venerdì 18 maggio 2018

Il pinkwashing di Virginia Raggi

Il pinkwashing ha tante facce. C'e` chi usa il cancro al seno per vendere prodotti, dai cosmetici ai lavapavimenti [qui]. E c'e` chi lo usa per accreditarsi come paladina della salute delle donne e nascondere come invece ne calpesti i diritti. E` il caso di Virginia Raggi, la sindaca di Roma che ha annunciato ieri, 17 maggio, a mezzo blog di Beppe Grillo una "novita` importante per tanti genitori e per la crescita dei loro figli": si tratta della prima edizione di Kids for the Cure, che ha visto la partecipazione di 167 bambini delle scuole dell'infanzia di Roma alla Race for the Cure di Komen Italia che si tiene, come ogni anno, al Circo Massimo attraverso apposita corsetta e laboratori didattici sulla salute.



Come abbiamo segnalato negli anni precedenti, la manifestazione vanta tra i suoi principali sponsor la multinazionale del petrolio Exxon Mobil [qui]. Cosa avranno imparato i 167 bimbi sulla salute loro e delle loro mamme? Bevete petrolio invece del latte?
Non e` solo per questo, tuttavia, che il patrocinio della giunta capitolina a un'iniziativa simile disturba. E` infatti di queste ore la notizia che il Consiglio comunale di Roma ha approvato la mozione presentata dalla pentastellata Gemma Grillini che impegna la sindaca a chiudere la Casa Internazionale delle Donne, sede di associazioni che si occupano di violenza, salute, lavoro e tutto cio` che riguarda i diritti delle donne [qui]. L'amministrazione comunale di Roma ha dunque, nelle parole delle rappresentanti della Casa, "dichiarato guerra alle donne" decidendo di privarle di un luogo di aggregazione e servizi costruito con fatica dal basso. Allo stesso tempo, aggiungiamo noi, si lava la coscienza attraverso iniziative come Kids for the Cure che fanno parte del problema del cancro al seno e non della sua soluzione. Se non e` pinkwashing questo, allora cosa lo e`?

martedì 1 maggio 2018

I nuovi farmaci anticancro che non servono a nulla


Quella del cancro e`, stando ai media mainstream, una storia di scoperte strabilianti. Ne salta fuori una ogni giorno, da sbattere in prima pagina. Che si tratti di una proteina sconosciuta o di un farmaco capace di distruggere ogni cellula maligna in un colpo solo, il miracolo e` quotidiano. Soprattutto per quanto riguarda i farmaci, pero`, le cose non starebbero proprio cosi`. E a dirlo non sono le solite Amazzoni Furiose, guastafeste di professione, ma Ajay Aggarwal, oncologo del Guy and St. Thomas di Londra e professore associato presso il King's College, sempre a Londra che in un articolo pubblicato il 10 aprile scorso sul sito della rivista scientifica Nature lancia l'allarme [qui]:

"Gia` quest'anno la Food and Drug Administration (FDA) ha approvato o esteso l'utilizzo di diversi farmaci oncologici che devono ancora dimostrare di allungare la vita o migliorarne la qualita`. Purtroppo non c'e` nessuna garanzia che tali benefici verranno dimostrati nel corso del tempo e questi farmaci, come la maggior parte dei trattamenti anti cancro, aumentano il rischio di effetti collaterali come la diarrea o la suscettibilita` alle infezioni.

Dal mio punto di vista, gli enti regolatori dovrebbero assicurarsi che un farmaco produca vantaggi per i pazienti prima di permetterne la persistenza sul mercato.

In qualita` di oncologo, i pazienti a volte mi mostrano titoli in prima pagina che descrivono nuovi farmaci per il cancro in termini di 'svolta' e 'conquista'. Al pari dei miei pazienti, sono entusiasta di vedere che nuove terapie sono all'orizzonte. Sfortunatamente, pero`, queste parole sono raramente quelle che mi vengono in mente nel valutare i risultati degli studi clinici."

Il problema, spiega Aggarwal, consiste nella eccessiva rilevanza negli studi clinici assegnata a indicatori come il rallentamento della crescita del tumore che, tuttavia, non implica necessariamente un allungamento della vita del paziente che, anzi, a volte la vita la rischia a causa degli effetti collaterali del farmaco, soprattutto se gia` debilitato.

Una situazione che non riguarda solo gli Stati Uniti, ma anche l'Europa. Nell'ottobre del 2017, uno studio condotto da Aggarwal e colleghi pubblicato sul British Medical Journal ha messo in luce come la maggior parte dei farmaci oncologici che hanno ricevuto l'approvazione dell'Agenzia europea del Farmaco tra il 2009 e il 2013 sono stati immessi sul mercato senza che mostrassero benefici in termini di sopravvivenza o qualita` della vita [qui].

I grandi ritrovati degli ultimi anni, insomma, non funzionano. Intanto, pero`, vengono commercializzati lo stesso e generano immensi guadagni. Il risultato e` che e` venuto a mancare qualsiasi incentivo a produrre ricerca di buona qualita` che possa portare davvero alle rivoluzioni farmaceutiche che tutti speriamo avvengano.