Cervelli in fuga. Meritrocrazia. Se ne sta parlando tanto in questi giorni in Italia. Tutto vero? Mica tanto.
Come chi segue questo blog sa, mi sono addottorata in storia nel 2012 in Inghilterra. Avrei dovuto finire nel 2010, ma il cancro ha sconvolto i miei piani. Ho potuto usufruire di una borsa di studio pagata in parte dal governo e in parte dall'Universita` che mi ospitava, la University of Reading. Nel 2016 cosa faccio? Colleziono finanziamenti e pubblicazioni su riviste prestigiose? No, cerco un lavoro pagato, anche poco, e non lo trovo. Perche`? Perche` i soldi per la ricerca per le scienze umanistiche e sociali sono finiti anche qui. Finiti. Zero. Il governo di coalizione tra conservatori e lib-dem li ha cancellati. E anche la Gran Bretagna e` diventata come l'Italia. Ho perso il conto delle domande di post-doc che ho fatto e dei colloqui finti, in cui il candidato era gia` stato designato. L'ultimo me l'hanno fatto fare via Skype a dicembre mentre ero negli Stati Uniti al San Antonio Breast Cancer Symposium. Ho deciso allora di dire basta con l'accademia che, credetemi, e` marcia strutturalmente, non solo in Italia.
E` stato cosi` che in una fredda mattina di gennaio, mentre entravo nell'ufficio postale del quartiere dove abito a Brighton, mi sono imbattuta in un annuncio: "cercasi impiegato part-time per l'ufficio postale". L'ufficio postale in questione sta in un negozio tipo il nostro tabaccaio. Qui li chiamano off licence o corner shops. Chiedo un modulo per fare la domanda, ma il proprietario mi dice che basta parlare con lui. "Come ti chiami? Quanti anni hai? Hai figli?" E ti pareva. La solita domandina. Sono talmente sfinita che rispondo con sorrisetto sarcastico che no, non ne ho. Restiamo d'accordo che avrei cominciato un tirocinio - non pagato ovviamente - al termine del quale, quando avessi imparato a usare il computer delle poste e il registratore di cassa del negozio marca Olivetti pieno di polvere che manco in uno scavo archeologico, avrei cominciato a percepire il salario minimo.
I primi due giorni filano abbastanza bene. Alla radio passano canzoni che ascoltavo durante il dottorato. David Bowie era morto da poco. Mi prende il magone, ma resito. Il terzo giorno sono tesa. E` venerdi`. La settimana successiva ho i controlli. Sono angosciata. A un certo punto sento che mi stanno per scappare le lacrime. Mi nascondo nel retrobottega. Piango. Il proprietario mi segue chiedendomi cosa non andasse. Presa in un momento di debolezza, dico la verita`. "Stai tranquilla. Tutto andra` bene. Ora va a casa e rilassati. Dopo i controlli, continuerai il tuo tirocinio. Lavorare qui ti aiutera` a distrarti".
E` giovedi`. Sono in Italia. I controlli sono andati bene. Il coniuge e` tornato a casa. Non c'e` bisogno che rimanga per la visita oncologica. Passa davanti al negozio e vede che l'annuncio e` stato esposto di nuovo. Mi avverte. Chiamo il proprietario:
"Cosa e` successo?"
"Tu non sei in condizione di lavorare, vero?"
"Chi? Io? Si, perche`?"
"Perche` hai il cancro"
"Veramente ora sono in remissione"
"Si, ma le poste non mi daranno mai il permesso di assumere una persona malata"
"Ehm, guarda che fare una cosa del genere e` contro la legge"
"No, e` che sono io che penso che una persona col cancro non sia adatta a questo lavoro"
Buongiorno, mi chiamo Grazia, ho 35 anni, un dottorato di ricerca in storia contemporanea, un cancro al seno e sono stata discriminata per la seconda volta sul lavoro per questo motivo. Che lavoro? Ricercatrice? No, impiegata tuttofare in un negozietto sudicio. Ma dove? In Italia? No, nella civilissima Inghilterra. This is England.
