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domenica 14 aprile 2019

Gli screening mammografici non sono prevenzione. Basta con la disinformazione

Il nostro ultimo post e` stato condiviso su Facebook da Non Una Di Meno Milano [qui]. Ne e` scaturito un dibattito che ha evidenziato, ancora una volta, la disinformazione sul cancro al seno di cui le donne sono fatte oggetto in Italia e a cui contribuiscono anche le iniziative di Fondazione Veronesi e simili con tutte le loro volute ambiguita`. Come al solito, ci siamo trovati di fronte a persone convinte che la "prevenzione" possa tutto contro il cancro al seno. Per "prevenzione" si intendeno nel nostro paese i programmi di screening mammografici che, nella maggioranza delle regioni, consistono nell'esecuzione di una mammografia ogni 2 anni per le donne di eta` compresa tra i 50 e i 69 anni.

L'abbiamo gia` detto, lo ribadiamo e continueremo a farlo: i programmi di screening non prevengono nulla. Prevenire significa fare in modo che un evento non si verifichi e una mammografia, come qualunque altro esame diagnostico, puo` solo identificare la malattia quando gia` e` presente.
Sull'efficacia degli screening mammografici, inoltre, esistono da molto tempo fortissimi dubbi sollevati da piu` parti nella comunita` scientifica internazionale.

E` di qualche giorno fa un articolo uscito sul British Medical Journal in cui una dottoressa di medicina generale si chiede "Devo convincere i miei pazienti a fare le mammografie?" [qui] La dottoressa spiega l'esistenza di un programma che prevede incentivi economici per i medici che riescono a convincere un maggior numero di pazienti ad aderire ai programmi di screnning. Per il seno, scrive la dottoressa, lei non se la sente: "l'evidenza dei suoi benefici e` molto meno chiara" rispetto allo screening per il cancro all'intestino o per quello della cervice uterina. E cita una lettera di Michael Baum, chirurgo senologo di fama internazionale, che di recente ha scritto al quotidiano inglese The Times che "lo screening sembra essere un gioco a somma zero in cui per ogni morte per cancro al seno evitata c'e` una morte per sovrattrattamento di pseudocancri", oltre all'ormai corposa messe di studi sul tema, menzionati anche nella brochure di Breast Cancer Action "Devo fare la mammografia?" che abbiamo tradotto anni fa [qui].

A fronte di tutto questo, la disinformazione sugli screening regna sovrana in Italia e non solo. Sempre il British Medical Journal ha pubblicato nel 2018 i risultati di uno studio condotto in 5 paesi europei, Repubblica Ceca, Germania, Regno Unito, Italia e Svezia, da cui e` risultato che il 59,2% delle donne che formavano parte del campione sovrastimavano il loro rischio di ammalarsi di tumori femminili (seno, endometrio, cervice uterina e ovaie) e soltanto il 26.5% era consapevole che lo screening mammografico comporta benefici e rischi [qui]. Il 50,9% delle italiane intervistate, inoltre, pensava che lo screening mammografico previene il cancro prima che cominci. Un risultato che non ci sorprende visto il modo in cui medici, enti di ricerca, ministri e aziende che vendono prodotti sfruttando la malattia parlano del cancro al seno. Un danno non di poco conto e a cui bisogna porre un freno. Come? Ad esempio partecipando a un incontro organizzato dall'Istituto Mario Negri che si terra` a Milano l'11 giugno che, si legge nella presentazione, parte dalla "necessità di informare correttamente le donne sullo screening mammografico, considerando questo aspetto come un obbligo etico." E informare correttamente significa che "nei libretti e negli strumenti informativi sullo screening mammografico [devono] essere esplicitati in modo corretto tutti i potenziali benefici e i danni, nonché i dati incerti e le controversie ancora oggi presenti tra i ricercatori" [qui].


