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sabato 17 agosto 2013

Jose

"Vattene, non voglio che stai qua"
"No, non me ne vado"
"Te ne devi andare. Non voglio che tu assista a tutto questo. Sto precipitando all'inferno. Te ne devi andare"

L'infermiera ci chiama. E` il momento di entrare nella sala in cui un medico effettuera` la biopsia sul nodulo al seno. La dottoressa che mi ha comunicato l'esito dell'ago aspirato al linfonodo ha parlato di "abnormal cells", ma io so che non e` vero. Lo sa anche Jose. A sentire quelle parole l'orrore si e` impossessato del suo volto.
Chiediamo di entrare insieme per la biopsia. Permesso accordato. Jose si siede di fronte a me, un occhio al monitor dell'eco dove si vede la pallina maledetta nel mio seno destro, un altro cerca il mio sguardo.
Tremo. L'infermiera deve tenermi ferma, altrimenti il medico non puo` centrare bene il bersaglio. Mi chiede che faccio nella vita. "Un dottorato in storia", le dico. Mi chiede se mi piace. "Molto", e` la mia risposta. Mi sento io, forse per l'ultima volta.
Terminata la procedura, Jose mi prende per mano. Comincio a piangere mentre usciamo dall'ambulatorio. Incrociamo un altro medico che chiede al mio cosa e` successo. La risposta e` lo sguardo di pieta` che si riserva a chi e` stato appena annientato dal destino. Io non me ne accorgo. Jose si. Non mi dice nulla. Non vuole che mi spaventi ulteriormente, anche se quello sguardo gli toglie le ultime fievolissime speranze. Lui lo sa, ne e` certo: e` cancro.

Non ce l'avrei mai fatta ad affrontare tutto quello che sono stata costretta ad affrontare senza Jose. E` stato la mia ragione, quando l'avevo perduta, la roccia a cui aggrapparmi per non scivolare nell'abisso.
Jose l'ho incontrato 8 anni fa e me ne sono innamorata subito. Per lui ho combinato parecchi casini e li rifarei tutti. Perche` all'inferno e` venuto con me. E dall'inferno, almeno per ora, mi ci ha riportata indietro lui.

P.S. La prossima settimana sarete aggiornati sulla prosecuzione della protesta sul caso De Lorenzo

domenica 10 febbraio 2013

Ancora la parola straniera

La mia oncologa e` una tipa tosta e dice le cose in faccia. Sono convinta che, se avessi pochi giorni di vita, non esiterebbe a dirmelo chiaro e tondo.
Ci siamo viste, dopo mesi, giovedi scorso. Era contenta dei risultati dei controlli e mi ha rassicurata sui linfonodi visibili all'ecografia. "Non risparmiamo sugli aghi aspirati. Non glielo faccio perche` non ce n'e` motivo. Semplicemente, fra tre mesi, a maggio, ricontrolliamo, ma solo perche` improbabile non vuol dire impossibile". E l'impossibile col cancro non esiste. E non esiste perche` nemmeno i medici sanno perche` esiste, il cancro.
La mia oncologa le bugie non le dice e sa il fatto suo. Eppure...eppure un'ansia sottile mi attraversa la schiena quando penso a quei tre minuscoli linfonodi. E si, lo so che come una grandissima imbecille mi sono depilata le ascelle il giorno prima dell'ecografia e per giunta col rasoio a lama, cosa che chi ha subito la dissezione ascellare non dovrebbe mai fare. E si, lo so che ben due medici super-esperti e cacciatori di metastasi mi hanno detto di stare tranquilla. Ma il pensiero torna a quel maledetto linfonodo poco piu` grande di una biglia che sporgeva dalla mia ascella destra, alle bugie della senologa inglese per non farmi capire quello che gia` sapevo, a quel giorno crudele in cui la mia giovinezza e` finita, al pianto addolorato di mia madre davanti alla finestra. E la parola straniera la risento ancora. E ancora mi fa paura.

domenica 3 febbraio 2013

La roulette russa

E` stato estenuante tornare a Milano. Ho trovato neve e nebbia, ma soprattutto ho ritrovato le mie paure, sempre le stesse, tutte li`.
I controlli sono come una roulette russa. Che si stia a faccia in giu` e tette nei cavi della risonanza magnetica o nel tubo della scintigrafia, la sensazione e` sempre quella di avere una pistola puntata alla nuca. Basta niente e il colpo parte.
Il ritorno in luoghi tristemente noti, il senso di medicalizzazione e violenza sul proprio corpo, scrutinato in cerca di cio` che potrebbe distruggerlo, le attese, la lettura dei referti, da cui ci si aspetterebbero solo rassicurazioni e invece parlano una lingua straniera ai piu`, scandiscono giornate spese ad aspettare che finiscano.
Talvolta, il bisogno di certezze puo` rimanere insoddisfatto. E` stato giovedi`. L'ultimo esame, dopo sette. L'ecografia mammaria. Dopo i risultati negativi di mammografia e risonanza magnetica sono andata tranquilla.
"C'e` un linfonodo reattivo nell'ascella operata"
"Sara` perche` ieri mi sono depilata?"
"Si, puo` essere. Lo ricontrolliamo fra tre-quattro mesi"
"Ma come? Non si puo` controllare adesso? Non si puo` fare un ago aspirato?"
"No, non c'e` bisogno. Non ha un aspetto patologico, pero`, visti i suoi precedenti, lo ricontrolliamo tra tre o quattro mesi"
Li conosco i miei precedenti. Lo ricordo bene il linfonodo ingrossato sotto l'ascella che mi sono accarezzata per caso un sabato mattina di ottobre di due anni fa. Ricordo l'ansia, la paura di un nemico che puo` annidarsi dovunque. E adesso sono di nuovo qui. Giovedi` sentiro` il parere dell'oncologa e che arrivi finalmente la tregua ci spero ancora.

domenica 11 novembre 2012

Non mi piacciono i bozzi

Oggi ho avuto una crisi di pianto. Non mi succedeva da tempo. Saranno le ricorrenze brutte, sara` un po` di stress, sara` che a me i bozzi, dopo quello che mi e` successo col linfonodo, non piacciono.

