martedì 26 maggio 2015

Lines e Fondazione Veronesi. C'e` puzza di pinkwashing

Cosa c'e` di piu` "femminile" del seno? Nulla. Forse, a pari merito, si classificano solo le mestruazioni. Se del "femminile", pero`, il seno rappresenta il bello e il simbolo reso piu` visibile in assoluto, le mestruazioni non godono di tanta popolarita`. Associate con lo sporco e la temporanea perdita di purezza, le mestruazioni sono, nella cultura occidentale, tanto nascoste quanto il seno e` esibito. Nonostante cio`, una fiorente industria vi gira intorno. E` l'industria degli assorbenti, interni ed esterni.
La vita fertile di una donna dura grosso modo dai 12 ai 50 anni, con un ciclo mestruale della durata di circa 28 giorni. Immaginate quanti assorbenti vengono utilizzati in questo lasso di tempo. Se poi alle donne viene fatto credere che le mestruazioni sono sinonimo di sporco, cattivo odore e brutte figure e che solo assorbenti supersottili, superleggeri, con cui ci si puo`, per esempio, far paracadutare da un aereo sentendosi asciutte e pulite, possono risolvere un problema cosi` imbarazzante, allora il bottino diventa ghiottissimo. 
Ma si sa, l'ingordigia e` demone che si autoalimenta. E allora perche` non unire i due simboli del "femminile", quello visibile e quello nascosto, quello bello e quello sporco, sia pure sublimato dalla celestiale leggerezza che solo un assorbente puo` donare a noi donne "anche in quei giorni", e fare tombola?
C'ha pensato Lines, da decenni ormai marchio leader del mercato italiano degli assorbenti, stabilendo una partnership con la Fondazione Veronesi a sostegno della campagna Pink is Good (qui). Per ogni pacco di Lines è, Lines Seta Ultra e Lines Petalo Blu, verranno donati minuti di ricerca. Al termine dell’iniziativa, i minuti verranno convertiti in danaro, secondo parametri certificati dalla Fondazione Veronesi allo scopo di finanziare “fino otto borse di studio”. Sul sito dell’iniziativa e` presente una tabella piuttosto sibillina da cui non si riesce effettivamente a capire a quanto corrisponde in denaro un minuto di ricerca (qui).
Non si puo` fare a meno, inoltre, di porre alcune domande riguardanti la sicurezza dei prodotti Lines. Nel 2013, un rapporto di Women’s Voices for the Earth ha puntato il dito sulla presenza di sostanze tossiche negli assorbenti di uso comune (qui). Le pareti della vulva e della vagina sono estremamente permeabili, informa il rapporto, irrorate da vasi linfatici e sanguigni che le dota di una grande capacita` di assorbimento che altre parti del corpo non hanno. Occorre dunque prestare la massima attenzione a qualsiasi cosa venga posta a contatto con questa delicatissima parte del corpo. Molti assorbenti, purtroppo, secondo il rapporto, contengono fragranze e, essendo stati sottoposti a procedimenti di sbiancamento con la candeggina, espongono al rischio di venire in contatto con diossine e furani. 
In molti casi, gli ingredienti non sono nemmeno segnalati sulla confezione. Siamo andate al supermercato e abbiamo dato un’occhiata ai prodotti Lines. Con l’esclusione della linea Petalo Blu, non abbiamo trovato traccia di ingredienti su nessuno dei prodotti della gamma. Non si sa, dunque, cosa sia contenuto nei Lines è e di cosa sia fatto il Lactifless un “materiale innovatio, ipoallergenico e mai usato prima” che renderebbe i Lines è particolarmente flessibili e plasmabili (qui). Lo stesso vale per i Lines Seta e la loro Molecola N3 che “neutralizza l’odore” (qui). Sarebbe d’uopo fornire queste informazioni, sopratutto se ci si vuole avventurare in raccolte fondi legate a malattie come il cancro al seno.
Inoltre, sempre Women’s Voices for Earth nell'agosto 2014 ha commissionato delle analisi di laboratorio sugli assorbenti Always da cui e` risultato che questi ultimi, sia nella formulazione con fragranza che in quella senza, emettono sostanze tossiche comprese alcune classificate come cancerogene dal U.S. Department of Health and Human Services National Toxicology Program, dall’ Agency for Toxic Substances and Disease Registry e dalla State of California Environmental Protection Agency (qui). Che c’entrano gli Always che in Italia non sono in vendita? Speriamo nulla, sebbene l’azienda che li produce, la Procter and Gamble, sia la stessa che produce, insieme ad Angelini gli assorbenti Lines (qui). Lo stesso gruppo commercializza in Italia anche i Tampax, gli assorbenti interni. Carolyn Maloney, deputata democratica del Congresso degli Stati Uniti ha presentato recentemente una proposta di legge intitolata alla memoria di Robin Danielson, una donna di 44 anni morta nel 1998 a causa della sindrome da shock tossico che si puo` verificare quando si usano assorbenti interni, che, se approvata, demanderebbe al National Institute of Health il compito di condurre ricerche accurate sugli effetti sulla salute dei prodotti per l’igiene intima femminile e indurrebbe la Food and Drug Administration a pubblicare la lista di sostanze tossiche in essi contenute. “Oni singolo giorno milioni di donne americane hanno le mestruazioni, e più della metà di loro fa uso di assorbenti interni” – ha scritto Maloney – “Quello che molte di queste donne non sanno è che non esiste una ricerca che dichiari inequivocabilmente che questi prodotti per l’igiene femminile siano sicuri. Studi indipendenti realizzati da organizzazioni per la salute delle donne hanno individuato sostanze chimiche preoccupanti nei tamponi e negli assorbenti come la diossina, i cancerogeni e le tossine riproduttive. L’industria multimiliardaria dell’igiene femminile sostiene che la quantità di tossine presenti in un singolo assorbente interno è ‘molto bassa’. Ma la donna che fa un uso di tamponi ne usa in media almeno 16.800 durante tutta la sua vita, e non esiste quasi nessun dato sugli effetti che l’uso cumulativo degli assorbenti interni possa avere sulla salute nel corso della vita di una donna”. (qui)
Le domande e i dubbi, insomma, sono tanti e ci aspettiamo delle risposte chiare e univoche che spazzino via questa forte puzza di pinkwashing.


