Ismena Clout, la donna che si era fatta ritrarre con le
cicatrici della sua doppia mastectomia e il tatuaggio con cui aveva deciso di
adornarne una, se n’e` andata lunedi` 15 settembre. Aveva da poco compiuto 40
anni. Le metastasi del cancro al seno, con cui ha convissuto per tre anni,
l’hanno purtroppo uccisa. Ne abbiamo dato notizia sul nostro blog (qui).
Ieri mattina, 16 settembre, al risveglio, una triste sorpresa ci attendeva sulle homepage dei principali quotidiani online. Una nuova campagna il cui scopo dichiarato e` una non meglio precisata ‘prevenzione’ del tumore al seno e` stata lanciata sui principali social media, Facebook, Twitter e Instagram. L’ideatrice, Giusi Brega, e` un’esperta di marketing e invita le donne a scrivere sul proprio decollete la parola prevenzione e fotografarlo. L’hastag che accompagna la campagna e` #FateVedereLeTette. A chi? A un medico, si legge sulla pagina Facebook dell’iniziativa. Lo scopo, si legge sempre su Facebook, sarebbe di “sensibilizzare le donne all’importanza vitale della prevenzione e della diagnosi precoce nella lotta ai tumori al seno” in ragione di un “atteggiamento imprudente, ma ancora troppo frequente” da parte delle donne stesse: “disertare le visite di controllo dal ginecologo o dal medico curante, se non in caso di reale e immediato bisogno” per motivi come “la pigrizia di dover fissare una visita non urgente, l’imbarazzo di farsi vedere nude e di farsi fare la palpazione o, semplicemente, il sottovalutare l’importanza vitale della prevenzione e della diagnosi precoce nella lotta ai tumori, in particolare di quello al seno”.
La campagna #FateVedereLeTette, per come è promossa e per i contenuti che veicola, suscita molte perplessità e ci induce alle seguenti considerazioni:
Ieri mattina, 16 settembre, al risveglio, una triste sorpresa ci attendeva sulle homepage dei principali quotidiani online. Una nuova campagna il cui scopo dichiarato e` una non meglio precisata ‘prevenzione’ del tumore al seno e` stata lanciata sui principali social media, Facebook, Twitter e Instagram. L’ideatrice, Giusi Brega, e` un’esperta di marketing e invita le donne a scrivere sul proprio decollete la parola prevenzione e fotografarlo. L’hastag che accompagna la campagna e` #FateVedereLeTette. A chi? A un medico, si legge sulla pagina Facebook dell’iniziativa. Lo scopo, si legge sempre su Facebook, sarebbe di “sensibilizzare le donne all’importanza vitale della prevenzione e della diagnosi precoce nella lotta ai tumori al seno” in ragione di un “atteggiamento imprudente, ma ancora troppo frequente” da parte delle donne stesse: “disertare le visite di controllo dal ginecologo o dal medico curante, se non in caso di reale e immediato bisogno” per motivi come “la pigrizia di dover fissare una visita non urgente, l’imbarazzo di farsi vedere nude e di farsi fare la palpazione o, semplicemente, il sottovalutare l’importanza vitale della prevenzione e della diagnosi precoce nella lotta ai tumori, in particolare di quello al seno”.
La campagna #FateVedereLeTette, per come è promossa e per i contenuti che veicola, suscita molte perplessità e ci induce alle seguenti considerazioni:
1. La campagna e` presente solo sui social media. Non esiste un sito
internet di riferimento che possa fornire informazioni adeguate su temi
complessi come la prevenzione e la diagnosi precoce del cancro al seno – la
campagna infatti confonde i due termini – non si fanno richiami sull'acceso
dibattito che a livello internazionale sta evidenziando i limiti delle indagini
strumentali ai fini della sopravvivenza libera da malattia e nemmeno si
menzionano studi e pubblicazioni scientifiche.
2. La campagna e` improntata ad una palese oggettificazione del seno
femminile con il pretesto di promuovere la tutela della salute di questa parte
del corpo. Il seno femminile nell’immaginario collettivo e` considerato un
simbolo di femminilita` e sensualita`. Il seno femminile attira gli sguardi e
l’attenzione dei media, soprattutto se risponde ai canoni di bellezza
dominanti. Non e` un caso che nessuna foto di seni mastectomizzati sia stata
inserita tra quelle che figurano nella campagna; non e` un caso che gli uomini,
che pure sono colpiti dal cancro al seno, non siano stati invitati a
partecipare; non e` un caso che la campagna riguardi questo tipo di tumore e
non altri, come quello del polmone ad esempio, che presenta tassi di mortalita`
ben piu` elevati.
