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domenica 23 febbraio 2020

1500 giorni di fragilità e resistenza

di Valentina Bridi

L'allarme coronavirus sembra aver fatto scoprire agli italiani che non siamo immortali. La popolazione si trova a guardare in faccia l'impotenza, il rischio, la malattia e l'idea della morte.
Tutte cose che chiunque faccia i conti con una diagnosi di cancro si vede sbattere in faccia ogni singolo giorno della propria esistenza. Per me sono passati 1500 giorni. Per la maggior parte del tempo mi racconto un sacco di cazzate, mi sembra di essere ripartita, ma basta niente per farmi ripiombare nel terrore. Ho rimesso insieme i pezzi, certo, ma stanno insieme per miracolo e basta un soffio per farli crollare.

Come una mattina di qualche giorno fa, quando lavandomi ho sentito una piccola pallina nell'ascella operata. Il cuore si è fermato, non riuscivo a respirare, sono caduta a terra tra i singhiozzi, pensando solo che sarei morta di lì a poco, la perdita del controllo, la paura, il panico. Mi sono ritrovata sul pavimento a singhiozzare come una bambina, incapace di mettere in fila i pensieri, disperata, ancora una volta, come il primo giorno. Eppure di giorni ne sono passati 1500. In ognuno di questi giorni ho fatto i conti con un corpo che non è più il mio, un corpo che non è più un corpo, ma un insieme di pezzi da guardare con sospetto, pronti a tradirmi da un momento all'altro. Se penso alla normalità che con orgoglio mi sembra di aver ricostruito, mi rendo conto che di normale in questa mia vita non c'è più nulla.

Ogni mattina mentre mi guardo allo specchio e passo la matita nera controllo che le sclere non siano ingiallite, mentre mi lavo mi ritrovo ad ispezionare il cavo ascellare, segno su un diario qualsiasi sintomo per capire da quanto dura, non esiste più un mal di testa che sia una giornata storta, o una tosse che sia un colpo di freddo, esistono metastasi pronte a spuntare fuori da qualsiasi parte, esiste la paura continua di perdere di nuovo tutto. Ogni cosa mi riporta a quel giorno di quattro anni fa, nonostante di giorni ne siano passati 1500. E poi, duro e crudo come una coltellata, arriva il senso di colpa, per stare bene e nonostante questo non riuscire a vivere come in quei bei racconti di forza e resilienza che siamo tanto abituate a leggere. Il sentirsi sempre fuori posto e fuori tempo, inadeguata, debole.

Rivendico però il mio e il nostro diritto di dire anche quanto sia difficile, andare avanti e sopravvivere a sé stesse. E lo è ancora di più quando incontri qualcosa o qualcuno che per un attimo ti ricorda la persona che eri e non sei più. Il cancro non mi ha resa una persona migliore, ero una ragazza bella, forte, impegnata, non avevo bisogno di un cancro per capire il senso della vita o darmi delle priorità. Il senso di ingiustizia per quello che la malattia mi ha portato via rimane fortissimo. A 30 anni si dovrebbe iniziare a costruirsela una vita, non certo fare i conti con una sua possibile fine.

Non c'è stato un solo giorno in questi 1500 giorni in cui non avrei voluto con tutta me stessa tornare anche solo per un momento quella che ero. Tornare a vivere una vita dove la morte e la paura non la fanno da padrone, ma restano un pensiero lontano, sullo sfondo, dove non bastava una stupida pallina a rendermi un cumulo di macerie da rimettere insieme per l'ennesima volta.

A tutte noi che facciamo fatica.

Andiamo bene comunque.

venerdì 15 novembre 2013

16 Novembre a Napoli - Ora e sempre Resistenza





A chi taccia i napoletani o piu` in generale i campani o i meridionali di immobilismo consiglio la visione di questo film, Le Quattro Giornate di Napoli. Racconta un pezzo della storia d'Italia e d'Europa che si e` voluto cancellare o comunque privare dell'importanza che invece merita. Anche attraverso la negazione della partecipazione alla Resistenza degli abitanti di Napoli e del Mezzogiorno o il riduzionismo di cui e` stata fatta oggetto, e` passata l'idea che i "meridionali" siano privi di coscienza civile e politica, pronti solo a chinare il dorso a ricchi e potenti per un piatto di lenticchie. Tutto questo e` falso. Ce lo insegna la storia, ma anche il presente. Il presente e` un Sud che resiste, ancora una volta. Un Sud martoriato che non ci sta, che non ha nessuna intenzione di fare finta di niente. Vorrei poter essere a Napoli domani, 16 novembre, e sentire l'afflato del movimento contro il biocidio. Vorrei essere li`, per poter dire, ancora una volta "Ora e sempre Resistenza".

venerdì 25 ottobre 2013

Con il cuore a Napoli


In via Carbonara 33 a Napoli, c'e` un palazzo rosso pompeiano con delle meravigliose scale vanvitelliane. All'ultimo piano, uscendo dall'ascensore sulla destra, c'e` un appartamento grande e luminoso, le stanze grandi e i soffitti alti. Dalla cucina, si vede il Vesuvio e il campanile della chiesa del Carmine. In quella casa, tra il 1998 e il 2002, ho abitato insieme ad altre 4 ragazze. Eravamo, come si diceva in gergo, "studentesse fuori sede". Io e Carmela avevamo fatto le superiori insieme. Per tutto l'ultimo anno di liceo avevamo progettato la nostra fuga da Foggia che ci stava un po` stretta.
Sono stati anni belli, di liberta`, amicizia, spensieratezza. Napoli un po` la conoscevo gia`, ma me ne sono innamorata vivendoci, tant'e` che per molto tempo, dopo essere andata via nel 2005, a chi mi chiedesse di dove fossi rispondevo: "sono di Napoli". Perche` il luogo di nascita lo decide il caso. A Napoli, invece, ci sono andata per scelta e per scelta ci ho vissuto per 7 anni. E li` sarei rimasta, se le condizioni dell'Italia e dell'Europa dei nostri anni, me lo avessero consentito.
Domani a Napoli c'e` un corteo. Partira` alle 4 del pomeriggio da Piazza Dante. L'hanno organizzata gli attivisti de La Terra dei Fuochi (qui) che si battono contro il biocidio in atto a Napoli, Caserta e provincia. Domani il mio cuore sara` li` con loro. Mi sono scoperta malata di cancro a 30 anni e mi sono chiesta spesso se un caso come il mio possa rientrare nelle statistiche di quella che si configura ormai come una vera e propria strage. Tante sono le persone che ho incontrato che hanno vissuto la stessa esperienza. E alcune, purtroppo, non sono piu` tra noi. Vorrei poter volare a piazza Dante domani, per me e per loro. Per Napoli e chi ci abita e, nonostante tutto, resiste.