lunedì 28 ottobre 2013

Taranto nelle fotografie di Benedetta Polignone







Benedetta Polignone e` una mia vecchia compagna di liceo. Una ragazza - oggi una donna - schiva ma molto sveglia. Ci siamo ritrovate dopo anni via Facebook. Benedetta posta spesso delle belle foto, che scatta lei stessa. Me ne sono capitate diverse sotto gli occhi. Ricordo quella del venditore di aquiloni. Una spiaggia deserta, sabbia, mare e un uomo, un "vu cumpra`", con una sporta piena di aquiloni sulle spalle e uno che si dispiega sopra di lui, alleggerendone la solitudine. Un bianco e nero di poesia.
Ieri Benedetta ha postato un link, chiedendo di cliccare 'mi piace' all'interno della pagina qualora lo si ritenesse opportuno. Apro il link (qui) e rimango a bocca aperta. Otto scatti. Otto bianco e nero. Ciminiere, essere umani, maschere anti-gas. Una distopia in foto . E` Taranto.
Benedetta mi racconta che circa un mese fa e` stata li` per 24 ore. "Non conoscevo nessuno, ma con la macchina e le maschere ho fermato circa un'ottantina di persone cercando di spiegare cosa facevo e chiedendo la loro collaborazione. Non e` stato affatto facile, la maggior parte mi ha mandata bellamente a quel paese, ma e` una cosa a cui sono abituata. Mesi fa a Cuba mi sono fatta cacciare e ho cercato di intrufolarmi in più di 40 istituti scolastici perchè mi ero fissata che il loro sistema educativo andava documentato...".
Benedetta e` stata al quartiere Tamburi: "Ho camminato per ore e sono entrata a casa di persone che mi hanno parlato del tumore del figlio di pochi anni, delle affezioni respiratorie che colpiscono ormai un amico su due. A casa di una coppia giovanissima con due bambine, la mamma non alzava le tapparelle perchè, secondo lei, cosi non entrava il 'rosso' in casa. Le polveri tossiche hanno quel colore, cosi` che fa il Comune di Taranto? Dipinge l'intero quartiere di rosso! In più tra Tamburi e l'Ilva, che sono a pochi metri di distanza, c'è una 'rete' di separazione che è tipo quelle che vedi negli stadi, cioè solo una persona con grossi problemi cognitivi potrebbe pensare che la funzione di una cosa simile possa essere quella di limitare emissioni aeree. Il problema è che nel vortice di bugie in cui i tarantini sono coinvolti (rilevazioni false ,istituzioni assenti o peggio truffaldine, ecc.) la cosa più assurda è che io tra le vie di Tamburi mi sono sentita dire 'signorì,ma che stai dicendo..magari ci lavoravo io all'Ilva, a quest'ora non stavo mica per strada'. Il ricatto è forte, la gente muore per continuare a mangiare. Non so, è un'argomento davvero paradossale, le foto, qualcuno mi ha detto "sono troppo forti" ma credo che sia un'assurdità di fronte alla quale è difficile tacere."
Si, sono forti le foto di Benedetta. Sono forti e surreali. Come il mondo che raccontano. Un mondo assurdo, velenoso. Un mondo che ci sta togliendo il respiro e la vita. 