3. La campagna colpevolizza e infantilizza le donne, accusandole di
disertare non meglio precisate “visite di controllo dal ginecologo o dal medico
curante” per motivi puerili quali “pigrizia”, “imbarazzo nel farsi vedere nude
e di farsi fare la palpazione”, sottovalutazione dell’”importanza vitale della
prevenzione e della diagnosi precoce nella lotta ai tumori, in particolare di
quello al seno”.
4. Riteniamo che, come in molti altri casi, anche in questo la malattia che
ci ha colpite e con cui conviviamo giorno dopo giorno, soffrendone le
conseguenze, sia stata utilizzata per scopi che esulano dall’interesse
collettivo.
Siamo e saremo sempre a favore di campagne che promuovano in maniera
creativa ed efficace l’informazione corretta sul cancro al seno. Riteniamo,
tuttavia, che la campagna #FateVedereLaTette non rientri tra queste per i
motivi di cui sopra. Chiediamo quindi di non partecipare a questa
campagna che fa merce di una malattia che colpisce milioni di donne, ne rovina
le vite e, purtroppo, talvolta le spegne.
Le Amazzoni Furiose, Paola Palomba, Georgiana Mazzelli, Manuela Russo, Monica Covezzi, Angela Restelli, Nicoletta Caraceni, Chiara Giordano, Angela Russo, Gabriella Petrucci, Maristella Campana, Noemi Meneguzzo.
Chiunque desideri apporre la propria firma puo` contattarci. Grazie.
Chiunque desideri apporre la propria firma puo` contattarci. Grazie.
il problema non sono le tette mostrate grandi o piccole, giovani o vecchie, "belle" o meno il problema non è il valore simbolico del seno (la sensualità esiste fa parte del vivere, ma non so se sia il caso di tirarla in ballo in una "campagna" come questa) ma la reale utilità di queste iniziative.
RispondiEliminautilità scarsa, secondo me
Eliminae poi le parole e il modo in cui dici le cose sono importanti: fate vedere le tette, hai voglia a dire ma l' ironia, il senso figurato, il ribaltamento, è una mancanza di rispetto per tutto e tutti. Basterebbe iniziare da quello per capire che se non hanno sprecato una fecondo a pensare alle parole per dirlo, non c' è un briciolo di partecipazione o rispetto per malati e malattia, questa è una fabbrica di clic e basta.
RispondiEliminaabbiamo già commentato a caldo, su twitter, con Grazia e altre donne, l'incommentabile iniziativa. Chi l'ha 'ideata' sfrutta indecentemente, furbescamente e cinicamente la selfie mania agghindata da 'sù, dai, almeno facciamo del bene, mentre selfiamo'. Questa tizia, giusi couture, che cambia nick a seconda di come gira il mercato, potrebbe, chissà, riservarci sorprese. La couture di parrucche per donne calve post chemio. Per esempio. Perché, davvero, non c'è limite al peggio. L'etica. questa sconosciuta. Faccio girare questo bel post anche via mail. Dovremmo fare di più. Il problema è come. Senza fare da cassa di risonanza allo squallido hashtag. Ricordiamoci che è quello che vogliono. Tutto, purché se ne parli.
RispondiEliminaPatty@pensieroETICO
Grazie a tutt* voi
RispondiEliminaPotevano proporre la foto accompagnata dalla data della prossima visita ginecologica/ultima visita ginecologica.
RispondiEliminaForse così sarebbe stata più utile.
E' triste leggere quanto sopra.
RispondiEliminaSe una campagna di sensibilizzazione, con tutti i ma e i se, con tutte le astuzie o meno, con tutte le ingenuità o furbizie, porta anche una sola persona a fare prevenzione, allora è una campagna giusta.
Pensateci prima di polemizzare e basta.
Saluti
Cos'e` la prevenzione? Magari leggiamo i vecchi post su questo blog prima di parlare a vanvera
EliminaMa non vi rendete conto che dovreste/dovremmo essere solo felici di parlare di questo problema? Che più se ne parla meno persone moriranno? Noi donne non sappiamo proprio cosa sia la solidarietà...peccato.
RispondiEliminaSenta, quello che dice e` molto divertente: "piu` se ne parla meno persone moriranno". Del cancro al seno si parla, e molto, da decenni eppure la mortalita` non e` diminuita significativamente e i casi aumentano sempre di piu`. Per favore, dunque, non ci faccia perdere altro tempo. Il cancro non aspetta e noi abbiamo ancora molto lavoro, serio, da fare.
