domenica 18 gennaio 2015

Fuori il cancro al seno dai luoghi di lavoro



"Il cancro al seno e` la forma di cancro piu` comune tra le donne canadesi e, secondo la Canadian Cancer Society, l'incidenza del cancro al seno in Canada e` tra le piu` elevate nel mondo. La maggioranza delle donne che sviluppano la malattia non ha quelli che si suole definire fattori di rischio come eta`, precedenti familiari, eccetera. Quindi questa forma di cancro cosi` diffusa si manifesta in donne che stanno bene in salute, che non sembrano avere alcun fattore di rischio. Per decenni, c'e` stata una grande richiesta di indagare le potenziali cause occupazionali e ambientali [del cancro al seno] e tanto lavoro e` stato fatto in questa direzione e io, insieme ad altri, me ne sono occupato. Le evidenze scientifiche non hanno trovato corrispondenza in azioni a livello governativo, nei regolamenti, in termini di compensazioni. A nessuna donna canadese sono mai stati riconosciuti e pagati i danni per il cancro al seno contratto per ragioni occupazionali."

Jim Brophy, docente presso l'Universita` di Windsor e componente dell'Occupational and Environmental Health and Safety Research Group presso l'Universita` di Stirling in Gran Bretagna, ha pronunciato queste parole nel corso di un'intervista a Radio Canada International rilasciata in occasione del lancio della campagna "Fuori il cancro al seno dai luoghi di lavoro" (quiqui). Brophy e` autore di numerosi studi sulle correlazioni tra interferenti endocrini, cui molte donne sono esposte per ragioni occupazionali, e cancro al seno, oltre ad essersi occupato, in passato, anche di amianto. Nel 2013, insieme ai colleghi Margareth Kaith ed Andrew Watterson, e` stato insignito del prestigioso Research Scientific Award assegnato dall'American Public Health Association (APHA), che raccoglie i professionisti della salute negli Stati Uniti (qui) proprio per i suoi studi sull'esposizione lavorativa al cancro al seno che riguarda non solo le lavoratrici dell'industria plastica e automobilistica ma anche quelle dei bar e dei casino` e quelle impiegate in agricoltura e i cui risultati sono stati pubblicati su prestigiose riviste scientifiche internazionali. Brophy figura, inoltre, tra gli autori della risoluzione adottata dall'APHA in cui si chiede di intervenire sulla prevenzione del cancro al seno come malattia professionale, mediante politiche da mettere in atto sui luoghi di lavoro e maggiori fondi per la ricerca (qui). Nel corso dell'intervista a Radio Canada International, Brophy ha sottolineato come, secondo studi condotti sulle infermiere e sulle assistenti di volo, anche i turni di notte sarebbero correlati con il cancro al seno. "I turni di notte disturbano i ritmi cicardiani, i meccanismi che controllano veglia e sonno e interferiscono con la melatonina, un ormone che regola la produzione di estrogeni", ha spiegato lo studioso.
Ma allora perche` si continua a parlare esclusivamente di fattori di rischio indivisuali e stili di vita che predisporrebbero allo sviluppo del cancro al seno e non solo? Le ragioni sono di natura prettamente politica, spiega Brophy: "Quello che la gente non sa, perche` sono cose di cui si parla a porte chiuse, e` che esiste un grosso dibattito nella comunita` scientifica sulle cause del cancro. Il cancro al seno e altre forme di cancro vengono definiti "malattie contese". La posizione dominante ha preso forma a seguito di uno studio famoso condotto da[gli epidemiologi] Richard Doll e Richard Peto nei primi anni '80 per conto del governo americano che attribuiva le cause del cancro agli stili di vita, fumo, alcool, attivita` fisica e assegnava un ruolo minimo all'esposizione professionale e ambientale. Questo studio venne pubblicato nel periodo in cui Ronald Regan e Margaret Thatcher vennero eletti dando inizio a processi di deregolamentazione in base ai quali i governi non avevano piu` alcun ruolo in campo economico e smisero di proteggere la saluta pubblica, appaltandola ai privati." Brophy, tuttavia, non ci sta e ribadisce che il cancro al seno non e` il risultato di stili di vita sbagliati adottati dalle donne, ma dell'esposizione involontaria a sostanze responsabili di una vasta gamma di malattie e disturbi e che e` quindi necessario adottare il principio di precauzione sulla base di evidenze scientifiche che esistono e nei confronti delle quali non si puo` piu` fare finta di nulla. Lo scopo della campagna "Fuori il cancro al seno dai luoghi di lavoro", sostenuta da importanti organizzazioni sindacali canadesi e statunitensi, e` quello di attirare l'attenzione dell'opinione pubblica e delle donne colpite dal cancro al seno che, nell'esperienza di Brophy, si interrogano sulle cause della loro malattia senza ricevere risposte soddisfacenti.
Il rischio derivante dall'esposizione involontaria alle sostanze correlate con il cancro al seno non riguarda solo le lavoratrici. Le ricerche si sono concentrate su queste ultime semplicemente perche` nel loro caso e` piu` semplice dimostrare la correlazione tra un determinato composto o classe di composti e lo sviluppo della malattia. Gli oggetti, i cibi in scatola e tutto cio` che queste donne producono entrano nelle nostre case e nelle nostre vite ogni giorno, ne siamo circondate sin dalla vita pre-natale. Mettere il cancro al seno fuori dai luoghi di lavoro significa allora metterlo fuori dalle vite di noi tutte. Significa riprendersela, la vita, direttamente dalle mani di chi, per profitto, non esita a togliercela.


