mercoledì 26 febbraio 2014

A proposito di lavoro autonomo e lavoro dipendente

Qual e` la differenza tra un* lavorator* dipendente e un* lavorator* autonom*? Una domanda semplice solo all'apparenza. In realta`, nella giungla che e` diventato oggi il mondo del lavoro in Italia, e` piuttosto difficile dare una risposta. Il discorso dominante neoliberalista, secondo cui tutto cio` che ha a che fare con lo Stato e` IL male, ha instillato nelle nostre menti una sorta di tic. Basta pronunciare la parola "lavoro dipendente" per immaginarsi un impiegato statale grassoccio seduto a non far nulla dalla mattina alla sera, il cui unico scopo nella vita e` spendere lo stipendio guadagnato immeritatamente. Una visione un po` lontana dalla realta`, se consideriamo che, tra blocco degli stipendi e aumento del costo della vita, un* dipendente statale con famiglia e affitto da pagare tanto bene non se la passa. 
Ma c'e` dell'altro. Esistono oggi forme di lavoro dipendente mascherate da lavoro autonomo, a uso e consumo del datore di lavoro ovviamente, aumenta il lavoro dipendente precario - basti pensare alla situazione tragica dei precari della scuola - non si ferma piu` la disoccupazione. 
Quando mi e` stato diagnosticato il cancro al seno, la mia borsa di studio per il dottorato era terminata. Pur impegnata nella stesura della tesi, mi trovavo dunque senza reddito. Durante l'anno e mezzo successivo - perche` tanto sono durate le terapie a somministrazione ospedaliera - non ho avuto la possibilita` di cercare un lavoro. Mi e` stato riconosciuto il diritto, esclusivamente in quell'anno e mezzo e solo perche` priva di reddito, alla cosiddetta pensione di invalidita` dell'INPS: 280 euro al mese, circa 9 euro al giorno. Prima ancora dell'ultima somministrazione degli anticorpi monoclonali, la pensione mi e` stata revocata avendo io recuperato, secondo la commissione, la capacita` lavorativa. Peccato che, anche grazie al cancro, un lavoro non lo abbia ancora trovato e sia costretta a dipendere economicamente da mio marito e dai miei genitori, soprattutto per le spese legate alla malattia. 
D'altra parte, la mia si puo` definire persino una situazione fortunata. Se fossi stata una "badante" straniera, assunta a nero, a cui viene diagnosticato un cancro, sarei stata immediatamente messa alla porta e rimpiazzata in pochissimo tempo. Eppure anche quella "badante" e` una lavoratrice dipendente. E anche lei, come tutti gli esseri umani, nonostante lavori a nero e non abbia la cittadinanza italiana, puo` ammalarsi.
Qual e` allora la differenza tra un* lavoratore autonomo e un* lavoratore dipendente? Che vuol dire lavorare oggi in Italia? 

giovedì 20 febbraio 2014

La donna e` madre...anche col cancro

Ho letto su Intersezioni (qui) un interessantissimo pezzo di Beatriz Gimeno, attivista spagnola LGBT, sul totalitarismo maternista a cui non sfuggirebbe, secondo l'autrice, nemmeno il femminismo. Scrive Gimeno:

"Perché la questione è: si può davvero scegliere qualcosa quando una delle due opzioni è praticamente un tabù sociale, scientifico, politico, eccetera? La verità è che le donne fanno le proprie scelte di maternità in un contesto coercitivo rispetto non solo al non avere figl*, ma specialmente all’avere accesso ai vantaggi o alla felicità che può consentire il non averne. Qualsiasi posizione, politica o personale, contraria al discorso maternalista deve affrontare una sanzione sociale, economica o psicologica brutale. E’ in questa sensazione di mancanza di alternative che il discorso pro-maternità è totalitario"

Difficile non essere d'accordo. "La donna e` madre", ha commentato di recente un anonimo sul blog di Lola (qui) dando voce a un sentire condiviso dalla stragrande maggioranza degli abitanti del pianeta. E si arriva al punto che la donna dev'essere madre e deve desiderare di esserlo e deve stare male se non lo e` pure quando le viene il cancro.

