglio bene) il 100% non esiste. E vivere con una spada di damocle cosi` sulla testa per molte donne non e` vita. E` terrore. E` un incubo. E tralasciamo poi le donne giovani, per cui la diagnosi precoce e` difficilissima perche` non si puo` usare la mammografia.
E che dire della “formazione di medici e scienziati”? Io non sono un medico e nemmeno una scienziata, pero` scusami, Umbertone, vorrei capire un po` sti scienziati come li state formando. O meglio, li state formando per fare che? Per trovare nuovi farmaci o per cercare e possibilmente scoprire cause? Non pensi che forse anche noi pazienti avremmo il diritto di dire la nostra in proposito? Non pensi che se parlassero di piu` con noi, malate e non, forse potrebbe venirne fuori qualcosa di buono? E un’ultima domanda: ma questi scienziati continueranno a fare ricerche sui topi? No, perche` lo sai bene, no, che nei topi il cancro al seno e` indotto, non lo sviluppano “naturalmente” e quindi finche` si continuano a usare topi per gli esperimenti vuol dire che alle cause non si arrivera` mai?!?! Mai, Umbertone mio. Mai.
Ti abbraccio.



martedì 22 maggio 2012

Questioni private

Al mio compagno di cammino non piace questo blog. Dice che gli ricorda la mia malattia. "Amore, la mia malattia ce la ricordiamo ogni giorno quando io prendo la pastecchia [il ragazzo parla itagnolo stretto], quando faccio la siringa ogni 28 giorni, quando non possiamo avere i pupetti che volevamo". Lui dice che non ce la fa, che ricordarselo ogni giorno gli fa troppo male. Poi pero` mi aiuta ad aggiustare i colori della pagina e fa la faccia beata quando gli dico che il numero di persone che legge i post aumenta.
Siamo pieni di contraddizioni, soprattutto quando si tratta di questioni cosi` delicate. Vale anche per il mio compagno di cammino. Lasciatemelo dire, pero`, per me e` la persona migliore del mondo. Da quando mi sono ammalata non mi ha lasciata un secondo. Non ha mai nemmeno pensato di farlo. Mi gioco la tetta buona che e` cosi`! Quando facevo la chemio e riuscivo a mangiare solo frutta, mi preparava - anche di notte - delle enormi macedonie. Spremeva arance e limoni senza usare lo spremiagrumi. Con la forza delle braccia, come Mastrolindo. 
Compagno di cammino, a te ricordare la mia malattia fa male, non vuoi nemmeno pensare che potrei morire, anche se sei tu a ricordarmi sempre che dobbiamo morire tutti prima o poi. Non per questo io ti sono meno grata o ti amo di meno. Anzi, adesso che conosco questa tua fragilita` ti amo ancora di piu`.

Bicho

lunedì 21 maggio 2012

Fufy...o del perche` sono furiosa


Il 21 agosto 2004 e` stato uno dei giorni piu` belli della mia vita. Sono diventata zia. Le zie sono spesso marginalizzate. In Italia, per esempio, esiste una festa della mamma, una del papa`, di recente e` stata istituita anche la festa dei nonni. Gli zii e le zie non esistono. La mia nipotina si chiama Fufy per parenti e amici. Gliel'ho dato io questo nome, quando aveva appena un giorno di vita e sembrava un gattuccio spelacchiato.
Fufy e` una bimbetta simpatica e vispa. Adesso ha sette anni e mezzo e fa gia` la terza. Purtroppo viviamo lontane. Lei a Napoli e io in Inghilterra. Ma ci sentiamo spesso via computer. Fufy sposta la mammma dalla sedia, si accomoda davanti al pc e mi fa le pernacchie. A carnevale ha rifiutato di vestirsi da damina come molte delle sue compagne di scuola e ha preferito invece vestire i panni di un personaggio che le somiglia molto: Pippi Calzelunghe.
In questi giorni ho avuto modo di interagire con diverse donne che, forse spaventate dal mio essere "furiosa", mi hanno invitata alla calma. "Io sono serena", mi ha scritto una "collega" su Facebook. Io proprio serena serena non lo sono. Insomma, come ho gia` scritto, sono abbastanza incazzata. Tuttavia, allo stesso tempo, e non necessariamente deve esserci una contraddizione tra i due stati d'animo, sto accettando quello che mi e` successo e le sue conseguenze. Conseguenze che includono, ad esempio, la menopausa a 30 anni. Sto imparando, e ogni giorno mi riesce sempre meglio, a guardare in faccia la paura di morire e a ripetermi che dobbiamo morire tutti. L'unica differenza e` che forse a me potrebbe toccare prima di altri.
La furia, quella vera, quella che si scatena quando temi che l'ombra del pericolo possa distendersi su chi piu` ami, mi prende quando penso alla mia Fufy. Il pensiero che anche lei, in eta` piu` o meno giovane, possa vivere la stessa esperienza che ho vissuto io mi fa letteralmente uscire di senno. Il rischio esiste. E non perche` Fufy abbia una zia ammalatasi precocemente, ma perche` il numero di casi, soprattutto tra le giovani, sta aumentando. Lo ha rilevato persino la Commissione Sanita` del Senato lo scorso anno:

"A fronte di un’incidenza sempre maggiore di questa patologia (l’incremento negli ultimi 10 anni è stimato attorno al 25 per cento), e con un rischio medio di 1 su 9, per le donne europee, di sviluppare un cancro della mammella nel corso della vita, non è possibile non inserire questa patologia nel novero delle problematiche sanitarie a forte impatto sociale, in considerazione, oltretutto, del numero di donne colpite sotto i 50 anni.[...] In Italia il tumore al seno rappresenta la prima causa di morte nella fascia di età  tra i 35 ed i 50 anni; ogni anno tale patologia viene diagnosticata a circa 40.000 donne: tra queste il 30,4 per cento ha un’età inferiore a  44 anni, mentre il 35,7 per cento è compreso tra i 44 e i 65 anni e il rimanente 34,1 per cento riguarda le donne over 65. Mediamente, una donna su otto sviluppa un carcinoma mammario nel corso della propria vita [...] Il carcinoma mammario è una malattia complessa le cui cause, a tutt’oggi, non sono state ancora chiarite [...] Il tema dell’incidenza del cancro della mammella nelle donne al di sotto dei 45 anni rappresenta una problematica di grande rilevanza socio-economico e una sfida sanitaria non più dilazionabile. Purtroppo sono sempre di più i dati che confermano una grave carenza nel ricorso alla diagnosi  precoce da parte delle giovani pazienti che, rispetto alle donne più anziane, hanno maggiori rischi in termini di dimensione del tumore e di metastasi linfonodali.[...] Non va dimenticato inoltre che le giovani donne hanno un’alta incidenza di neoplasie biologicamente più aggressive, un’alta incidenza di lesioni poco differenziate, ormono-negative, aneuploidi e con alta percentuale di cellule in fase-S. Si stima che la probabilità di morire per un carcinoma mammario in donne con meno di 40 anni sia di circa il 52 per cento maggiore rispetto alle donne con più di 40 anni


Se la tendenza e` questa e considerata l’assoluta mancanza di ricerche sulle cause della malattia che mirino ad identificarle e rimuoverle, come si fa a guardare le proprie nipotine e le proprie figlie ed essere “serene”? A dispetto di anni e anni di studi, i casi aumentano e la fascia di rischio si abbassa sempre di piu`. Personalmente sono terrorizzata e, se penso che quello che e` successo a me potrebbe succedere alla mia Fufy, allora si` che mi infurio. E che non mi si venga a dire la solita frase da buonismo pinkizzato rassicurante “stai serena”. Stare serene di fronte a tutto cio` non significa solo mettersi i prosciutti sugli occhi. E` un gesto di enorme egoismo. Io non ci sto! E con me, sono sicura, non ci stanno molte altre donne che sanno bene cosa e` successo loro e non permetteranno che succeda alle loro piccole Fufy.

domenica 20 maggio 2012

Il cibo dell'uomo

Nel post precedente mi sono sbagliata. La "Race for the Cure" alle Terme di Caracalla e` oggi, domenica 20 maggio 2012. Poco importa. Resta valido il succo del discorso. Non mi va, pero`, di continuare il dibattito su Komen, la pinkizzazione del cancro al seno, la differenza tra cura e prevenzione eccetera. Preferisco, invece, parlarvi di un libretto pubblicato online dal dottor Franco Berrino che mi e` stato molto utile durante la chemioterapia. Berrino e` il vicedirettore dell'Istituto Tumori di Milano. E` un oncologo nutrizionista. Si occupa da decenni di tumore al seno ed e` particolarmente interessato alla prevenzione della malattia attraverso l'alimentazione. Berrino consiglia sostanzialmente alle donne di diventare vegane, come leggerete. Non solo perche` il consumo eccessivo di alcuni alimenti, primo fra tutti la carne, induce la sovrapproduzione da parte del nostro organismo di alcune sostanze, ad esempio gli estrogeni, fortemente correlate con il cancro al seno, ma anche perche` gli animali allevati a scopo macellazione sono ormai imbottiti di schifezze di ogni tipo che "mimano" l'azione degli ormoni e sono collegate alla malattia.
Da quando ho scoperto di essere ammalata, mi sforzo di mangiare seguendo i consigli di Berrino. Ho eliminato la carne, il latte, i formaggi, lo zucchero lo uso pochissimo e che sia di canna, cereali poco raffinati. Ero sempre stata mooolto scettica riguardo alla possibilita` di cambiare regime alimentare. Piu` che scettica, agnostica. Non me ne fregava nulla. Ne sto adesso apprezzando i benefici invece, sia fisici che psicologici. Peraltro, a dispetto di tutto quello che si dice dei vegani, mi sono anche rimpolpata. Soprattutto, pero`, mangiare cosi` mi aiuta a sentire che sto facendo qualcosa per contrastare la malattia, mi da la sensazione che sono anch'io a fare la mia parte oltre ai farmaci di cui la medicina tradizionale mi ha abboffata e mi abboffa. Ho riscoperto il piacere di cucinare che, da quando vivevo in Inghilterra avevo perso. Ho scoperto che anche in questo paese si puo` mangiare bene, comprando prodotti locali senza pretendere di mangiare melanzane e zucchine tutto l'anno o le fragole ad aprile. Le fragole inglesi escono a giugno.
Vi affido a Berrino. Fatemi sapere.