giovedì 12 gennaio 2017

Tra cuoricini e mammografie. Pensiamoci bene

L'ormai popolare messaggio che, negli ultimi giorni, molte donne hanno ricevuto attraverso i social e che le invitava a postare un cuoricino per la "prevenzione" del cancro al seno, noi non l'abbiamo ricevuto. Chi ci segue sa come la pensiamo a riguardo. Il cancro al seno per noi non e` un tema da cuoricini e nastri rosa.
Abbiamo osservato, tuttavia, che un interessante dibattito ha preso piede vedendo schierat* chi nel cuoricino si e` identificat* e chi, invece, invitava alla "prevenzione" tramite strumenti diagnostici come la mammografia. Quest'ultima, insieme alle visite di controllo, alle ecografie e a quanto la medicina mette oggi a disposizione per la diagnosi di cancro al seno, viene presentata come l'alternativa razionale all'adesione all'ultima cancro-catena di Sant'Antonio. Un atteggiamento che non stupisce. Lo screening mammografico viene presentato da decenni come l'unica arma a disposizione per difendersi dalla malattia e in Italia gode del supporto granitico della stragrande maggioranza dei professionisti della salute.
Le cose, pero`, stanno cambiando oltre oceano. E non poco, se persino il Chief Medical Officer dell'American Cancer Society, Otis Brawley, si spinge a scrivere un editoriale di accompagnamento all'ennesimo studio sui limiti dei programmi di screening in cui esorta ad "accettare l'esistenza della sovradiagnosi di cancro al seno" [qui]. Non tutte le lesioni sono destinate a crescere e uccidere. Dare per scontato che lo facciano e`, secondo Brawley, l'equivalente medico del "racial profiling", la pratica da parte delle forze dell'ordine di pensare che gli appartenenti a un gruppo razziale si comporteranno nello stesso modo. I tumori, prosegue Brawley, inclusi quello con caratteristiche biologiche simili, possono comportarsi in modo diverso. L'idea che alcuni possano "crescere cosi` lentamente da essere clinicamente insignificanti non e` forzata" e nel caso del tumore alla prostata o alla tiroide la sovradiagnosi e` considerata un dato di fatto. Riconoscerne l'esistenza anche per il cancro al seno significa ammettere che "i benefici dello screening sono stati ingigantiti e che ad alcune donne che sono state 'curate' sono stati procurati danni a causa di trattamenti non necessari". Lungi da Brawley l'idea di proporre l'abbandono dello screening. Occorre, tuttavia, comprenderne i limiti e ripensarlo.
Prima di precipitarvi a "fare prevenzione" - che prevenzione poi non e` - leggete l'opuscolo pubblicato due anni fa da Breast Cancer Action "Devo fare la mammografia?" [qui]. Se ritenete opportuno, fatela pure, ma solo dopo averne ponderato bene i rischi e i benefici.

lunedì 12 ottobre 2015

13 ottobre. Un giorno solo per il cancro al seno metastatico

E` il 13 ottobre domani. La giornata del cancro al seno metastatico. Un giorno solo per l'unica forma di cancro al seno che uccide. Tutto il resto del mese e` dedicato alla pubblicita` sulla pelle delle donne degli sponsor delle varie campagne di 'sensibilizzazione'.

"Fare prevenzione" e` un'espressione entrara ormai nell'uso comune. Non esisteva nel 2010, quando mi sono ammalata. O forse sono io che non la ricordo perche` a 30 anni al cancro non ci si pensa e sarebbe un diritto non pensarci. Un diritto leso. Anche questo. Uno dei tanti, ormai.

Circa il 30% delle donne affette da cancro al seno sviluppa - anche oltre i canonici 5 anni - delle metastasi. Le sedi piu` comuni sono ossa, fegato, polmoni e cervello. Puo` capitare che la malattia esordisca come metastatica, come ricorda, in un bel post fresco fresco di pubblicazione, Alberta Ferrari (qui). Che ci si scopra ammalate al quarto stadio sin dall'inizio, insomma. Forse queste donne non hanno 'fatto prevenzione'? Forse una campagna di 'sensibilizzazione', con annessa pubblicita` di prodotti di consumo correlati con lo sviluppo della malattia, avrebbe potuto evitare loro il cancro al seno metastatico? La risposta e` no. Ci sono tumori biologicamente cosi` aggressivi che si diffondono alla velocita` della luce e senza che il nodulo nel seno sia particolarmente grande. Sono questi tumori che H. Gilbert Welch, medico, ricercatore e docente presso il Dartmouth Institute for Health Policy and Clinical Practice, paragona a degli uccelli (qui):

"Sono i cancri piu` aggressivi, quelli che si sono gia` diffusi quando diventano diagnosticabili."