Eliminapiù se ne parla con competenza e forse qualche vita si salverà. Con competenza e appropriatezza. Fatevedereletette a parte il dubbio gusto di marketing rivela grave ignoranza sul significato e le potenzialità della prevenzione. E questo non salva la vita proprio a nessuno, può solo aumentare l'inappropriatezza e la medicalizzazione della vita delle donne. Prema di esprimere giudizi sarebbe davvero importante acquisire un pochino di competenza.
EliminaProvo a dire la mia sui punti che voi criticate della campagna:
RispondiElimina1. La mancanza di un sito internet o un blog.
Non trovo sbagliato fare prima il tam tam, magari raccogliere persone disposte a scrivere dei contenuti effettivamente attendibili per poter fare in seguito un buon sito, che raccolga tutto il materiale necessario;
2. Il seno femminile E' un simbolo di femminilità. Attira gli sguardi? Tanto vale usare questi sguardi a nostro favore.
E sono presenti anche foto di cicatrici e mastectomie.
Gli uomini devono essere invitati? Non potrebbero mandare le foto, semplicemente, come hanno fatto le donne?
E poi cosa c'entra il cancro ai polmoni? Questa campagna parla di tumore e cancro al seno, perché dovrebbe essere un difetto?
3. La campagna fa bene a colpevolizzare le donne, se sottovalutano l'importanza dei controlli, se hanno paura di spogliarsi davanti a un medico. Semmai dovrebbe ricordare che ogni donna ha diritto di chiedere un medico donna.
4. I fiocchettini, le maratone, i film, i libri, le fotografie non ci sfruttano?
Venerdì inizio la radioterapia e non mi sento offesa da questa campagna, semmai mi sento motivata a migliorarla e a dire finalmente la mia senza dovermi rivolgere alle solite associazioni cattobigotte.
1. Quindi su cosa lo facciamo il tam tam se non ci sono nemmeno i contenuti? Posto che poi i contenuti ci sono, ci sono interi manuali sul cancro al seno e articoli con aggiornamenti vengono pubblicati sulle riviste scientifiche continuamente. Si tratta solo di fare della divulgazione onesta e accurata, come del resto questo blog cerca di fare da ormai 2 anni. Senza foto o tette al vento
Elimina2. Quali sarebbero gli sguardi a nostro favore nel caso del cancro al seno? Quelli di qualche passante, uomo o donna, capace di scorgere al posto nostro un eventuale bozzo? Le foto delle cicatrici e delle mastectomie se ci sono, e non le abbiamo viste, sono state pubblicate dopo questo post. Sul perche` gli uomini hanno bisogno di essere invitati ti rimandiamo al post successivo a questo http://amazzonefuriosa.blogspot.co.uk/2014/09/il-cancro-al-seno-degli-uomini-la.html Di cancro al seno si parla troppo spesso senza cognizione di causa, ci sono altre forme di tumore che meriterebbero piu` attenzione e altre malattie piu` in generale che non ne hanno nessuna. Ci vorrebbe un intero anno sabbatico, durante il quale fare il punto della situazione e ricominciare a parlare del cancro al seno in maniera piu` seria.
3. Colpevolizzare le donne, gli uomini e persino gli alberi e` sempre sbagliato. In questo caso, poi, si colpevolizzano le donne per nulla perche` la correlazione tra diagnosi precoce a mezzo screening e lungovinvenza e` un mito che gli studi piu` recenti stanno mettendo definitivamente in discussione.
4. E siccome ci sfruttano gia` i fiocchettini, le maratone, i film, i libri e le fotografie ci dovremmo far sfruttare anche da una sedicente esperta di marketing in cerca di visibilita`? Ci occupiamo comunque diffusamente anche delle altre categorie di "sfruttatori" da te elencati. Fatti un giro tra i vecchi post.
Se hai voglia di migliorare la "campagna", fallo pure. Noi riteniamo non si possa cavare sangue dalle rape e soprattutto, a differenza delle associazioni cattobigotte, siamo femministe e molto incazzate. E non perdoniamo. Buona radio!
Mi pare evidente, visti gli argomenti, che non ci sia nessuna voglia da parte vostra di avere confronti.
RispondiEliminaMi fa abbastanza schifo però leggere che la prevenzione e i controlli non servono, visto che io senza la costante autopalpazione e senza la visita dal senologo sarei già al creatore.
Incazzarsi porta solo delle belle ulcere, ma ognuno faccia quel che crede.