Ci sono stata male per un po` anch'io al pensiero di non poter avere figli. Poi, ragionandoci, mi sono resa conto che, pur apprezzando la compagnia di bambini e ragazzetti, dopo quello che mi e` capitato, se mi sara` concesso di campare, una sfracchinata come mettere al mondo e prendersi cura di una persona - perche` i bambini questo sono, persone, con le loro esigenze, la loro personalita`, i loro problemi - non me la voglio prendere. Mi e` costato fatica, pero`, riuscire ad arrivare a una determinazione del genere. Non sono state poche le volte in cui conoscenti, amici e persino medici mi hanno "incoraggiata" a non abbandonare le speranze di potermi riprodurre anche quando i miei desideri cominciavano ad andare nella direzione opposta. Nella comunita` delle cancrate, il non volere figli, anche se esplicitato, non viene preso nemmeno in considerazione come possibile. Tempo fa, in un forum che frequento, una ragazza appena operata chiedeva informazioni sulla crioconservazione del tessuto ovarico specificando di non essere comunque particolarmente interessata a diventare mamma. Gli incitamenti sono giunti copiosi, come se la maternita` fosse una medaglia da appuntarsi sul petto a maggior ragione a seguito di una malattia come il cancro. Perche` non possiamo essere supereroine vittoriose su ogni avversita` senza essere anche mamme felici. "Dobbiamo guarire, dobbiamo farlo per i nostri figli", mi diceva di recente una signora in ospedale. "Col cazzo", pensavo, annuendole sorridente.

sabato 15 febbraio 2014

Il seno non e` nostro

Una donna australiana, Beth Whaanga, pubblica su Facebook le foto delle cicatrici causatele dagli interventi di chirurgia ricostruttiva a cui si e` sottoposta a seguito di una doppia mastectomia, da un' isterectomia e dall' asportazione di due melanomi (questi ultimi sono sfuggiti ai media perche`, si sa, parlare di cancro al seno, quindi di tette, fa piu` notizia (qui). In poche ore cento persone la cancellano dai propri contatti. Seguono sorpresa e indignazione a pioggia. Perche`? Non e` forse proprio il cancro al seno, piu` di ogni altra, una malattia da nascondere precisamente attraverso la chirurgia ricostruttiva? A che altro serve il seno finto, privo di sensibilita` e della capacita` di produrre latte, se non a far credere agli altri, a chi ci guarda mentre camminiamo per strada, che niente e` successo e che siamo simmetriche come la norma impone?
L'asimettria del seno e` una violazione dei parametri di bellezza femminile a cui tutte, in qualsiasi condizione e a qualsiasi costo, dobbiamo conformarci. La ricostruzione consente di adempiere al dovere della simmetria e, allo stesso tempo, contribuisce a dare pretesa di 'oggettivita`' al mantra del "tutto torna come prima". Quanto non e` utile a supportare questo tipo di narrazione viene espunto e messo a tacere.
Che dire, per esempio, del fatto che il seno e` una zona erogena e cessa di esserlo se viene asportato in parte o totalmente? Forse del problema viene mai fatta menzione quando si parla degli effetti della chirurgia nelle donne operate di cancro al seno? Forse ce lo si e` mai posti un problema del genere? Non che io sappia e il motivo mi sembra chiaro. Il seno non e` nostro. E` uno strumento di piacere per i maschi eterosessuali che ci circondano, le cui sbirciatine nelle nostre scollature, con tanto di erezione rassicurante sull'appropriato funzionamento dello scettro del potere, non possono essere disturbate dal pensiero di poter calare lo sguardo su una monotetta con annessa cicatrice. E noi donne non possiamo che voler attrarre questo tipo di attenzione, non possiamo che desiderare che gli uomini ci guardino il seno simmetrico e fiorente.
E allora, tornando al caso della donna austrialana, di cosa ci meravigliamo? Chi sono gli ipocriti: le 100 persone che non vogliono vederne le cicatrici o quelli che si indignano per il comportamento di chi non ha fatto altro che seguire a cielo aperto le regole del gioco?

domenica 9 febbraio 2014

Audre Lorde finalmente in italiano...ma con l'autofinanziamento




Audre Lorde era una poetessa e attivista statunitense. Femminista nera, lesbica, madre e combattente, con i suoi versi incitava gli oppressi a far sentire la loro voce. Famosi anche i suoi saggi politici, tra cui The Cancer Journals (I diari del cancro), pubblicati nel 1980 a seguito della diagnosi di cancro al seno.