Cosa passa per la mente di donne in questa situazione, quando sentono parlare di 'fare prevenzione'? Come si sentono? Cosa avrebbero voglia di dire se solo fosse data loro la possibilita` di far sentire la propria voce? Di qualsiasi cosa si tratti, dovrebbero dirlo molto in fretta. Il giorno dedicato a loro e alle altre donne metastatiche dal grande circo di ottobre rosa e` solo uno. Che non rovinino troppo la festa...

***Se questo post ti e` piaciuto, condividilo con almeno tre persone. Continuiamo a parlarne***



mercoledì 17 settembre 2014

#FateVedereLeTette - Il comunicato de Le Amazzoni Furiose

Ismena Clout, la donna che si era fatta ritrarre con le cicatrici della sua doppia mastectomia e il tatuaggio con cui aveva deciso di adornarne una, se n’e` andata lunedi` 15 settembre. Aveva da poco compiuto 40 anni. Le metastasi del cancro al seno, con cui ha convissuto per tre anni, l’hanno purtroppo uccisa. Ne abbiamo dato notizia sul nostro blog (qui).
Ieri mattina, 16 settembre, al risveglio, una triste sorpresa ci attendeva sulle homepage dei principali quotidiani online. Una nuova campagna il cui scopo dichiarato e` una non meglio precisata ‘prevenzione’ del tumore al seno e` stata lanciata sui principali social media, Facebook, Twitter e Instagram. L’ideatrice, Giusi Brega, e` un’esperta di marketing e invita le donne a scrivere sul proprio decollete la parola prevenzione e fotografarlo. L’hastag che accompagna la campagna e` #FateVedereLeTette. A chi? A un medico, si legge sulla pagina Facebook dell’iniziativa. Lo scopo, si legge sempre su Facebook, sarebbe di “sensibilizzare le donne all’importanza vitale della prevenzione e della diagnosi precoce nella lotta ai tumori al seno” in ragione di un “atteggiamento imprudente, ma ancora troppo frequente” da parte delle donne stesse: “disertare le visite di controllo dal ginecologo o dal medico curante, se non in caso di reale e immediato bisogno” per motivi come “la pigrizia di dover fissare una visita non urgente, l’imbarazzo di farsi vedere nude e di farsi fare la palpazione o, semplicemente, il sottovalutare l’importanza vitale della prevenzione e della diagnosi precoce nella lotta ai tumori, in particolare di quello al seno”.
La campagna #FateVedereLeTette, per come è promossa e per i contenuti che veicola, suscita molte perplessità e ci induce alle seguenti considerazioni:


1. La campagna e` presente solo sui social media. Non esiste un sito internet di riferimento che possa fornire informazioni adeguate su temi complessi come la prevenzione e la diagnosi precoce del cancro al seno – la campagna infatti confonde i due termini – non si fanno richiami sull'acceso dibattito che a livello internazionale sta evidenziando i limiti delle indagini strumentali ai fini della sopravvivenza libera da malattia e nemmeno si menzionano studi e pubblicazioni scientifiche.

2. La campagna e` improntata ad una palese oggettificazione del seno femminile con il pretesto di promuovere la tutela della salute di questa parte del corpo. Il seno femminile nell’immaginario collettivo e` considerato un simbolo di femminilita` e sensualita`. Il seno femminile attira gli sguardi e l’attenzione dei media, soprattutto se risponde ai canoni di bellezza dominanti. Non e` un caso che nessuna foto di seni mastectomizzati sia stata inserita tra quelle che figurano nella campagna; non e` un caso che gli uomini, che pure sono colpiti dal cancro al seno, non siano stati invitati a partecipare; non e` un caso che la campagna riguardi questo tipo di tumore e non altri, come quello del polmone ad esempio, che presenta tassi di mortalita` ben piu` elevati.

3. La campagna colpevolizza e infantilizza le donne, accusandole di disertare non meglio precisate “visite di controllo dal ginecologo o dal medico curante” per motivi puerili quali “pigrizia”, “imbarazzo nel farsi vedere nude e di farsi fare la palpazione”, sottovalutazione dell’”importanza vitale della prevenzione e della diagnosi precoce nella lotta ai tumori, in particolare di quello al seno”.

4. Riteniamo che, come in molti altri casi, anche in questo la malattia che ci ha colpite e con cui conviviamo giorno dopo giorno, soffrendone le conseguenze, sia stata utilizzata per scopi che esulano dall’interesse collettivo.

