Brutta giornata per l'Enel. Crollo in borsa? Danni alle infrastutture? No, niente di tutto questo. I guai per l'Enel oggi sono cominciati a causa di una sua campagna pubblicitaria. #Guerrieri, un'iniziativa della multinazionale volta a raccogliere le storie di chi lotta contro la crisi con tanto di bicicletta elettrica in regalo. E sul web si e` scatenata la rivolta. In tantissimi si sono appropriati dell'hashtag rovesciandolo completamente di significato e utilizzandolo per rendere note le storie di chi contro l'Enel combatte per difendere il territorio in cui abita e la propria salute (qui una raccolta). Dal Sud America, al delta del Niger, a Brindisi, a La Spezia l'Enel ha seminato morte e adesso, attraverso una strategia di socialwashing e l'utilizzo della solita, abusata metafora guerresca, vuole farci credere di stare dalla parte delle persone comuni e farsi addirittura strumento di empowerment dando voce a chi "combatte" la crisi. Come se una multinazionale della portata dell'Enel con la crisi non c'entrasse nulla e come se non esistesse un fortissimo movimento transnazionale di protesta contro l'Enel stessa. Come se il 29 giugno, anche in Italia le associazioni e i comitati No al Carbone non avessero preso parte alla mobilitazione su scala planetaria in favore di un nuovo modello energetico che non consumi il pianeta e chi lo abita. E val la pena di sottolineare che in Italia l'iniziativa ha assunto il nome inequivocabile di Stop Enel (qui).
C'ha provato, l'Enel. E gli e` andata male. Malissimo. Come malissimo speriamo che possa andare a tutte le grandi aziende che per tutto il mese di ottobre speculeranno sul cancro al seno con la campagna del nastro rosa, col favore, occorre purtroppo ricordarlo, di fondazioni ed enti dediti alla ricerca. Saranno tante, per esempio, le case produttrici di cosmetici, gli stessi cosmetici che contengono parabeni, petrolati ed altri interferenti endocrini fortemente correlati con il cancro al seno, a lucrare sulla malattia promettendo ben misere donazioni per scopi non meglio precisati e contribuendo alla riproduzione del mito della sopravvissuta. La guerriera che ha scoperto il cancro facendo la mammografia e l'ha affrontato con sorriso di ferro e rossetto. Sarebbe bello riuscire a fargliela, riappropriarsi dello stereotipo che imprigiona tutte noi donne col cancro al seno (e non solo) e farlo diventare una freccia al nostro arco. Non per metterli in ridicolo, ma per dire forte e chiaro che non ci stiamo, che sul cancro al seno non si specula. E che #sopravvissute siamo, ma ai loro trucchi e merletti.
D'accordissimo; speriamo in un nuovo modello energetico, e in donne che col carrozzone non ci stanno. Non più, perché informazione c'è, e motivo per essere arrabbiate anche, contro il loro aiuto mentre producono i loro cosmetici avvelenati per noi.
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