venerdì 9 gennaio 2015

Il cancro al seno come malattia professionale

Attente alla dieta. Fate figli. Allattateli al seno. Andate in palestra. Non fumate. Non bevete. Quanti sono i comandamenti della prevenzione del cancro al seno? Tanti. Troppi. Soprattutto se si considera che circa il 70% delle donne colpite dalla malattia non presenta, al momento della diagnosi, nessun fattore di rischio. Di questo genere di prevenzione, basata sugli stili di vita e su un approccio individualistico e individualizzante alla malattia, che la isola dalle sue cause o fattori di rischio endogeni e ne fa il risultato di comportamenti sbagliati, si parla troppo. A dirlo non sono Le Amazzoni Furiose, almeno non questa volta, ma la American Public Health Association che raccoglie i professionisti della salute degli Stati Uniti (qui). "La mancanza di attenzione sui rischi occupazionali ha gravi implicazioni per quanto riguarda la prevenzione primaria, non solo per le migliaia di donne impiegate in occupazioni potenzialmente pericolose, ma per l'intera collettivita`. Facendo leva su scoperte che riguardano fattori individuali, le raccolte fondi che finanziano la ricerca sul cancro al seno (campagne nastro rosa) si focalizzano su soluzioni individuali, diagnosi precoce e terapie", si legge sul sito dell'organizzazione. I fattori di rischio occupazionali legati al cancro al seno identificati fino ad ora sono diversi. Le lavoratrici dell'industria delle materie plastiche e quelle degli alimenti in scatola sarebbero piu` esposte alla malattia, secondo studi condotti recentemente in Canada. Ulteriore fattore di rischio e` rappresentato dai turni di notte, su cui l'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro ha pubblicato una monografia. Piu` a rischio sarebbero non solo le donne che in fabbrica ci lavorano, ma anche quelle che vicino alle fabbriche ci vivono. I legami tra determinate sostanze chimiche e il cancro al seno va reso noto, chiede l'associazione statunitense, e maggiori fondi vanno destinati alla ricerca su questo genere di cause della malattia.

venerdì 2 gennaio 2015

Cos'e` una donna senza un bel seno? Nulla

"Mi raccomando le smagliature. Metta una crema almeno quattro volte al giorno. Rischia di ritrovarsi con un seno cadente"
"E che crema devo mettere, dottore? Sono tutte piene di robaccia"
"Una qualsiasi del supermercato, magari non la metta sui capezzoli"
"Ah...A proposito, ma quanti punti mi avete dato per l'episiotomia?"
"Questo non glielo so dire. Non dimentichi la crema. Buona giornata"

Chiara ha partorito una settimana fa un bambinone tutto guance. Vado a trovarla per conoscere il piccolo. Sta bene, mi dice. Adesso. Adesso che il parto, il secondo, e` passato. Perche` durante se l'e` vista brutta. Arrivata in ospedale con delle fortissime contrazioni, le e` stato chiesto di temporeggiare perche` c'erano altre tre donne che stavano partorendo e nessuno poteva occuparsi di lei. Corca due ore e mezza dopo, l'allarme. Il bambino era andato in ipossia. A quel punto le e` stato somministrato un farmaco per rallentare le contrazioni. Chiara ha chiesto se avrebbe avuto effetti sul bambino. Nessuno si e` premurato di risponderle. Alla vista delle forbici, ha capito che era inutile fare altre domande. Le stavano praticando un'episiotomia senza nemmeno chiederglielo o avvertirla. E al momento delle dimissioni di cosa si parla con il ginecologo? Del seno, delle possibili smagliature, della crema da applicare almeno 4 volte al giorno. E se fai notare che la maggior parte delle creme idratanti in commercio contiene sostanze che sarebbe meglio evitare di applicare sul seno, allora ti si dice di evitare l'area dei capezzoli, riconoscendo, implicitamente che, si, in effetti quella roba proprio bene non fa. Dell'ipossia del bambino che stai per partorire, delle due ore e mezza con le contrazioni a mille, dell'episiotomia e dei punti che ancora ti fanno male non importa niente a nessuno. Solo il seno e la sua elasticita`. Il resto puo` andare a farsi friggere. Perche` senza un bel seno cos'e` una donna? Nulla. Assolutamente nulla.