lunedì 18 maggio 2015

Le Amazzoni Furiose regalano Pink Ribbon Blues a Laura Boldrini




Non potevamo credere ai nostri occhi quando, domenica, abbiamo visto comparire sulla pagina Facebook di Laura Boldrini le foto che ne attestavano la partecipazione alla Race for the Cure organizzata a Roma, come ogni anno, da Komen Italia. Ma come? La Boldrini che si e` sempre espressa contro un certo tipo di rappresentazioni delle donne nelle pubblicita` e nel discorso pubblico, che partecipa al mega-evento dei venditori di Mocio Vileda rosa e alla celebrazione mistificante e pacchiana delle "sopravvissute" al cancro al seno, mentre l'incidenza aumenta e il 30% delle donne che ricevono la diagnosi continua a morire?
No, ci siamo dette, non puo` essere. L'hanno fregata. Le devono aver dato delle informazioni sbagliate. Bisogna rimediare. E allora, nonostante non c'abbiamo un euro, perche` disoccupate, precarie e pure malaticce, abbiamo deciso di regalarle una copia, rigorosamente di seconda mano, di Pink Ribbon Blues. How Breast Cancer Culture Undermines Women's Health, best seller della sociologa statunitense Gayle Sulik pubblicato da Oxford University Press (qui e qui). Roba seria insomma e ovviamente non tradotta in italiano. Mai sia che si mettano in moto i cervelli.


Nel volume Sulik offre una disamina dettagliata della "cultura del nastro rosa", di cui Komen e` tra gli alfieri principali e che da anni ormai rappresenta una minaccia - si legge sin dal sottotitolo - per la salute delle donne. Salute sia fisica che psicologica. Quest'ultima infatti e` messa a repentaglio dalla costante oggettificazione del corpo femminile a scopo di marketing da parte delle aziende sponsor di eventi come la Race, che non si occupano certo di cancro al seno per scopi filantropici ma perche` la malattia offre loro la scusa di pubblicizzare i loro prodotti piazzandoci di fianco un bel paio di tette floride. Immagini, cara Boldrini, come possano sentirsi le donne che il seno non ce l'hanno piu` o ne hanno meta` e i cui corpi sono stati trasformati da chemio e ormonoterapia a vedere la malattia che le ha colpite utilizzata strumentalmente per vendere merci. E se non sono le tette a venir mostrate, allora si cerca di attirare le donne attraverso i richiami al ruolo assegnato loro di angeli del focolare, impegnate esclusivamente a tenerlo pulito, come nel caso della pubblicita` del Mocio. A proposito, lo sa che molte donne che hanno subito la dissezione ascellare si ritrovano con il linfedema proprio perche` fanno lavori domestici pesanti, come lavare a terra, in casa propria o d'altri?
Inoltre, e torniamo al libro di Gayle Sulik, la cultura del nastro rosa e` uno strumento potentissimo per veicolare informazioni relative ai successi della diagnosi precoce e dei programmi di screening mammografico ormai smentite dalla letteratura scientifica piu` aggiornata. Il risultato e` un eccesso di medicalizzazione, che non ha nessun effetto in termini di diminuzione della mortalita` per cancro al seno, e la colpevolizzazione di chi riceve la diagnosi di malattia metastatica, estesa cioe` ad altri distretti corporei, e viene indotta a credere che la responsabilita` sia sua. Per non parlare poi dell'aumento costante dell'incidenza e dell'abbassamento della fascia d'eta` a rischio rispetto a cui le mammografie nulla possono.
Ci auguriamo che ricevuto il libro, cara Boldrini, lo legga con attenzione e faccia magari ammenda, aiutando chi, come noi, non ha nessun interesse di tipo commerciale ma ha semplicemente a cuore la salute delle donne e la loro indipendenza.