Siamo e saremo sempre a favore di campagne che promuovano in maniera creativa ed efficace l’informazione corretta sul cancro al seno. Riteniamo, tuttavia, che la campagna #FateVedereLaTette non rientri tra queste per i motivi di cui sopra. Chiediamo quindi di non partecipare a questa campagna che fa merce di una malattia che colpisce milioni di donne, ne rovina le vite e, purtroppo, talvolta le spegne.

Le Amazzoni Furiose, Paola Palomba, Georgiana Mazzelli, Manuela Russo, Monica Covezzi, Angela Restelli, Nicoletta Caraceni, Chiara Giordano, Angela Russo, Gabriella Petrucci, Maristella Campana, Noemi Meneguzzo.

Chiunque desideri apporre la propria firma puo` contattarci. Grazie.

mercoledì 7 novembre 2012

La vita a tempo



Ho ricevuto una bellissima mail da un lettore del blog, Gianluca. Con il suo permesso, voglio condividerla. Gianluca si fa tante domande. Perche` sua suocera, dopo 10 anni libera da malattia, si e` ritrovata con delle metastasi alle ossa? E perche` se i medici le avevano dato solo 6 mesi di vita, oggi, dopo tanti anni, sta ancora bella fresca e tosta e si appresta a compiere 71 anni? E perche` una sua cara amica, ammalatasi tanti anni dopo sua suocera, deve oggi sottoporsi alle stesse vecchie terapie? Cosa sappiamo del cancro? Forse nulla, dice Gianluca. E io con lui. Le "cure" da sole non bastano. Insieme chiediamo che non si debba piu` sperare in una vita a tempo


"Era il 1985, avevo 18 anni, il pieno della spensieratezza, studio e divertimento, quali pensieri può avere un ragazzo di 18 anni? Conobbi una ragazza, fui molto felice, ora è mia moglie e l'amo come fosse il primo giorno. Con tanta felicità conobbi anche il significato della sofferenza, si, perchè non sempre tutto è felicità, lei aveva un problema, sua mamma, a 42 anni le diagnosticarono un tumore al seno, la operarono e fece le chemioterapie, io la conobbi qualche mese dopo il termine delle terapia, ma da subito partecipai al significato di avere un malato di tumore in famiglia. Tutto cambia, incominci a vedere le cose da prospettive diverse, apprezzi cose che non apprezzavi prima, ti cambia la vita, ma poi tutto torna alla normalità, il tempo passa, il dolore passa, si torna alla vita. Un piccolo particolare, vita a tempo, la medicina calcola il tempo che hai da vivere, per mia suocera 10 anni. Che vuoi che sia, 10 anni sono tanti, ci metteranno tanto a passare, in tutto questo tempo ha sposato due figli, ha avuto tre nipoti, si perde il conto degl'anni. All'undicesimo anno ecco qui, inesorabile la recitività, la scintigrafia ossea di routine individua due addensamenti, uno alla spina dorsale e l'altro sullo sterno, "che vuole signora è normale, fa parte della sua malattia", ma come, i medici avevano detto "sono passati 10 anni, sei guarita" ed ora? Il medico diagnostica un tumore alle ossa, "non c'è niente da fare 6 mesi di vita e faremo il possibile per non farla soffrire". No, non può finire così, era guarita ed ora è la fine? non è possibile. Corriamo in cerca di un centro che dia speranze e troviamo chi ci dice che si può curare, ma con una prospettiva di vita di due anni, di nuovo chemioterapia e di nuovo vita a tempo, di nuovo il tempo passa, passa il dolore, era il 1996, sono passati 16 anni, ora ha 70 anni, sarà stata fortuna, la medicina, un miracolo, la voglia di vita, non so, non capisco. Qualche mese fà una mia carissima amica a 43 anni subisce la stessa sorte e rivivo tutto il dolore e resto nella speranza che vada tutto bene, ma io ci sto male, m'informo sui progressi della medicina, ovviamente su internet e scopro che da oltre 25 anni nulla è cambiato, stesse diagnosi, stesse cure, vita a tempo. La mia carissima amica è una donna formidabile e ha una voglia di vita incredibile, è convinta e determinata e sconfiggerà la malattia. Le ricerche vanno avanti solo nel garantire una cura, invasiva e dannosa, e dare solo garanzia di vita a tempo e, permettetemi, sono convinto che non ancora ci capiscano niente di come viene o come si previene un tumore, e ci fanno pensare che tutto deve andare così, ma io non posso sopportare più che si debba sperare in una vita a tempo"

