giovedì 14 febbraio 2013

Ecografia imprevista? Si accomodi alla cassa

170 euro. 170 euro per un'ecografia al seno mi tocchera` sborsare a maggio. E` un'ecografia imprevista. Avrei dovuto farla a luglio e invece la faccio a maggio per la storia dei linfonodi. Impossibile quindi prenotarla con un anno di anticipo, come anche chi e` stata operata di cancro al seno e` spesso costretta a fare. E allora me la pago. O meglio, me la pagano i miei genitori visto che, oltre che cancrata, sono anche senza lavoro.
Il cancro e` la piu` imprevedibile delle malattie. Non e` un caso se si devono fare controlli frequenti.  Il monitoraggio costante e` l'unica arma a disposizione per poter sperare di fermare il ritorno di una malattia di cui, tutto sommato, non sappiamo quasi nulla. Nel mio caso, questo monitoraggio viene effettuato ogni 6 mesi. Se i medici lo ritengono necessario, pero`, puo` essere necessario anche fare un ulteriore controllo a piu` breve scadenza.
E` esattamente quello che e` successo con i miei linfonodi. Per fare l'ulteriore ecografia richiesta dalla mia oncologa per maggio 2013 con il sistema sanitario nazionale, avrei dovuto prenotarla agli inizi del 2012. Naturalmente, nessuno poteva prevedere allora che ne avrei avuto bisogno. Risultato: devo sganciare 170 euro. E anche se cercassi di andare da un'altra parte, la situazione sarebbe la stessa. Prenotare un'ecografia mammaria col sistema sanitario nazionale a cosi` breve scadenza e`, quasi ovunque, praticamente impossibile. Oltre al fatto che rivolgersi altrove, per chi ha gia` alle spalle 2 anni di trattamento e follow up nello stesso posto, e` un gran casino.
E chi i soldi non ce li ha? Si attacca! In barba a tutti i pistolotti sulla diagnosi precoce. Tanto le dame madrine degli screening mammo/ecografici i soldoni ce li hanno.


martedì 12 febbraio 2013

"E` tutto nei geni" Sti gran cazzi!

Perche`, se una donna si trasferisce dal Giappone agli Stati Uniti, le sue probabilita` di sviluppare il cancro al seno diventano molto piu` vicine a quelle delle donne statunitensi? I suoi geni sono sempre gli stessi, cambia l'ambiente. Ecco, l'ambiente. Si parla troppo poco delle cause ambientali del cancro al seno.
Il mio illustre senologo fu perentorio alla prima visita: "Per la mammella e` tutto nei geni". Sti gran cazzi! L'ambiente e` fondamentale per capire perche` cappero ci si ammala. E non lo dico certo io, ma lo riconferma, visto che ce n'e` ancora bisogno, il rapporto "Breast Cancer and Environment: Prioritizing Prevention" (Cancro al seno e ambiente: priorita` alla prevenzione), pubblicato oggi dal National Institute of Environmental Health Science per conto del Ministero della Sanita`.
Secondo quanto riportato dal New York Times, il rapporto punta l'indice contro la scarsita` dei fondi  - solo il 10% - destinati dal governo federale alla ricerca sulle cause ambientali del cancro al seno. Michael Gould, ordinario di oncologia all'Universita` del Wisconsin, Madison, e presidente del comitato autore del rapporto e` chiarissimo quando afferma che "non ci sono i soldi" per fare ricerca in quella direzione. E Jeanne Rizzo, altro membro del comitato, aggiunge "Stiamo allungando la vita col cancro al seno, lo stiamo rendendo una malattia cronica, ma non lo stiamo prevenendo". Secondo Rizzo, e` necessario indagare l'esposizione ad agenti cancerogeni in utero e nella prima infanzia, perche` e` in quelle fasi della vita, cosi` delicate, che il contatto piu` o meno diretto con determinate sostanze puo` porre in essere le condizioni per un futuro sviluppo della malattia.
Jeanne Rizzo e` presidente di Breast Cancer Fund, organizzazione il cui obiettivo precipuo e` far conoscere a un pubblico quanto piu` vasto possibile le scoperte scientifiche sulle cause ambientali del cancro al seno. E`, come si dice in inglese, una advocate, un'attivista, non un medico. E in quanto tale e` stata chiamata, insieme ad altre, ad esprimersi. Perche` le attiviste e le pazienti non sono orpelli, sono persone con un cervello che funziona e puo` funzionare persino meglio di quello di un medico.
E allora, caro il mio illustre senologo, stasera ti rispondo da qui e magari la prossima volta che ci vediamo te lo dico pure in faccia: "Non e` tutto nei geni. Ti sbagli. Meno certezze e piu` spazio alle teste pensanti dei pazienti!"

