E` stato estenuante tornare a Milano. Ho trovato neve e nebbia, ma soprattutto ho ritrovato le mie paure, sempre le stesse, tutte li`.
I controlli sono come una roulette russa. Che si stia a faccia in giu` e tette nei cavi della risonanza magnetica o nel tubo della scintigrafia, la sensazione e` sempre quella di avere una pistola puntata alla nuca. Basta niente e il colpo parte.
Il ritorno in luoghi tristemente noti, il senso di medicalizzazione e violenza sul proprio corpo, scrutinato in cerca di cio` che potrebbe distruggerlo, le attese, la lettura dei referti, da cui ci si aspetterebbero solo rassicurazioni e invece parlano una lingua straniera ai piu`, scandiscono giornate spese ad aspettare che finiscano.
Talvolta, il bisogno di certezze puo` rimanere insoddisfatto. E` stato giovedi`. L'ultimo esame, dopo sette. L'ecografia mammaria. Dopo i risultati negativi di mammografia e risonanza magnetica sono andata tranquilla.
"C'e` un linfonodo reattivo nell'ascella operata"
"Sara` perche` ieri mi sono depilata?"
"Si, puo` essere. Lo ricontrolliamo fra tre-quattro mesi"
"Ma come? Non si puo` controllare adesso? Non si puo` fare un ago aspirato?"
"No, non c'e` bisogno. Non ha un aspetto patologico, pero`, visti i suoi precedenti, lo ricontrolliamo tra tre o quattro mesi"
Li conosco i miei precedenti. Lo ricordo bene il linfonodo ingrossato sotto l'ascella che mi sono accarezzata per caso un sabato mattina di ottobre di due anni fa. Ricordo l'ansia, la paura di un nemico che puo` annidarsi dovunque. E adesso sono di nuovo qui. Giovedi` sentiro` il parere dell'oncologa e che arrivi finalmente la tregua ci spero ancora.
Pensare positivo (sanamente) rientra nel sano egoismo
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