“My silences had not protected me. Your silence will not protect you" 
(I miei silenzi non mi avevano protetta. Il vostro silenzio non vi proteggera`)

Rompere il silenzio che circondava all’epoca il cancro al seno era il principale obiettivo di Audre Lorde. Un silenzio che aveva reso la malattia un tabu`, una ferita segreta, da nascondere attraverso un dispositivo cosmetico come le protesi, senza possibilita` per chi ne veniva colpita di mostrare la propria differenza e riconoscere chi aveva vissuto la stessa esperienza.
L’impatto dei Cancer Journals sul movimento contro il cancro al seno negli Stati Uniti e` stato notevole. Il volume e` ancora adesso considerato un caposaldo da chi desidera abbracciare e promuovere un approccio demistificato alla malattia. A distanza di 34 anni dalla loro pubblicazione in inglese, arriva finalmente la traduzione italiana dei Cancer Journals insieme ad altri scritti politici della Lorde a cura di Margherita Giacobino e Marta Gianello Guida. Sorella Outsider – questo il titolo della raccolta – uscira` a maggio con Il Dito e la Luna, casa editrice a tematica lesbica, femminista, gay e transgender. Il progetto, che offrira` finalmente al pubblico italiano la possibilita` di avere accesso a quanto di piu` importante e` stato scritto sul cancro al seno, e` autofinanziato e ha dunque bisogno di sostegno. Il libro uscira` a maggio al prezzo di copertina di 20 euro. E` possibile, tuttavia, prenotarne gia` ora una o piu` copie al prezzo scontato di 11 euro contribuendo cosi` alle spese di traduzione ed edizione (Qui il blog con le istruzioni per acquistare il libro in anteprima).
Insomma, per Audre Lorde in Italia si deve ricorrere all’autofinanziamento. Perche`? E` cosi` difficile qui da noi parlare di cancro al seno? Al contrario, e` molto facile. Basta farlo nel modo “giusto”. Siamo infatti inondate di libri, pubblicati da editori importanti, le cui autrici e protagoniste si autorappresentano come eroine indefesse nella cui vita il cancro ha svolto il ruolo di un macabro pigmalione. Ultimo della serie, e davvero non se ne sentiva il bisogno, e` la biografia di Francesca del Rosso, giornalista di Vanity Fair, meglio nota come Wondy. Il titolo del libro, che uscira` questa settimana nientemeno che con Rizzoli, lascia poco spazio agli equivoci: Wondy. Ovvero come si diventa supereroi per guarire dal cancro (qui).
Il silenzio intorno al cancro e` stato rotto, si`, ma non nel modo che auspicava Audre Lorde. Al suo posto, l’industria culturale, in Italia molto piu` che altrove, ci ha imposto una litania monocorde di guarigioni e trionfi che soffoca le voci discordi, appiattisce la critica, trasforma i volti in maschere, ci condanna a morire dentro.

martedì 4 febbraio 2014

Jada

Tutto bene, tutto regolare. Salvo un polipo endometriale da tenere sotto controllo, perche` il tamoxifene previene le recidive del cancro al seno ma puo` provocare quello dell'endometrio. Contenta? Non proprio.
Ieri Jada e` morta (qui). Le avevano dato due mesi di vita la vigilia di Natale, nel corso di una visita che doveva servire per inserirla in un protocollo sperimentale su cui lei aveva riposto tante speranze. 'Y se me va la vida...And my life goes away' e` stato il suo ultimo tweet il 28 gennaio.
E allora dei miei risultati positivi, e positivi per il momento, non me ne faccio molto. E mi torna in mente Primo Levi e il personaggio di Se questo e` un uomo, il vecchio Kuhn che, risparmiato durante una 'selezione', pregava vistosamente ringraziando Dio di averlo salvato:

"A poco a poco prevale il silenzio, e allora, dalla mia cuccetta che è al terzo piano, si vede e si sente che il vecchio Kuhn prega, ad alta voce, col berretto in testa e dondolando il busto con violenza. Khun ringrazia Dio perchè non è stato scelto. Khun è un insensato. Non vede, nella cuccetta accanto, Beppo il greco che ha vent'anni, e dopodomani andrà in gas, e lo sa, e se ne sta sdraiato e guarda fisso la lampadina senza dire niente e senza pensare più niente? Non sa Kuhn che la prossima volta sarà la sua volta? Non capisce Kuhn che è accaduto oggi un abominio che nessuna preghiera propiziatoria, nessun perdono, nessuna espiazione dei colpevoli, nulla insomma che sia in potere dell'uomo di fare, potrà risanare mai più?
Se io fossi Dio, sputerei a terra la preghiera di Kuhn."

No, non saro` Kuhn, Jada. E oggi il mio cuore e` solo per te