domenica 10 febbraio 2013

Ancora la parola straniera

La mia oncologa e` una tipa tosta e dice le cose in faccia. Sono convinta che, se avessi pochi giorni di vita, non esiterebbe a dirmelo chiaro e tondo.
Ci siamo viste, dopo mesi, giovedi scorso. Era contenta dei risultati dei controlli e mi ha rassicurata sui linfonodi visibili all'ecografia. "Non risparmiamo sugli aghi aspirati. Non glielo faccio perche` non ce n'e` motivo. Semplicemente, fra tre mesi, a maggio, ricontrolliamo, ma solo perche` improbabile non vuol dire impossibile". E l'impossibile col cancro non esiste. E non esiste perche` nemmeno i medici sanno perche` esiste, il cancro.
La mia oncologa le bugie non le dice e sa il fatto suo. Eppure...eppure un'ansia sottile mi attraversa la schiena quando penso a quei tre minuscoli linfonodi. E si, lo so che come una grandissima imbecille mi sono depilata le ascelle il giorno prima dell'ecografia e per giunta col rasoio a lama, cosa che chi ha subito la dissezione ascellare non dovrebbe mai fare. E si, lo so che ben due medici super-esperti e cacciatori di metastasi mi hanno detto di stare tranquilla. Ma il pensiero torna a quel maledetto linfonodo poco piu` grande di una biglia che sporgeva dalla mia ascella destra, alle bugie della senologa inglese per non farmi capire quello che gia` sapevo, a quel giorno crudele in cui la mia giovinezza e` finita, al pianto addolorato di mia madre davanti alla finestra. E la parola straniera la risento ancora. E ancora mi fa paura.

domenica 3 febbraio 2013

La roulette russa

E` stato estenuante tornare a Milano. Ho trovato neve e nebbia, ma soprattutto ho ritrovato le mie paure, sempre le stesse, tutte li`.
I controlli sono come una roulette russa. Che si stia a faccia in giu` e tette nei cavi della risonanza magnetica o nel tubo della scintigrafia, la sensazione e` sempre quella di avere una pistola puntata alla nuca. Basta niente e il colpo parte.
Il ritorno in luoghi tristemente noti, il senso di medicalizzazione e violenza sul proprio corpo, scrutinato in cerca di cio` che potrebbe distruggerlo, le attese, la lettura dei referti, da cui ci si aspetterebbero solo rassicurazioni e invece parlano una lingua straniera ai piu`, scandiscono giornate spese ad aspettare che finiscano.
Talvolta, il bisogno di certezze puo` rimanere insoddisfatto. E` stato giovedi`. L'ultimo esame, dopo sette. L'ecografia mammaria. Dopo i risultati negativi di mammografia e risonanza magnetica sono andata tranquilla.
"C'e` un linfonodo reattivo nell'ascella operata"
"Sara` perche` ieri mi sono depilata?"
"Si, puo` essere. Lo ricontrolliamo fra tre-quattro mesi"
"Ma come? Non si puo` controllare adesso? Non si puo` fare un ago aspirato?"
"No, non c'e` bisogno. Non ha un aspetto patologico, pero`, visti i suoi precedenti, lo ricontrolliamo tra tre o quattro mesi"
Li conosco i miei precedenti. Lo ricordo bene il linfonodo ingrossato sotto l'ascella che mi sono accarezzata per caso un sabato mattina di ottobre di due anni fa. Ricordo l'ansia, la paura di un nemico che puo` annidarsi dovunque. E adesso sono di nuovo qui. Giovedi` sentiro` il parere dell'oncologa e che arrivi finalmente la tregua ci spero ancora.