Non potevamo credere ai nostri occhi quando, domenica, abbiamo visto comparire sulla pagina Facebook di Laura Boldrini le foto che ne attestavano la partecipazione alla Race for the Cure organizzata a Roma, come ogni anno, da Komen Italia. Ma come? La Boldrini che si e` sempre espressa contro un certo tipo di rappresentazioni delle donne nelle pubblicita` e nel discorso pubblico, che partecipa al mega-evento dei venditori di Mocio Vileda rosa e alla celebrazione mistificante e pacchiana delle "sopravvissute" al cancro al seno, mentre l'incidenza aumenta e il 30% delle donne che ricevono la diagnosi continua a morire?
No, ci siamo dette, non puo` essere. L'hanno fregata. Le devono aver dato delle informazioni sbagliate. Bisogna rimediare. E allora, nonostante non c'abbiamo un euro, perche` disoccupate, precarie e pure malaticce, abbiamo deciso di regalarle una copia, rigorosamente di seconda mano, di Pink Ribbon Blues. How Breast Cancer Culture Undermines Women's Health, best seller della sociologa statunitense Gayle Sulik pubblicato da Oxford University Press (qui e qui). Roba seria insomma e ovviamente non tradotta in italiano. Mai sia che si mettano in moto i cervelli.
Nel volume Sulik offre una disamina dettagliata della "cultura del nastro rosa", di cui Komen e` tra gli alfieri principali e che da anni ormai rappresenta una minaccia - si legge sin dal sottotitolo - per la salute delle donne. Salute sia fisica che psicologica. Quest'ultima infatti e` messa a repentaglio dalla costante oggettificazione del corpo femminile a scopo di marketing da parte delle aziende sponsor di eventi come la Race, che non si occupano certo di cancro al seno per scopi filantropici ma perche` la malattia offre loro la scusa di pubblicizzare i loro prodotti piazzandoci di fianco un bel paio di tette floride. Immagini, cara Boldrini, come possano sentirsi le donne che il seno non ce l'hanno piu` o ne hanno meta` e i cui corpi sono stati trasformati da chemio e ormonoterapia a vedere la malattia che le ha colpite utilizzata strumentalmente per vendere merci. E se non sono le tette a venir mostrate, allora si cerca di attirare le donne attraverso i richiami al ruolo assegnato loro di angeli del focolare, impegnate esclusivamente a tenerlo pulito, come nel caso della pubblicita` del Mocio. A proposito, lo sa che molte donne che hanno subito la dissezione ascellare si ritrovano con il linfedema proprio perche` fanno lavori domestici pesanti, come lavare a terra, in casa propria o d'altri?
Inoltre, e torniamo al libro di Gayle Sulik, la cultura del nastro rosa e` uno strumento potentissimo per veicolare informazioni relative ai successi della diagnosi precoce e dei programmi di screening mammografico ormai smentite dalla letteratura scientifica piu` aggiornata. Il risultato e` un eccesso di medicalizzazione, che non ha nessun effetto in termini di diminuzione della mortalita` per cancro al seno, e la colpevolizzazione di chi riceve la diagnosi di malattia metastatica, estesa cioe` ad altri distretti corporei, e viene indotta a credere che la responsabilita` sia sua. Per non parlare poi dell'aumento costante dell'incidenza e dell'abbassamento della fascia d'eta` a rischio rispetto a cui le mammografie nulla possono.
Ci auguriamo che ricevuto il libro, cara Boldrini, lo legga con attenzione e faccia magari ammenda, aiutando chi, come noi, non ha nessun interesse di tipo commerciale ma ha semplicemente a cuore la salute delle donne e la loro indipendenza.
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