venerdì 25 ottobre 2013

Con il cuore a Napoli


In via Carbonara 33 a Napoli, c'e` un palazzo rosso pompeiano con delle meravigliose scale vanvitelliane. All'ultimo piano, uscendo dall'ascensore sulla destra, c'e` un appartamento grande e luminoso, le stanze grandi e i soffitti alti. Dalla cucina, si vede il Vesuvio e il campanile della chiesa del Carmine. In quella casa, tra il 1998 e il 2002, ho abitato insieme ad altre 4 ragazze. Eravamo, come si diceva in gergo, "studentesse fuori sede". Io e Carmela avevamo fatto le superiori insieme. Per tutto l'ultimo anno di liceo avevamo progettato la nostra fuga da Foggia che ci stava un po` stretta.
Sono stati anni belli, di liberta`, amicizia, spensieratezza. Napoli un po` la conoscevo gia`, ma me ne sono innamorata vivendoci, tant'e` che per molto tempo, dopo essere andata via nel 2005, a chi mi chiedesse di dove fossi rispondevo: "sono di Napoli". Perche` il luogo di nascita lo decide il caso. A Napoli, invece, ci sono andata per scelta e per scelta ci ho vissuto per 7 anni. E li` sarei rimasta, se le condizioni dell'Italia e dell'Europa dei nostri anni, me lo avessero consentito.
Domani a Napoli c'e` un corteo. Partira` alle 4 del pomeriggio da Piazza Dante. L'hanno organizzata gli attivisti de La Terra dei Fuochi (qui) che si battono contro il biocidio in atto a Napoli, Caserta e provincia. Domani il mio cuore sara` li` con loro. Mi sono scoperta malata di cancro a 30 anni e mi sono chiesta spesso se un caso come il mio possa rientrare nelle statistiche di quella che si configura ormai come una vera e propria strage. Tante sono le persone che ho incontrato che hanno vissuto la stessa esperienza. E alcune, purtroppo, non sono piu` tra noi. Vorrei poter volare a piazza Dante domani, per me e per loro. Per Napoli e chi ci abita e, nonostante tutto, resiste.

lunedì 21 ottobre 2013

Se il problema sono i fondi pubblici

E` da fine settembre che penso se scrivere o meno questo post. Sono stanca di smontare le campagne di pinkwashing, altrimenti note come campagne per la sensibilizzazione sul cancro al seno. Sono stanca dei nastri rosa, dei consigli per gli acquisti, dei prodotti sospetti venduti con la scusa di aiutare "la causa". E` un dialogo tra sordi e capita pure che qualcuno se la prenda con te perche` sei troppo puntigliosa o "negativa". E allora ti chiedi chi te la fa fare. Oggi, pero`, per la prima volta ho avuto l'impressione che da parte di uno dei miei interlocutori si sia aperto uno spiraglio. E` forse solo un'illusione? Non lo so. Intanto, vi racconto.

Quando a fine settembre ho visto che la Fondazione Veronesi stava per lanciare la campagna Pink is Good (qui) ho sentito salire lo sconforto. In passato, la Fondazione non aveva partecipato al circo rosa che si abbatte su di noi ogni ottobre, almeno non che io ricordi. La sua campagna, la campagna Nastro Oro (qui), per la raccolta di fondi da destinarsi alla ricerca si svolgeva, e si e` svolta anche quest'anno, a marzo. Non che non vi fosse nulla da eccepire. Lo sponsor e` L'Oreal, casa di cosmetici e shampoo che, come la stragrande maggioranza di quelli sul mercato, contengono sostanze a cui e` preferibile applicare il principio di precauzione, come suggerito dal Silent Spring Institute (qui). Anche la scelta di testimonial famose (quest'anno la supermodella Bianca Balti) lascia a desiderare. Mi sembrava, pero`, quello della Fondazione un tentativo, sia pure maldestro, di smarcarsi e darsi un'aria di maggiore serieta`. Immaginate quando mi sono imbattuta nel sito che annunciava il lancio della campagna Pink is Good. Non voglio nemmeno scendere in dettagli. Non e` necessario, soprattutto per chi segue questo blog piu` o meno assiduamente.

Nonostante la riluttanza a scrivere un post specifico, non sono riuscita a resistere alla tentazione di esprimere critiche sulla pagina Facebook di Pink is Good, finche` non sono stata bannata. Non e` la prima volta che mi capita. Komen Italia ha fatto la stessa cosa. Fondazione Veronesi non e` Komen, pero`. Allora ho chiesto lumi. Via Twitter. E qualcosa di importante, forse, e` stato detto. Leggete qui sotto