Leggi questa storia in inglese qui
Come chi segue questo blog sa, mi sono addottorata in storia nel 2012 in Inghilterra. Avrei dovuto finire nel 2010, ma il cancro ha sconvolto i miei piani. Ho potuto usufruire di una borsa di studio pagata in parte dal governo e in parte dall'Universita` che mi ospitava, la University of Reading. Nel 2016 cosa faccio? Colleziono finanziamenti e pubblicazioni su riviste prestigiose? No, cerco un lavoro pagato, anche poco, e non lo trovo. Perche`? Perche` i soldi per la ricerca per le scienze umanistiche e sociali sono finiti anche qui. Finiti. Zero. Il governo di coalizione tra conservatori e lib-dem li ha cancellati. E anche la Gran Bretagna e` diventata come l'Italia. Ho perso il conto delle domande di post-doc che ho fatto e dei colloqui finti, in cui il candidato era gia` stato designato. L'ultimo me l'hanno fatto fare via Skype a dicembre mentre ero negli Stati Uniti al San Antonio Breast Cancer Symposium. Ho deciso allora di dire basta con l'accademia che, credetemi, e` marcia strutturalmente, non solo in Italia.
E` stato cosi` che in una fredda mattina di gennaio, mentre entravo nell'ufficio postale del quartiere dove abito a Brighton, mi sono imbattuta in un annuncio: "cercasi impiegato part-time per l'ufficio postale". L'ufficio postale in questione sta in un negozio tipo il nostro tabaccaio. Qui li chiamano off licence o corner shops. Chiedo un modulo per fare la domanda, ma il proprietario mi dice che basta parlare con lui. "Come ti chiami? Quanti anni hai? Hai figli?" E ti pareva. La solita domandina. Sono talmente sfinita che rispondo con sorrisetto sarcastico che no, non ne ho. Restiamo d'accordo che avrei cominciato un tirocinio - non pagato ovviamente - al termine del quale, quando avessi imparato a usare il computer delle poste e il registratore di cassa del negozio marca Olivetti pieno di polvere che manco in uno scavo archeologico, avrei cominciato a percepire il salario minimo.
I primi due giorni filano abbastanza bene. Alla radio passano canzoni che ascoltavo durante il dottorato. David Bowie era morto da poco. Mi prende il magone, ma resito. Il terzo giorno sono tesa. E` venerdi`. La settimana successiva ho i controlli. Sono angosciata. A un certo punto sento che mi stanno per scappare le lacrime. Mi nascondo nel retrobottega. Piango. Il proprietario mi segue chiedendomi cosa non andasse. Presa in un momento di debolezza, dico la verita`. "Stai tranquilla. Tutto andra` bene. Ora va a casa e rilassati. Dopo i controlli, continuerai il tuo tirocinio. Lavorare qui ti aiutera` a distrarti".
E` giovedi`. Sono in Italia. I controlli sono andati bene. Il coniuge e` tornato a casa. Non c'e` bisogno che rimanga per la visita oncologica. Passa davanti al negozio e vede che l'annuncio e` stato esposto di nuovo. Mi avverte. Chiamo il proprietario:
"Cosa e` successo?"
"Tu non sei in condizione di lavorare, vero?"
"Chi? Io? Si, perche`?"
"Perche` hai il cancro"
"Veramente ora sono in remissione"
"Si, ma le poste non mi daranno mai il permesso di assumere una persona malata"
"Ehm, guarda che fare una cosa del genere e` contro la legge"
"No, e` che sono io che penso che una persona col cancro non sia adatta a questo lavoro"
Buongiorno, mi chiamo Grazia, ho 35 anni, un dottorato di ricerca in storia contemporanea, un cancro al seno e sono stata discriminata per la seconda volta sul lavoro per questo motivo. Che lavoro? Ricercatrice? No, impiegata tuttofare in un negozietto sudicio. Ma dove? In Italia? No, nella civilissima Inghilterra. This is England.
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