Jose ha un piccolo bozzo sulla schiena. Un brufolo sottopelle o un minuscolo lipoma. Niente che lo preoccupi. Per me, invece, e` l'orrore. L'ho visto la prima volta un paio di settimane fa e mi e` andato il cuore in gola.
"Cos'e`?"
"Sara` un brufolo..."
"E` un bozzo. Oh Dio, cos'e`?"

Oggi, mi aspettavo di non trovarlo. E invece, zac, stava ancora li`. Come il linfonodo, che non se ne andava mai.
"Oh Dio, perche` non se ne va?"
"Ma che fastidio ti da?"
"Non mi piacciono i bozzi. Mi fanno orrore"
"Ma non e` un bozzo, sara` un brufolino sotto pelle"
"No, e` un bozzo e non se ne va. Oh Dio, perche`?"

La nostra camera da letto non esisteva piu`. Ero di nuovo nella nostra vecchia casa. A letto, nel letto di allora. All'alba, sveglia, occhi puntati al soffitto. La mano sotto l'ascella destra e il tonfo di angoscia. "Sta ancora li`, non se ne va".
Cristo santo, e` l'11 novembre oggi. Cosa facevo due anni fa oggi? Non ricordo nulla. I miei ricordi si fermano al 10. Le bugie pietose della dottoressa - "non posso dire cosa sia se non facciamo una biopsia" - il ritorno a casa, la telefonata ai miei genitori, le urla di mio padre.
Ricordo solo che quella e` stata la prima delle notti in cui non ho dormito. Ricordo di non aver dormito per una settimana. Di seguito.
Si chiama sindrome da stress post-traumatico. Il trauma che ho vissuto e` rimasto bloccato nel mio cervello, mi hanno spiegato. E sta ancora la`. Basta un brufolo a risvegliarlo. O anche solo il colore del cielo. E sento di nuovo l'orrore. La sua puzza mi si avvinghia addosso. Mi asciuga la gola. Un sudore freddo di morte mi bagna le tempie. La terra scivola via e precipito, in caduta libera.
No, non mi piacciono i bozzi

giovedì 8 novembre 2012

10 Novembre

According to Amalia Signorelli,
Basta sono stanca, vado a dormire. Continuo domani col capitolo, quando torno dall'ospedale. Ah no, c'e` la manifestazione. No, ci dobbiamo andare. Tanto in ospedale non staremo molto. Mi diranno quello che ha detto la dottoressa della mutua: "Non e` niente, stai tranquilla". Sono la solita ipocondriaca. Ho avuto l'influenza, sono magra da far spavento, sono troppo stressata. Avro` qualche infezione e il linfonodo mi si e` ingrossato. Fumo un'altra sigaretta e vado a dormire. Cavolo, pero` sta palloccia qua sotto al capezzolo che e`? Proprio dallo stesso lato del linfondo. No, no, no non e` niente. Domani mattina vai in ospedale e ti rassicurano. Mi sto creando sta paranoia perche` sono stressata.

Drin drin drin drin
"Ciao, Grazia, sono F. Sei gia` a Londra per la manifestazione?"
"No, sono in ospedale"
"Tutto bene?"
"Si si, e` tutto ok, e` solo un controllo. Magari finisco presto e vi raggiungo"
"Ok, fammi sapere"

"Sono molto stressata, dottoressa. Si, ho perso peso negli ultimi tempi, ma e` perche` sono stressata. Sto finendo il dottorato. In storia, storia contemporanea. Si, e` interessante ma non ne posso piu`. Non e` niente, dice? Non c'entra niente il linfonodo con la pallina al seno? Si, facciamo l'ago aspirato al linfonodo. Sa, io sono ipocondriaca e mi sono fissata che ho un tumore."

"Mi sembra tutto normale qui al seno. Magari possiamo ripetere l'ecografia tra 6 settimane. Intanto adesso prendiamo un po` di liquido dal linfonodo."
"Ma perche` e` ingrossato? Cosa puo` essere?
"Un'infezione"

Sono passate quasi tre ore. Avevano detto che non ci sarebbe voluto molto. Perche` non mi chiamano? Uffa. Cazzo, quella signora piange. Chissa` che le hanno detto... Siamo rimasti solo io, Jose e questa ragazza ad aspettare. E l'infermiera che fa avanti e indietro. Ah mo chiamano la ragazza. Chissa` che c'ha... Ah no, le danno solo un foglio davanti alla porta. Che bei capelli...

"La dottoressa dice che tra cinque minuti puoi entrare"
Madonna, che faccia. Perche` mi guarda cosi` questa?
"Jose, amore, entra con me, non voglio andare da sola"

"Vieni. La dottoressa ti aspetta"
"Eccomi"
"I'm sorry, Grazia, we've found some abnormal cells in your limphnode"