http://www.istitutotumori.mi.it/istituto/documenti/cittadino/Il_cibo_dell'uomo.pdf

sabato 19 maggio 2012

Lo capisci l'italiano?

Caro giornalista di Corriere.it,


il tuo nome preferisco non scriverlo. Tanto anche se ti fossi chiamato in un altro modo avresti fatto lo stesso. Ma non perche` sei scemo o che, per carita`. Magari sei pure un precario sottopagato dagli schiavisti del gruppo RCS e hai tutta la mia solidarieta`. Semplicemente scrivi quello che senti dire e che nessuno, almeno in Italia, osa contestare.
Oggi a Roma c'e` la "Race for the Cure", la maratona organizzata da Komen Italia e sponsorizzata dal Mocio Vileda di rosa vestito, per la "lotta" al cancro al seno. Tu scrivi un articolino per pubblicizzare la manifestazione. Lo so, l'hai dovuto scrivere perche` cosi` ti hanno detto, tu manco sai che e` Komen e tutto quello che combina. E proprio perche` non sai, in assoluta buona fede, gli fai una bella pubblicita`:


"Anche quest’anno a Roma si corre in nome della lotta ai tumori del seno, un intenso weekend voluto dalla “Susan G Komen Italia” che porterà sulle strade della Capitale per la tredicesima edizione della «Race for the Cure» migliaia di persone a cui sta a cuore questa battaglia"


Per inciso, ci sono tantissime donne nel mondo a cui sta mooolto a cuore questa battaglia ma a cui Komen fa abbastanza schifo. Comunque...Poco piu` sotto continui:


"Previsti all’interno dello stadio [dove si svolge la Race, ndr] anche laboratori che si occuperanno di prevenzione dei tumori del seno e della cervice uterina, rivolti in particolare a gruppi selezionati di donne che non accedono agli ordinari programmi di screening senologici per motivi sociali, economici o culturali."


Prendiamo il dizionario. E siccome siamo proprio polemici, prendiamo quello offertoci gratuitamente online (grazie!!!) dal Corriere della Sera. Cerchiamo la parola "prevenzione". Risultato: "Tutela nei confronti di qlco. di dannoso attraverso opportuni accorgimenti: p. delle malattie, degli infortuni ". Opportuni accorgimenti...Interessante. Cerchiamo anche prevenire. Risultato, tra gli altri: "Agire in modo da evitare od ostacolare qlco. che può avere conseguenze negativep. una malattia; in usi generalizzati, anche con l'arg. sottinteso: è meglio p. che curare ". 


Sto dizionario e` un po` povero, ma il fatto mi sembra chiaro: prevenzione e prevenire si riferiscono a un'azione che si compie PRIMA che un ostacolo, una malattia, una cosa qualsiasi insorga. Prevenire, lo dice la stessa parola: venire PRE, venire PRIMA.


Primo punto: prevenzione e screening non sono la stessa cosa. Screening, apprendiamo dal mio vocabolario d'inglese online preferito, significa "A systematic examination or assessment, done especially to detect an unwanted substance or attribute" e cioe` "valutazione sistematica, fatta specialmente per identificare una sostanza o un attributo indesiderato". Un attributo - nel nostro caso, il cancro al seno - che gia` c'e` e che attraverso lo screening viene identificato. Vedi bene, caro giornalista, che prevenzione e screening non sono la stessa cosa. Prevenzione significa fare in modo che qualcosa, nel nostro caso il cancro al seno, non insorga proprio. Lo screening puo` solo identificare il cancro quando gia` c'e`.