martedì 2 ottobre 2012

Se ne sono andate

Volevo scriverlo ieri questo post, ma ho avuto un brutto raffreddore. Fa lo stesso. Anzi, meglio. Oggi e` la festa degli angeli ma e` anche il secondo giorno del mese della 'prevenzione' del tumore al seno. Sotto leggerete un elenco di nomi. Sono i nomi delle donne che ho conosciuto nel corso della mia vita e che sono morte di cancro al seno. Aggiungete i nomi di quelle che avete conosciuto voi e ricordiamocele sempre.

Mariangela
Titti
Giovanna
Adele
Tisbe

mercoledì 23 maggio 2012

Umbertone (Veronesi), ti voglio bene ma....


Le pazienti di vecchia data dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano l’hanno visto camminare in corridoio almeno una volta. E` alto, solo leggermente curvo, dispensa sorrisi a ogni passo. La gente lo guarda sorpresa, rapita, lo addita, bisbiglia “e` lui”. Lui, che sembra come camminare sulle acque o su un tappeto di nuvole.
Caro Umbertone (Veronesi), la prima volta che ti ho visto stavo facendo il day-hospital pre-operatorio. Era dicembre. Il cielo di Milano era grigio. Nevicava e faceva freddo. Uno scenario da piccola fiammiferaia. Tu mi sei passato davanti. Ti ho riconosciuto, ho fatto gomitino a mia madre. Stavo per incrociare il tuo sguardo, quando ti sei girato dalla parte opposta a salutare un’altra signora che aveva fatto prima di me.
Stai tranquillo, Umbertone, ti ho gia` perdonato. E` grazie a te se ho ancora il seno io, anche quello malato. La quadrantectomia l’hai inventata tu tanti anni fa. Ti ricordi? Prima di te non c’era che la mastectomia, l’asportazione totale di una o entrambe le mammelle. Addirittura, negli Stati Uniti, negli anni ’70, la mastectomia preventiva era diventata routine. Pensa tu, quanto erano spaventate quelle donne che vi facevano ricorso! Poi nel 1981, il 2 luglio, il giorno del mio secondo compleanno, il New York Times pubblico` un articolo sulla tua nuova tecnica chirurgica. Eri riuscito a dimostrare che il rischio di recidiva per le donne a cui veniva praticata la quadrantectomia - l’asportazione solo di una parte di ghiandola mammaria, quella malata – seguita da radioterapia locale non era superiore a quello per le donne a cui veniva asportato tutto il seno. Non avevi esitato a definire la mastectomia una “mutilazione non necessaria” e a sfidarne il dogma.
Umbertone mio, io ti sono grata. Mi hai salvato la tetta. Poi sei vegetariano (non vegano ma, dati i tempi, e` gia` tanto), difendi gli animali. Pero`, mi devi perdonare, io te lo devo dire. Spesso, quando scrivi o parli in televisione, nei siti delle tue fondazioni o nelle campagne di sensibilizzazione confondi prevenzione e diagnosi precoce.
Ti faccio un esempio veloce. La campagna che la Fondazione che porta il tuo nome, la Fondazione Veronesi, ha lanciato recentemente insieme a L’Oreal. La campagna 'Nastro Oro'. Una vede il manifesto con te che sorridi e pensa “ah, eccolo qua Umbertone”. Poi vede che non c’e` traccia di rosa e persino il nastrino e` dorato e pensa “siamo alla svolta”. Col cuore colmo di speranza comincia a leggere e dice “bene, la forza dei numeri”: ‘con 40mila nuovi casi ogni anno in Italia, il tumore al seno e` la prima causa di morte delle donne tra i 35 e i 55 anni’. Alla frase successiva stai volando. Il tuo piu` grande desiderio si realizza: ‘sconfiggerlo si puo`’, prosegue il testo. E allora chi l’ha gia` avuto e sa che vuol dire e non vuole permettere che piu` nessuna donna viva la stessa esperienza si commuove. “ce l’hanno fatta”, pensa. E si aspetta di leggere che finalmente, come per il cancro della cervice uterina, e` stata scoperta la causa del cancro al seno e sara` quindi possibile cancellarlo per sempre dalla faccia della terra. E ti arriva la batosta. Quello che viene dopo la virgola ti lascia senza parole: 'grazie alla diagnosi precoce e alla formazione di medici e scienziati'. Ma come? Proprio tu, Umbertone mio? Tu lo sai che con la diagnosi precoce il cancro al seno non lo sconfiggi, al massimo lo individui quando non ha fatto troppi danni e salvi una vita…forse, perche` la bestiaccia non si sa mai come si comporta. Questo tu lo sai bene, cavolo! Per un oncologo (tu sei un chirurgo, ma ti faccio io oncologo ad honorem perche` ti voglio bene) il 100% non esiste. E vivere con una spada di damocle cosi` sulla testa per molte donne non e` vita. E` terrore. E` un incubo. E tralasciamo poi le donne giovani, per cui la diagnosi precoce e` difficilissima perche` non si puo` usare la mammografia.
E che dire della “formazione di medici e scienziati”? Io non sono un medico e nemmeno una scienziata, pero` scusami, Umbertone, vorrei capire un po` sti scienziati come li state formando. O meglio, li state formando per fare che? Per trovare nuovi farmaci o per cercare e possibilmente scoprire cause? Non pensi che forse anche noi pazienti avremmo il diritto di dire la nostra in proposito? Non pensi che se parlassero di piu` con noi, malate e non, forse potrebbe venirne fuori qualcosa di buono? E un’ultima domanda: ma questi scienziati continueranno a fare ricerche sui topi? No, perche` lo sai bene, no, che nei topi il cancro al seno e` indotto, non lo sviluppano “naturalmente” e quindi finche` si continuano a usare topi per gli esperimenti vuol dire che alle cause non si arrivera` mai?!?! Mai, Umbertone mio. Mai.
Ti abbraccio.