"Se non ci sono fondi pubblici per la ricerca, come pensa la si possa finanziare?"
Dunque, il problema e` questo? Il taglio dei fondi alla ricerca? E perche` non denunciarlo allora? Quale migliore occasione che ottobre rosa per lanciare non una campagna pubblicitaria come Pink is Good, ma una campagna di protesta contro le politiche scellerate che stanno ammazzando la ricerca in tutti i settori nel nostro paese? Sarebbe mancato il sostegno? Certamente no. Sarebbe stata, anzi, un'occasione per stabilire una "connessione sentimentale" con i destinatari principali della ricerca sul cancro al seno, le persone che vivono la malattia sulla propria pelle e quelle che temono di svilupparla, le loro famiglie, i loro amici. E invece si e` scelta la strada che e` sembrata piu` facile ma che e` purtroppo la piu` dannosa. Perche` ottobre rosa non risolve e non risolvera` mai, neanche in minima parte, il problema del cancro al seno. Ottobre rosa non e` la soluzione, e` parte integrante del problema. Il cancro al seno non e` solo una questione medica, e` una serissima e gravosa questione politica, sociale ed economica. E quanto oggi dichiarato dalla Fondazione Veronesi via Twitter ne e` la prova.
Noi siamo pronte. Siamo pronte a metterci al fianco delle ricercatrici e dei ricercatori e dare battaglia a chi la ricerca la uccide e cosi` facendo uccide anche noi. Ma abbiamo bisogno di sapere esattamente come stanno le cose. Il sostegno non si fara` aspettare.

sabato 19 ottobre 2013

Io mi metto un nastrino rosa


- Tu cosa fai contro il cancro al seno?
- Non voto partiti che tagliano la sanita`. E tu?
- Io mi metto un nastrino rosa

giovedì 17 ottobre 2013

Nemmeno col vibratore



Chi l’ha detto che Susan G. Komen for the Cure ci vuole tutte casalinghe disperate in preda a una crisi di nervi? La compagnia...ops scusate, l’associazione, ha a cuore il bene delle donne in tutti i sensi. Non solo quando si tratta di profumi, balocchi e Mocio Vileda. Mamma Susan G. Komen vuole anche farci godere. Si, godere. Per questo motivo, negli Stati Uniti, e` stata stipulata una convenzione tra Susan G. Komen for the Cure e il sex shop online Eve’s Garden, grazie alla quale per tutto il mese di ottobre chi fara` acquisti sul sito, inserendo il codice SUSAN, avra` diritto al 10% di sconto e un altro 10% sara` donato a Komen. Cosa si puo` acquistare di bello da Eve’s Garden? Per esempio, un superfichissimo e potentissimo vibatore rosa, Decadent Indulgence 1, o, per chi preferisce un colore piu` tenue, c’e` il modello Kangaroo. Dell Williams, proprietaria di Eve’s Garden, ha avuto lei stessa il cancro al seno – si legge sul sito – e sa quanto sia importante il lavoro di Susan G. Komen.
Ora, cara Dell, e` possibile che tu abbia avuto un carcinoma in situ – che adesso non dovrebbe nemmeno piu` chiamarsi carcinoma – e te la sia cavata col solo intervento chirurgico. Se cosi` non e`, se hai fatto un po` di chemio o di ormonoterapia dovresti sapere che non bastano sette vibratori per ottenere un qualche risultato. Siamo castrate! L’orgasmo e` solo un ricordo. E che dire della secchezza vaginale causata dalle terapie? No, dico, il tamoxifene ci riduce la figa peggio di una zucchina disidratata che quando ti siedi senti sembra che l’appoggi su un tappeto di spilli. Come ti viene in mente che possiamo infilare un vibratore nella parte? E mica solo il vibratore...