sabato 16 maggio 2015

Jojo Gingerhead





La prima volta che mi hai scritto, chiedendo maggiori informazioni sulla proiezione di Pink Ribbons Inc che stavo organizzando, mi hai detto di avere 31 anni e di esserti ammalata da qualche mese di cancro al seno. Ho subito pensato che la malattia ci aveva colpito alla stessa eta` e che, vivendo nella stessa citta`, avrei voluto incontrarti di persona e diventare tua amica.
Sei venuta a vedere il film a pochi giorni dall'intervento per l'asportazione del cancro. Indossavi una parrucca rossa. E non perche` va di moda, ma perche` rossa di capelli lo eri davvero. Per questo avevi chiamato il tuo blog The Malignant Ginger (qui)e avevi scelto come nome d'arte Jojo Gingerhead (qui). Abbiamo scambiato poche parole dopo la proiezione. Ero preoccupata che il racconto delle donne metastatiche presenti nel film potesse turbarti, ma mi hai assicurato di no. Ti ho vista poi sgattaiolare dalla sala con una sigaretta in mano e avrei voluto chiedertene una, ma stavo parlando e non potevo fermarmi.
Dovevi fare anche tu l'Herceptin e la terapia ormonale e la radio. E pensavo che sarebbe filato tutto liscio, come nel mio caso. E invece, no. A gennaio ho saputo della tua recidiva locale con metastasi al fegato. Un tumore tutto nuovo. Triplo negativo questa volta (qui). Era gia` li` quando hai scoperto il primo e non se n'erano accorti? Non lo so e non importava molto. La priorita` era allungarti la vita quanto piu` possibile. C'hanno provato, ma non e` servito a nulla. Il cancro si e` impossessato del tuo fegato fino a distruggerlo, resistendo a qualunque terapia.
E cosi` te ne sei andata, cara Jojo, un mese dopo aver compiuto 32 anni (qui). E io non so che pensare e cosa fare, se non fissare il vuoto impietrita e pensare a quella sigaretta che avrei voluto fumare con te, facendo quattro chiacchiere come due ragazze normali, all'uscita del cinema.

sabato 2 maggio 2015

La violenza che subiamo noi schiavi sospesi tra la vita e la morte

Adesso basta. E` da ieri che una folla di benpensanti sta inondando il web con commenti denigratori nei confronti del movimento #NoExpo per la presunta devastazione dell'operosa citta` di Milano. Ovviamente nessuno di loro ha mosso il culo da casa, anche quelli che a Milano ci vivono, per andare a farsi un'idea di persona. Cosa sono, d'altra parte, le manifestazioni se non raduni di facinorosi?
Violenza, dicono. Parlano di violenza. E si scandalizzano per le vetrine delle banche rotte e per le automobili incendiate. Ma c'e` violenza e violenza. Certo non si indignano per quella che ogni sacrosanto giorno affligge un'intera generazione. E` la violenza del precariato, del capitalismo neoliberista, che ha ridotto centinaia di migliaia di giovani, in tutta Europa, a lavorare gratis, come schiavi. E` la violenza di chi, parte dello stesso sistema, ha avvelenato le nostre terre e ci ha fatto ammalare e privato della salute.
Ho 35 anni, mi sono ammalata di cancro a 30 dopo aver vissuto in alcune delle aree piu` inquinate d'Italia, la Puglia e la Campania, non ho un lavoro retribuito. Sono una schiava sospesa tra la vita e la morte. Perche` nessuno si indigna per quello che e` stato fatto a me e a chi si trova nella stessa situazione? Perche` voltate la faccia dall'altra parte? Di questa violenza cieca e assassina siete complici, maledetti.