domenica 20 maggio 2012

Il cibo dell'uomo

Nel post precedente mi sono sbagliata. La "Race for the Cure" alle Terme di Caracalla e` oggi, domenica 20 maggio 2012. Poco importa. Resta valido il succo del discorso. Non mi va, pero`, di continuare il dibattito su Komen, la pinkizzazione del cancro al seno, la differenza tra cura e prevenzione eccetera. Preferisco, invece, parlarvi di un libretto pubblicato online dal dottor Franco Berrino che mi e` stato molto utile durante la chemioterapia. Berrino e` il vicedirettore dell'Istituto Tumori di Milano. E` un oncologo nutrizionista. Si occupa da decenni di tumore al seno ed e` particolarmente interessato alla prevenzione della malattia attraverso l'alimentazione. Berrino consiglia sostanzialmente alle donne di diventare vegane, come leggerete. Non solo perche` il consumo eccessivo di alcuni alimenti, primo fra tutti la carne, induce la sovrapproduzione da parte del nostro organismo di alcune sostanze, ad esempio gli estrogeni, fortemente correlate con il cancro al seno, ma anche perche` gli animali allevati a scopo macellazione sono ormai imbottiti di schifezze di ogni tipo che "mimano" l'azione degli ormoni e sono collegate alla malattia.
Da quando ho scoperto di essere ammalata, mi sforzo di mangiare seguendo i consigli di Berrino. Ho eliminato la carne, il latte, i formaggi, lo zucchero lo uso pochissimo e che sia di canna, cereali poco raffinati. Ero sempre stata mooolto scettica riguardo alla possibilita` di cambiare regime alimentare. Piu` che scettica, agnostica. Non me ne fregava nulla. Ne sto adesso apprezzando i benefici invece, sia fisici che psicologici. Peraltro, a dispetto di tutto quello che si dice dei vegani, mi sono anche rimpolpata. Soprattutto, pero`, mangiare cosi` mi aiuta a sentire che sto facendo qualcosa per contrastare la malattia, mi da la sensazione che sono anch'io a fare la mia parte oltre ai farmaci di cui la medicina tradizionale mi ha abboffata e mi abboffa. Ho riscoperto il piacere di cucinare che, da quando vivevo in Inghilterra avevo perso. Ho scoperto che anche in questo paese si puo` mangiare bene, comprando prodotti locali senza pretendere di mangiare melanzane e zucchine tutto l'anno o le fragole ad aprile. Le fragole inglesi escono a giugno.
Vi affido a Berrino. Fatemi sapere.


http://www.istitutotumori.mi.it/istituto/documenti/cittadino/Il_cibo_dell'uomo.pdf

sabato 19 maggio 2012

Lo capisci l'italiano?