Siamo alle solite. Si fanno pubblicita` col cancro al seno senza nemmeno fare lo sforzo di immaginare quanto la vendita soprattutto di certi prodotti possa essere offensiva per chi vive con la malattia. E non per il vibratore, figuriamoci, ma perche` a noi il piacere e` chimicamente precluso e nemmeno Decadent Indulgence 1 o Kangaroo possono farci nulla.

sabato 12 ottobre 2013

Troppo vicino a casa

Il Silent Spring Institute (qui) e` un istituto di ricerca con sede a Newton, Massachusetts, non lontano da Boston. E` stato fondato nel 1993 da un gruppo di donne, gia` membre della Massachusetts Breast Cancer Coalition (qui), preoccupate dall'elevato tasso di incidenza del cancro al seno nella loro regione. Decisero cosi` che era arrivato il momento di investigarne le cause. Il nome che scelsero per l'Istituto, Silent Spring, riprendeva il titolo del capolavoro di Rachel Carson, Silent Spring (Primavera Silenziosa in italiano), che per primo, negli anni '60, aveva mostrato quanto ingenti fossero i danni causati dai pesticidi all'ambiente, agli animali e agli uomini. Un libro divenuto bestseller, non solo per il suo indiscusso valore scientifico, ma anche per le doti di scrittrice della Carson, morta per un cancro al seno nel 1964. Del Silent Spring Institute fanno parte oggi scienziate che svolgono attivita` di ricerca sulle cause ambientali del cancro al seno e su come prevenirlo, ma prevenirlo davvero, fermare l'epidemia. Sono persone serie e sanno distinguere tra prevenzione e diagnosi precoce.
Questo ottobre, il Silent Spring Institute ha lanciato una nuova iniziativa con tanto di sito web: Too Close to Home (qui), troppo vicino a casa. Si tratta ovviamente delle sostanze cancerogene che portiamo quotidianamente in casa nostra senza nemmeno rendercene conto sotto forma di prodotti di vario tipo. Il sito offre sia una descrizione dei prodotti in cui queste sostanze sono contenute sia consigli su come ridurre l'esposizione. La scelta del mese non e` casuale. Ottobre rosa maledetto, in cui di tutto si parla tranne che delle cause del cancro al seno.
Tra i prodotti incriminati ve ne sono di insospettabili. E` il caso, ad esempio, delle tende per la doccia che contengono spesso grosse quantita` di ftalati che agiscono da interferenti endrocini. Il consiglio e` di utilizzare tende della doccia di nylon. Le stesse sostanze sono presenti anche in molte carte da parati e parquet sintetici. E che dire delle lattine? Contengono bisfenolo A, altro potentissimo interferente endocrino, che assumiamo insieme ai cibi che le lattine contengono. Il consiglio e` quindi di limitare al massimo il consumo di cibi e bevande in lattina, scegliendo invece prodotti freschi e surgelati. Altra cosa da evitare come la peste e` mettere acqua o liquidi bollente nelle bottiglie di plastica, soprattutto quelle con impresso il numero "7" dentro un triangolo sul fondo.
Attenzione anche ai prodotti che non contengono gli ftalati piu` noti e lo segnalano in bella vista sull'etichetta, ma ne contengono altri meno conosciuti ma non per questo meno pericolosi. "Siate scettiche", suggerisce il Silent Spring Institue, e "adottate il principio di precauzione": evitate i prodotti che contengono sostanze anche solo sospettate di contenere sostanze cancerogene e mutagene e fate cosi` in modo che l'industria si assuma l'onere di provare che i propri prodotti siano sicuri. Better safe than sorry. Meglio sicure che col cancro.

