Ho letto una cosa che mi ha fatto rabbrividire oggi. Non solo perche` si tratta di una cosa terribile di per se`, ma perche` mi ha ricordato tanto la mia storia.
Mi sono ammalata, o meglio ho scoperto di esserlo, mentre stavo per finire il dottorato di ricerca. Le terapie si sono trascinate per un anno e mezzo e quella ormonale e` ancora in corso, ma sono riuscita a completare il dottorato e sto persino cercando di riprendere la carriera accademica. Tra qualche mese saranno passati 3 anni e posso sperare di esserci ancora. Per Emanuele Patane` il destino e` stato molto piu` infame. Destino per modo di dire.
Emanuele era laureato in Farmacia, faceva il dottorato quando gli hanno trovato un cancro al polmone. Era luglio del 2002. A fine 2003 e` morto. Non senza puntare il dito contro chi l'ha ucciso, pero`. Poco prima di morire, Emanuele ha scritto un memoriale in cui spiega le ragioni della malattia sua e di quelle di altri colleghi e persone che a vario titolo frequentavano l'edificio 2 della Facolta` di Farmacia dell'Universita` di Catania:
"Durante il corso di dottorato mi sono occupato di sintesi chimica in laboratorio mediante l’utilizzo di opportuni reagenti chimici. Ho iniziato a lavorare in laboratorio nell’aprile del 2000. Mi hanno diagnosticato un tumore nel polmone destro nel luglio 2002. Durante il corso di dottorato, trascorrevo generalmente tra le otto e le nove ore al giorno in laboratorio, per tutta l’intera settimana escluso il sabato"
Quello descritto da Emanuele e` uno scenario di guerra. Il laboratorio non e` dotato di un impianto di aspirazione e filtrazione adeguato. L'aria e` infestata da sostanze tossiche, reattivi chimici conservati su mensole e due frigoriferi per uso domestico e arruginiti. L'acetone utilizzato per la pulizia dell'attrezzatura con cui venivano effettuate le operazioni veniva trattato con un macchinario utilizzato anche per la concentrazione di solventi tossici con il risultato che le miscele di questi con l'acetone si sprigionavano dovunque come era facile intuire dall'odore nauseabondo che causavano. Continuate a leggere voi stessi il racconto agghiacciante di Emanuele qui. Il sito e` quello del film Con il fiato sospeso di Costanza Quatriglio che verra` presentato in questi giorni alla Mostra del Cinema di Venezia.
Emanuele non e` stato il solo ad ammalarsi e morire di ricerca. Chissa` quanti altri casi come questo esistono in Italia e nel mondo. Chissa`, Emanuele caro, chissa`....
Mi sono ammalata, o meglio ho scoperto di esserlo, mentre stavo per finire il dottorato di ricerca. Le terapie si sono trascinate per un anno e mezzo e quella ormonale e` ancora in corso, ma sono riuscita a completare il dottorato e sto persino cercando di riprendere la carriera accademica. Tra qualche mese saranno passati 3 anni e posso sperare di esserci ancora. Per Emanuele Patane` il destino e` stato molto piu` infame. Destino per modo di dire.
Emanuele era laureato in Farmacia, faceva il dottorato quando gli hanno trovato un cancro al polmone. Era luglio del 2002. A fine 2003 e` morto. Non senza puntare il dito contro chi l'ha ucciso, pero`. Poco prima di morire, Emanuele ha scritto un memoriale in cui spiega le ragioni della malattia sua e di quelle di altri colleghi e persone che a vario titolo frequentavano l'edificio 2 della Facolta` di Farmacia dell'Universita` di Catania:
"Durante il corso di dottorato mi sono occupato di sintesi chimica in laboratorio mediante l’utilizzo di opportuni reagenti chimici. Ho iniziato a lavorare in laboratorio nell’aprile del 2000. Mi hanno diagnosticato un tumore nel polmone destro nel luglio 2002. Durante il corso di dottorato, trascorrevo generalmente tra le otto e le nove ore al giorno in laboratorio, per tutta l’intera settimana escluso il sabato"
Quello descritto da Emanuele e` uno scenario di guerra. Il laboratorio non e` dotato di un impianto di aspirazione e filtrazione adeguato. L'aria e` infestata da sostanze tossiche, reattivi chimici conservati su mensole e due frigoriferi per uso domestico e arruginiti. L'acetone utilizzato per la pulizia dell'attrezzatura con cui venivano effettuate le operazioni veniva trattato con un macchinario utilizzato anche per la concentrazione di solventi tossici con il risultato che le miscele di questi con l'acetone si sprigionavano dovunque come era facile intuire dall'odore nauseabondo che causavano. Continuate a leggere voi stessi il racconto agghiacciante di Emanuele qui. Il sito e` quello del film Con il fiato sospeso di Costanza Quatriglio che verra` presentato in questi giorni alla Mostra del Cinema di Venezia.
Emanuele non e` stato il solo ad ammalarsi e morire di ricerca. Chissa` quanti altri casi come questo esistono in Italia e nel mondo. Chissa`, Emanuele caro, chissa`....
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