Veramente ti abbiamo risposto, argomentando le nostre posizioni e pure a tarda ora. E parole poco concilianti come "schifo" le hai scritte tu riferendoti a noi.
EliminaAd ogni modo, cancro al seno non vuol dire automaticamente morte. Quindi non e` dato sapere se saresti finita o meno al creatore senza l'autopalpazione. Di cancri al seno - al plurale - ce ne sono tanti e ne abbiamo gia` parlato qui, ma lo faremo ancora e molto presto. Continua a seguirci se vuoi saperne di piu`. Noi siamo molto incazzate da due anni e non abbiamo ulcere, ma un blog collettivo seguito e partecipato che ci ha dato l'occasione di conoscere persone e realta` prima sconosciute.
Ma così, tanto per dire, ...ma a nessuna di quelle che hanno partorito questa fantastica genialata di campagna con puppe al vento, è venuto in mente, così.......magari un sospetto, visto che così tante donne stanno protestando, di averla propria fatta fuori dal vaso? O ci vogliono liquidare semplicemente nel calderone di tumorate bigotte e rincoglionite dalle terapie, depresse e frustrate per le proprie tette malmesse? Un pò di umiltà, no?
RispondiEliminaHo scritto alla donna dietro l'iniziativa, Giusi Brega, le ho esposto le mie perplessità assieme ai punti che condivido, e così hanno fatto molte altre donne.
RispondiEliminaQuelle che voi definite risposte, non solo non rispondono ai punti da me elencati, ma sono anche poco condivisibili.
1. La campagna parla di tumore/cancro al seno e non, ad esempio, di diabete: e quindi? Quale sarebbe il problema?
2. La prevenzione e la diagnosi precoce SALVANO VITE, e lo dicono i medici, non quattro donne incazzate.
Non permettetevi di dire a me cosa mi ha salvata, parlate delle vostre di tette perché la vostra cattiva informazione rischia solo di far diminuire i controlli, che devono andare di pari passo con la ricerca.
Confondere i due piani, quello della ricerca con quello delle cure attuali, questo fa male, non due tette al vento.
4. Usare il seno per parlare di tumore al seno: mamma mia che abominio, chissà come è venuto in mente a queste esibizioniste vittime della strumentalizzazione del corpo, sicuramente non sono donne coscienti delle potenzialità del corpo femminile, sono delle povere ebeti da mettere in guardia contro la società maschilista.
5. Tantissime donne hanno deciso di usare questa campagna, tante hanno preso coraggio e hanno fotografato la loro/le loro cicatrici, tante hanno avuto la possibilità di sfogarsi.
Il fatto che a tantissime donne questa campagna va più che bene, nonostante i palesi difetti, il fatto che tante vogliano migliorarla e non demonizzarla, tutto questo non vi fa pensare che il vostro punto di vista non sia l'unico possibile?
L'umiltà, prima di chiederla, imparatela.
E poi saremmo noi le incazzate che rischiano l'ulcera? :D
EliminaAbbiamo l'impressione che davvero questa "conversazione" non porti da nessuna parte. Buona serata!
Ironizzate quanto volete, è più facile che usare argomentazioni logiche.
EliminaNon porta da nessuna parte parlare con voi, è vero.
Parlare di seno non equivale a fare prevenzione , altrimenti ci avrebbe già pensato il wonderbra a suo tempo. Le foto della campagna #fatevedereletette sembravano più uno spot per i reggiseni push up che un invito a fare l'autopalpazione o una visita dal senologo. L'informazione deve essere onesta e franca, il focus è il cancro non un paio di belle tette con la scritta prevenzione . Chiedete a chi vi manda le foto quando ha fatto l'ultima visita dal ginecologo o se sa indicare il nome del centro di senologia più vicino. E comunque banalizzare che non si va dal ginecologo perché si è timide, mi sembra ridicolo e un pochino offensivo.
RispondiEliminaSe parli di tumore non necessariamente lo fai nel modo giusto : come la pubblicità del silicone Saratoga che metteva una belloccia provocante e mezza nuda in una doccia per parlare di un prodotto utilizzato per lo più da uomini : è vero, parla di silicone ma lo fa nel modo sbagliato, strumentalizzando il corpo femminile.
FateVedereLeTette mi sembra una strumentalizzazione, come ce ne sono tante. Diffidiamo e stiamone lontane, la prevenzione si fa in un altro modo.
E tra l'altro nemmeno distingue tra prevenzione e diagnosi precoce, che tristezza.