venerdì 4 ottobre 2013

La storia di Margherita

Una mattina di ottobre, una come tante. Sto ancora dormendo. Sono le dieci, ma ancora non mi sveglio. Ho passato la nottata a sventolarmi per le vampate di calore, nonostante l’estate sia ormai finita. E` il tamoxifene che fa quest’effetto. Tutte le sere, dopo cena, il fuoco mi sale dai piedi fino alla cima dei capelli e il sudore cola. Dormire e` impossibile. Verso le 3 di solito comincia ad andare meglio e finalmente crollo.
Squilla il cellulare. Non lo spegno mai. E` Margherita, amica carissima dal tempo che fu.
“Ti ho svegliata? Scusami, no, e` che non potevo chiamare che te”.
Margherita ha il fiatone e la voce tesissima.
“Non preoccuparti. Che succede? Mi fai spaventare...”
“Ho una pallina, stamattina stavo facendo la doccia e ho sentito una pallina nel seno”
“Oh cazzo...”
“Ho paura”
“No, scusa, scusa, lo sai che queste situazioni all’inizio mi mandano in palla. Ascolta, stai calma. Sara` un fibroadenoma o un po` di gonfiore dovuto al ciclo. Ti passo a prendere e andiamo insieme dal tuo medico curante, cosi` ti fai prescrivere una bella visita senologica e ti metti tranquilla.”
“Si, pero`, fai presto, me la faccio sotto dalla paura”
“Tranquilla, vedrai che non e` niente”
Mi catapulto fuori dal letto, una sciacquata veloce ai denti e via. L’autobus mi porta fino a casa di Margherita. Lei e` fuori al portone che cammina avanti e indietro.
“Ti stavo aspettando. In casa mi sentivo soffocare”
La abbraccio forte. Lei piange
“Oh, Marghe, non e` niente. Senti, e` vero, abbiamo tutte e due 33 anni e io ho avuto il cancro al seno, ma questo non vuol dire che devi avercelo per forza anche tu”.
Faccio appena in tempo a finire la frase che ci passa davanti strombazzando una Peugeot tutta rosa. Margherita si volta di scatto, mi chiede che diavolo e`.