Caro giornalista di Corriere.it,


il tuo nome preferisco non scriverlo. Tanto anche se ti fossi chiamato in un altro modo avresti fatto lo stesso. Ma non perche` sei scemo o che, per carita`. Magari sei pure un precario sottopagato dagli schiavisti del gruppo RCS e hai tutta la mia solidarieta`. Semplicemente scrivi quello che senti dire e che nessuno, almeno in Italia, osa contestare.
Oggi a Roma c'e` la "Race for the Cure", la maratona organizzata da Komen Italia e sponsorizzata dal Mocio Vileda di rosa vestito, per la "lotta" al cancro al seno. Tu scrivi un articolino per pubblicizzare la manifestazione. Lo so, l'hai dovuto scrivere perche` cosi` ti hanno detto, tu manco sai che e` Komen e tutto quello che combina. E proprio perche` non sai, in assoluta buona fede, gli fai una bella pubblicita`:


"Anche quest’anno a Roma si corre in nome della lotta ai tumori del seno, un intenso weekend voluto dalla “Susan G Komen Italia” che porterà sulle strade della Capitale per la tredicesima edizione della «Race for the Cure» migliaia di persone a cui sta a cuore questa battaglia"


Per inciso, ci sono tantissime donne nel mondo a cui sta mooolto a cuore questa battaglia ma a cui Komen fa abbastanza schifo. Comunque...Poco piu` sotto continui:


"Previsti all’interno dello stadio [dove si svolge la Race, ndr] anche laboratori che si occuperanno di prevenzione dei tumori del seno e della cervice uterina, rivolti in particolare a gruppi selezionati di donne che non accedono agli ordinari programmi di screening senologici per motivi sociali, economici o culturali."


Prendiamo il dizionario. E siccome siamo proprio polemici, prendiamo quello offertoci gratuitamente online (grazie!!!) dal Corriere della Sera. Cerchiamo la parola "prevenzione". Risultato: "Tutela nei confronti di qlco. di dannoso attraverso opportuni accorgimenti: p. delle malattie, degli infortuni ". Opportuni accorgimenti...Interessante. Cerchiamo anche prevenire. Risultato, tra gli altri: "Agire in modo da evitare od ostacolare qlco. che può avere conseguenze negativep. una malattia; in usi generalizzati, anche con l'arg. sottinteso: è meglio p. che curare ". 


Sto dizionario e` un po` povero, ma il fatto mi sembra chiaro: prevenzione e prevenire si riferiscono a un'azione che si compie PRIMA che un ostacolo, una malattia, una cosa qualsiasi insorga. Prevenire, lo dice la stessa parola: venire PRE, venire PRIMA.


Primo punto: prevenzione e screening non sono la stessa cosa. Screening, apprendiamo dal mio vocabolario d'inglese online preferito, significa "A systematic examination or assessment, done especially to detect an unwanted substance or attribute" e cioe` "valutazione sistematica, fatta specialmente per identificare una sostanza o un attributo indesiderato". Un attributo - nel nostro caso, il cancro al seno - che gia` c'e` e che attraverso lo screening viene identificato. Vedi bene, caro giornalista, che prevenzione e screening non sono la stessa cosa. Prevenzione significa fare in modo che qualcosa, nel nostro caso il cancro al seno, non insorga proprio. Lo screening puo` solo identificare il cancro quando gia` c'e`.


Secondo punto: "Race for the Cure", significa corsa per la cura. Curare significa cercare di porre riparo, di sanare una malattia. Per farlo, pero`, la malattia ce la devi avere. Prevenire una malattia, significa invece evitarne l'insorgenza. Forse, caro giornalista, avresti dovuto chiedere agli organizzatori della maratona come pensano di conciliare le due cose. Il dizionario del tuo giornale offre una prima risposta al dilemma curare/prevenire: tra gli esempi, infatti, riporta il famoso refrain del dentifricio "prevenire e` meglio che curare". E non ci vuole molto a capire perche`. E` cosi` per la carie, pensa un po` per il cancro al seno!