Le pazienti di vecchia data dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano
l’hanno visto camminare in corridoio almeno una volta. E` alto, solo leggermente
curvo, dispensa sorrisi a ogni passo. La gente lo guarda sorpresa, rapita, lo
addita, bisbiglia “e` lui”. Lui, che sembra come camminare sulle acque o su un
tappeto di nuvole.
Caro Umbertone (Veronesi), la prima volta che ti ho visto stavo facendo il
day-hospital pre-operatorio. Era dicembre. Il cielo di Milano era grigio.
Nevicava e faceva freddo. Uno scenario da piccola fiammiferaia. Tu mi sei
passato davanti. Ti ho riconosciuto, ho fatto gomitino a mia madre. Stavo per
incrociare il tuo sguardo, quando ti sei girato dalla parte opposta a salutare
un’altra signora che aveva fatto prima di me.
Stai tranquillo, Umbertone, ti ho gia` perdonato. E` grazie a te se ho
ancora il seno io, anche quello malato. La quadrantectomia l’hai inventata tu
tanti anni fa. Ti ricordi? Prima di te non c’era che la mastectomia,
l’asportazione totale di una o entrambe le mammelle. Addirittura, negli Stati
Uniti, negli anni ’70, la mastectomia preventiva era diventata routine. Pensa
tu, quanto erano spaventate quelle donne che vi facevano ricorso! Poi nel 1981,
il 2 luglio, il giorno del mio secondo compleanno, il New York Times pubblico`
un articolo sulla tua nuova tecnica chirurgica. Eri riuscito a dimostrare che
il rischio di recidiva per le donne a cui veniva praticata la quadrantectomia -
l’asportazione solo di una parte di ghiandola mammaria, quella malata – seguita
da radioterapia locale non era superiore a quello per le donne a cui veniva
asportato tutto il seno. Non avevi esitato a definire la mastectomia una
“mutilazione non necessaria” e a sfidarne il dogma.
Umbertone mio, io ti sono grata. Mi hai salvato la tetta. Poi sei vegetariano
(non vegano ma, dati i tempi, e` gia` tanto), difendi gli animali. Pero`, mi
devi perdonare, io te lo devo dire. Spesso, quando scrivi o parli in
televisione, nei siti delle tue fondazioni o nelle campagne di
sensibilizzazione confondi prevenzione e diagnosi precoce.
Ti faccio un esempio veloce. La campagna che la Fondazione che porta il
tuo nome, la Fondazione Veronesi,
ha lanciato recentemente insieme a L’Oreal. La campagna 'Nastro Oro'. Una vede
il manifesto con te che sorridi e pensa “ah, eccolo qua Umbertone”. Poi vede
che non c’e` traccia di rosa e persino il nastrino e` dorato e pensa “siamo
alla svolta”. Col cuore colmo di speranza comincia a leggere e dice “bene, la
forza dei numeri”: ‘con 40mila nuovi casi ogni anno in Italia, il tumore al
seno e` la prima causa di morte delle donne tra i 35 e i 55 anni’. Alla frase
successiva stai volando. Il tuo piu` grande desiderio si realizza:
‘sconfiggerlo si puo`’, prosegue il testo. E allora chi l’ha gia` avuto e sa
che vuol dire e non vuole permettere che piu` nessuna donna viva la stessa
esperienza si commuove. “ce l’hanno fatta”, pensa. E si aspetta di leggere che
finalmente, come per il cancro della cervice uterina, e` stata scoperta la
causa del cancro al seno e sara` quindi possibile cancellarlo per sempre dalla
faccia della terra. E ti arriva la batosta. Quello che viene dopo la virgola ti
lascia senza parole: 'grazie alla diagnosi precoce e alla formazione di medici
e scienziati'. Ma come? Proprio tu, Umbertone mio? Tu lo sai che con la diagnosi
precoce il cancro al seno non lo sconfiggi, al massimo lo individui quando non
ha fatto troppi danni e salvi una vita…forse, perche` la bestiaccia non si sa
mai come si comporta. Questo tu lo sai bene, cavolo! Per un oncologo (tu sei un
chirurgo, ma ti faccio io oncologo ad honorem perche` ti voglio bene) il 100%
non esiste. E vivere con una spada di damocle cosi` sulla testa per molte donne
non e` vita. E` terrore. E` un incubo. E tralasciamo poi le donne giovani, per
cui la diagnosi precoce e` difficilissima perche` non si puo` usare la
mammografia.
E che dire della “formazione di medici e scienziati”? Io non sono un medico
e nemmeno una scienziata, pero` scusami, Umbertone, vorrei capire un po` sti
scienziati come li state formando. O meglio, li state formando per fare che?
Per trovare nuovi farmaci o per cercare e possibilmente scoprire cause? Non
pensi che forse anche noi pazienti avremmo il diritto di dire la nostra in
proposito? Non pensi che se parlassero di piu` con noi, malate e non, forse
potrebbe venirne fuori qualcosa di buono? E un’ultima domanda: ma questi
scienziati continueranno a fare ricerche sui topi? No, perche` lo sai bene, no,
che nei topi il cancro al seno e` indotto, non lo sviluppano “naturalmente” e quindi
finche` si continuano a usare topi per gli esperimenti vuol dire che alle cause
non si arrivera` mai?!?! Mai, Umbertone mio. Mai.
Ti abbraccio.