“E` una delle 200 macchine che la Peugeot ha regalato alla Lega Italiana per la Lotta ai Tumori per il mese della prevenzione del cancro al seno”
“200 macchine? E a che scopo?”
“Beh, per pubblicizzare le inziative di questo mese dedicate al cancro al seno”
Margherita strabuzza gli occhi. “Ma le macchine inquinano. Che fai? Previeni il cancro al seno e provochi quello ai polmoni?”
“Si, e` una storia lunga. Andiamo, senno` non troviamo piu` il medico”
L’ambulatorio e` pieno da scoppiare. Ci sono vecchietti che si fanno prescrivere carrettate di medicine, la segretaria con le orecchie fumanti perche` ha una stampante che e` un relitto degli anni ’80 e non le funziona. Ci sediamo. Margherita all’inizio non riesce a tenere ferme le gambe, le accavalla e scavalla di continuo, poi comincia a tremare che sembra il terremoto. Dopo la prima ora, sfinita, mi appoggia la testa sulla spalla in segno di resa. Alla fine della seconda e` finalmente il momento di entrare.
“Non e` niente, Margherita. Sei giovane, non hai precedenti in famiglia. Stai tranquilla. Eh, voi donne vi allarmate per nulla”
Il medico ha fatto la sua diagnosi dopo una visita di un microsecondo al seno di Margherita.
“Che non abbia precedenti in famiglia di cancro al seno e sia giovane di per se` non vuol dire nulla. Io mi sono ammalata a 30 anni e in famiglia non c’era e non c’e` un solo caso oltre al mio. Poi Margherita e` chiaramente spaventata. Sarebbe meglio prescriverle una visita senologica in modo che si metta tranquilla”
“E va bene, va bene. Come se io non fossi un medico”
“Si, lei e` un medico, ma non e` un senologo”
“Faccio la ricetta. Buona fortuna”
E` quasi l’una. Il centro unico prenotazioni dell’ospedale e` chiuso. Bisogna aspettare il giorno dopo. Margherita passa il resto della giornata con me. Un po` piange e un po` ride, un po` ripensa perplessa alla Peugeot rosa. L’indomani andiamo al CUP di buon’ora. Ho passato la notte in bianco come al solito, causa vampate, ma il pensiero dell’angoscia della mia amica mi mette in piedi. Davanti a noi solo una ventina di persone. Peccato che funzioni solo uno sportello. Quando il nostro numeretto compare sullo schermo scattiamo all’unisono, ma una sonora batosta ci attende. Prima data disponibile per la visita senologica ottobre 2015. Margherita sbianca e probabilmente si immagina gia` con le mani giunte dentro una bara. Spetta a me chiedere spiegazioni.
“Mi scusi, ma non e` possibile chiedere una visita urgente?”
“L’urgenza la indica il medico curante e quello che ha scritto questa ricetta non l’ha fatto. Purtroppo qua le visite senologiche, le mammografie e le ecografie si prenotano da un anno all’altro. Mi dispiace”
Merda, merda. Margherita e` nel panico. Le scendono due lacrimoni. Qualcuno in attesa comincia a spazientirsi.
“Andiamo, Marghe. Mi sa che dobbiamo rivolgerci a un privato”.
“Ma chi? Dove andiamo? Oh Dio, io voglio sapere che cosa ho nel seno e lo voglio sapere ora, prima che sia tardi”
Usciamo dall’edificio. Respiro, cercando di ragionare.
“Possiamo andare dal mio di senologo. E` un po` caro, ma e` bravo”
“Quanto prende?”
“300 euro a visita”
“Cazzo, e` un sacco!”
“Posso informarmi allora. Andiamo a casa, facciamo una ricerchina su internet...”
“No, no, non fa niente per i soldi, andiamo da lui. E` bravo e la salute non ha prezzo. I soldi li prendo dal gruzzoletto che sto mettendo da parte per il Master”
Margherita e` una giornalista precaria. Lavora, sfruttata e sottopagata, per un grosso giornale. Da qualche mese pero` sta pensando di fare un master all’estero in modo da poter andare via dall’Italia. Sta mettendo i soldi da parte poco alla volta, macinando articoli su articoli ogni giorno finche` non le si cerchiano gli occhi.
Chiamo al volo il super senologo. Appuntamento fissato per il pomeriggio. Non c’e` che da ingannare l’attesa per qualche ora. Margherita e` sollevata, almeno adesso sa che uno specialista si occupera` di lei e le dira` cosa fare per capire di cosa si tratta.
Il dottore mi riconosce. Mi stringe la mano col suo sorriso sornione. Ci sediamo.
“Dottore, facendo la doccia ieri ho sentito una pallina nel seno sinistro. Ho paura, sa i casi sono in aumento anche tra le giovani. Lo dimostra il caso di...”
“Tolga tutto e si accomodi sul lettino”
La visita dura circa 10 minuti. Io sono dall’altro lato del paravento, ma so cosa sta accadendo dall’altra parte. Il senologo tocca il seno, le ascelle, la zona tra la clavicola e il collo. Occasionalmente abbozza un sorriso. La paziente e` stesa coi piedi a martello, trattiene il respiro in attesa del responso, non riesce a guardare il medico negli occhi perche` non vuole incontrare uno sguardo da brutta notizia, fissa il soffitto e prega o si ripete di stare calma, come un mantra, una, due, tre, dieci volte.
“Si, sento anch’io un nodulino. Facciamo un’ecografia e vediamo di cosa si tratta. Mi diceva che non ha familiarita`...”
Nessuno risponde. La stanza sembra tagliata da un ghiaccio perenne. Arriva la dottoressa delle ecografie. Il senologo le lascia il posto e si mette su uno sgabello. Il gel, la sonda, gli occhi di tutti puntati sul monitor. I due medici cominciano a parlare tra loro. Riesco a capirci qualcosa solo perche`, mio malgrado, mi sono fatta una cultura in materia. Margherita sta ferma, non muove un muscolo, ha la faccia del terrore. Cerco di incontrare il suo sguardo per rassicurarla, ma non sposta gli occhi dal monitor.
“E` un fibroadenoma. Lo teniamo sotto controllo, caso mai dovesse aumentare di dimensioni. Ma e` innocuo”
“Come...come un fibroadenoma? Come fa a dirlo solo con un’ecografia?”
“Signorina, sappiamo il nostro mestiere”
Il tono e` perentorio e non ammette repliche. Margherita si riveste. E` in evidente imbarazzo.
“Dottore, non volevo dire che non mi fido di lei...”
“Certo, non si preoccupi. E comunque fossero tutti come lei. Purtroppo la maggior parte delle persone rifiutano la prevenzione, poi quando scoprono di avere il cancro piangono”
Io e Margherita ci guardiamo per un’istante. Ci passano davanti le file interminabili dal medico curante e al CUP, lo sguardo sconsolato dell’impiegato allo sportello che ci dice che bisogna aspettare un anno per una visita senologica, ai 300 euro contati sull’unghia alla segretaria del luminare, che` lui coi soldi non vuole certo sporcarcisi le mani, ma siamo troppo stanche per rispondere. Siamo sfinite. Abbiamo avuto paura, rivissuto traumi, vogliamo solo andarcene a casa e rilassarci.
Salutiamo i medici e ci avviamo per il lungo corridoio che porta all’uscita. La segretaria ci sorride impeccabile.
“Sono 170”
“Eh?”
“Sono 170”
“Abbiamo pagato prima”
“Avete pagato la visita, ma avete fatto anche un’ecografia. Sono altri 170 euro”
E` l’una. Sono in preda alle vampate. La birretta che mi sono scolata per mandare giu` l’amarezza non mi aiuta di certo, ma in fondo ci voleva. Margherita e` rimasta da me anche stanotte. Domani riprendera` la sua vita normale, davanti al pc a sfornare articoli come fossero pizzette ma stasera era ancora troppo agitata per stare da sola. Dorme per fortuna. Io sono su internet come al solito e quella frase pronunciata dal senologo mi rimbomba nella testa, “rifiutano la prevenzione”. La scrivo su google. Un risultato mi si schianta in faccia. E` un articolo della Fondazione Veronesi dal titolo inequivocabile