Secondo punto: "Race for the Cure", significa corsa per la cura. Curare significa cercare di porre riparo, di sanare una malattia. Per farlo, pero`, la malattia ce la devi avere. Prevenire una malattia, significa invece evitarne l'insorgenza. Forse, caro giornalista, avresti dovuto chiedere agli organizzatori della maratona come pensano di conciliare le due cose. Il dizionario del tuo giornale offre una prima risposta al dilemma curare/prevenire: tra gli esempi, infatti, riporta il famoso refrain del dentifricio "prevenire e` meglio che curare". E non ci vuole molto a capire perche`. E` cosi` per la carie, pensa un po` per il cancro al seno! 















venerdì 18 maggio 2012

Mocio Vileda lava via lo sporco e...il cancro al seno

Se il post di ieri era un po` lacrimevole, quello di oggi e` di tutt'altro tono.
Vi linko un articolo scritto da me medesima e pubblicato dai grandissimi del settimanale "Gli Altri" che mi ha dato ospitalita`. http://www.glialtrionline.it/2012/05/16/se-il-tumore-va-viacol-mocio-vileda/


Questo articolo e` stato tradotto e pubblicato sul blog di una cyber amica e breast cancer scassambrella come me, Anne Marie Ciccarella. Il blog sta qua http://chemo-brain.blogspot.co.uk/
Buttateci un occhio, vale la pena.


Ah, a proposito. Susan G. Komen Italia mi ha gia` bannata dalla sua pagina Facebook...Pensate un po`: un'organizzazione che "lotta" per le donne col cancro al seno che banna una di quelle i cui interessi dice di tutelare. Ne riparleremo. Intanto un bacione e saluti salati

giovedì 17 maggio 2012

Perche` Perche` Perche` Perche`



Oggi, 17 maggio 2012, realizzo il proposito di aprire questo blog. Ci pensavo da tempo, ma opponevo resistenza. Oggi sono talmente incazzata che ho ceduto. Eh si, sono incazzata. Facciamo ordine, partiamo dal principio. Prima stronzata. Come dice sempre la mia augusta e sempre santa madre "non vorrai mica partire dalla fine?!?!"
Anyway, sono incazzata perche` del cancro al seno non gliene frega niente a nessuno. O meglio gliene frega a molti, ma non nel modo giusto. Mettiamoci un "secondo me" di circostanza. Del cancro al seno frega a molti ma non nel modo giusto, secondo me. E quelle che se ne potrebbero fregare nel modo giusto secondo me, non lo fanno. Forse perche` hanno paura. Forse perche` pensano che porti sfiga. Non so.
Io l'ho avuto. Un anno e mezzo fa. Avevo da poco compiuto 30 anni. Una mattina di Ottobre stavo cazzeggiando su internet e mi sono grattata sotto l'ascella destra. Ho sentito una pallina e mi e` preso un colpo. Sono corsa giu` dal mio compagno: "Oh, c'ho una pallina sotto l'ascella". Il ragazzo e` fintamente calmo e razionale: "Hai avuto l'influenza, sara` quello". Non resisto alla tentazione. Torno davanti al pc e googolo "linfonodo ingrossato ascella". Primo record che mi si schianta in faccia: linfonodo sentinella, cancro al seno.
Per farvela breve se sto ancora qui per ora e` stato grazie a quel prurito sotto l'ascella. Nella mia famiglia e` il primo caso, eppure di donne ce ne sono tante. Il mio medico, uno gnoccone come pochi, risponde con convizione alla mia domanda sul perche` una cosa del genere potesse essere successa: "e` tutto nei geni". No need to say che il test genetico a cui mi sono sottoposta ha dato risultato negativo. E allora perche`? Perche` mi sono ammalata a 30 anni, senza mutazione genetica, senza altri casi in famiglia? Non e` dato saperlo. Ma non e` da decenni che si fa ricerca su questa malattia? Si, infatti oggi non si muore piu` come prima. Anzi, la maggior parte delle donne che si ammalano sopravvive. Si ammalano donne sempre piu` giovani, pero`. Certo, ma la maggior parte guarisce. Ecco, una delle tante cose che mi fa incazzare. Me ne sbatto che la maggior parte guarisce. Ci sono ferite che non guariscono mai! E le donne che muoiono? Perche` ce ne sono ancora che muoiono! Non ci pensare, tu l'hai preso in tempo mi dice qualcuno. E io invece ci penso. E continuo a chiedermi perche` perche` perche` perche` perche`.
E` possibile che io rientri in nella maggioranza delle salvate. E possibile che io finisca con la minoranza delle sommerse. In ogni caso, io di questa malattia e di tutto cio` che ci gira intorno faro` una battaglia. Da questo blog oggi isso una bandiera rossa. Rossa come la rabbia con cui continuero` a chiedere perche` perche` perche` perche`