“Milioni di italiani rifiutano di salvare la propria vita”

C’e` la foto di una ragazza bionda con un sorriso accondiscendente mentre le stanno per pressare una tetta sotto la macchina della mammografia. Sembra piu` piccola di me. Sopra di lei un banner rosa e la scritta Pink Is Good. Rido, ma un poco mi viene da piangere.


martedì 1 ottobre 2013

Pink Quiz - Risposte

Mi dispiace. Nessuna di voi ha risposto correttamente a tutte le domande. Siete cadute tutte sulla prima. Vediamo le risposte corrette:

1. Falso! Il nastro rosa e` stato creato da una donna, Charlotte Haley, le cui madre, sorella e nonna avevano avuto il cancro al seno. Agli inizi degli anni '90, Charlotte aveva confezionato dei nastrini rosa pesca che distribuiva gratuitamente. Il set contenente 5 nastri rosa conteneva una cartolina con su scritto "Il bilancio annuale del National Cancer Institute e` di 1,8 milioni di dollari, solo il 5% e` destinato alla prevenzione. Indossiamo questo nastro perche` i nostri legislatori e l'America si sveglino". La direttrice della rivista Self, venuta a sapere della campagna di Charlotte, la avvicino` chiedendole di utilizzare il nastro per l'edizione speciale del suo giornale riguardante la prevenzione del cancro al seno. Charlotte rifiuto` dicendo che non voleva che il suo nastrino finisse nelle mani delle corporations. A questo punto, Self cambio` la sfumatura del colore del nastro appropriandosene e, nell'autunno del 1992, Estee Lauder distribui` circa un milione di nastri rosa alle casse delle profumerie, senza fare alcun riferimento alla prevenzione o a una migliore allocazione dei fondi.

2. Falso! Chiunque puo` mettere un nastro rosa su un prodotto. Infatti anche le compagnie che vendono prodotti contenenti sostanze cancerogene si servono del nastro rosa per aumentarne le vendite.

3. Vero! Astra Zeneca e` lo sponsor principale del mese per la prevenzione del cancro al seno negli Stati Uniti, paese da cui la campagna e` partita. E` per questo motivo che ad ottobre si parla tanto di mammografia e cura del cancro al seno ma MAI delle sue cause, soprattutto di quelle ambientali.

4. Nessuno! Tutti i prodotti menzionati sono stati associati al nastro rosa. Volete vederla la pistola di Susan G. Komen for the Cure (poi ovviamente hanno smentito)? Eccola. Sta in borsetta!