Sono ormai mesi che ho bisogno di tirare fuori un rospo. L'ho fatto qualche giorno fa in un post uscito domenica su un blog inglese di Medical Humanities (qui). Credo sia venuto il momento di fare altrettanto nella mia lingua madre.
E` successa una cosa molto brutta in Italia recentemente. A una donna, costretta all'aborto terapeutico al quinto mese di gravidanza, e` stata negata l'assistenza medica e sanitaria da parte del personale dell'ospedale Sandro Pertini di Roma. Una vicenda, rimbalzata giustamente sulle prime pagine dei giornali, che ha attirato l'attenzione dell'opinione pubblica e lo sdegno delle compagne femmniste. L'obiezione di coscienza, prevista dalla legge 194 che regola l'interruzione volontaria di gravidanza, e` ormai una vera e propria piaga che impedisce alle donne di avvalersi di un diritto sancito con legge dello stato. Le proteste sono quindi doverose.
La donna protagonista della vicenda, Valentina, ha tenuto a sottolineare tuttavia, attraverso l'associazione Luca Coscioni (qui), che "tutta l'attenzione si e` concentrata sulla vicenda dell'aborto, mentre per me e` importante che ci si occupi seriamente del vero problema alla base della mia storia che e` la legge 40".
Valentina e` portatrice di una malattia genetica che lei stessa definisce "rara e terribile". Puo` e vuole avere figli, ma corre il rischio di trasmettere la sua malattia. Un modo per evitarlo esiste e si chiama diagnosi pre-impianto. La legge 40 pero` la vieta. Per avere figli, Valentina deve quindi rimanere incinta e poi giocare alla roulette russa con l'amniocentesi. Se il colpo in canna parte, non le resta che l'aborto terapeutico.
Non mi sembra che, dopo la precisazione di Valentina le compagne femministe si siano soffermate particolarmente sulla questione. Perche`?
Il femminismo italiano ha un problema: si concentra quasi esclusivamente su questioni riproduttive, come l'aborto e gli anticoncezionali. Negli ultimi tempi si e` aggiunto il tema della violenza domestica. Tema sacrosanto anche quello, non c'e` nemmeno bisogno di dirlo, ma che insieme a quelli legati alla riproduzione, non esaurisce certo la gamma vastissima delle forme di dominazione e oppressione a cui sono sottoposte le donne. Si, le donne. Che sono tante e diverse. Non sono tutte sane e capaci di concepire. Non sono tutte accoppiate. Ci sono donne come Valentina che possono riprodursi e vogliono farlo, ma necessitano di strumenti che la scienza ci ha messo a disposizione ma a cui uno stato clericale e oscurantista come il nostro ci nega l'accesso. Ci sono donne come me, infertili a cui l'aborto e gli anticoncezionali non servono e non serviranno mai. Ci sono donne che non hanno nessuno che le ammazzi di botte perche` sono single. Ci sono donne che non trovano lavoro perche` sono donne e non gliene frega niente a nessuno.
Da quando ho aperto questo blog, ho conosciuto virtualmente molte persone. Tra loro, molte femministe che mi hanno offerto la loro solidarieta` e il loro supporto. Sono a loro grata, infinitamente. Si tratta, tuttavia, di gesti individuali. Se dovessi dire, pero`, che sento le mie istanze rappresentate dai femmismi italiani odierni, la risposta e` negativa. E credo lo stesso valga per le moltissime donne che il femminismo ormai non sanno nemmeno piu` cos'e` perche`, tra le varie, le loro priorita` non sono aborto e pillola. Forse e` il caso di ripartire da loro, per fare si` che i femminismi italiani non continuino ad essere la nicchia, in alcuni casi molto autoreferenziale, che sono adesso ma si aprano al vasto mondo, incluso quello delle donne fuori dalla 'norma'.
E` successa una cosa molto brutta in Italia recentemente. A una donna, costretta all'aborto terapeutico al quinto mese di gravidanza, e` stata negata l'assistenza medica e sanitaria da parte del personale dell'ospedale Sandro Pertini di Roma. Una vicenda, rimbalzata giustamente sulle prime pagine dei giornali, che ha attirato l'attenzione dell'opinione pubblica e lo sdegno delle compagne femmniste. L'obiezione di coscienza, prevista dalla legge 194 che regola l'interruzione volontaria di gravidanza, e` ormai una vera e propria piaga che impedisce alle donne di avvalersi di un diritto sancito con legge dello stato. Le proteste sono quindi doverose.
La donna protagonista della vicenda, Valentina, ha tenuto a sottolineare tuttavia, attraverso l'associazione Luca Coscioni (qui), che "tutta l'attenzione si e` concentrata sulla vicenda dell'aborto, mentre per me e` importante che ci si occupi seriamente del vero problema alla base della mia storia che e` la legge 40".
Valentina e` portatrice di una malattia genetica che lei stessa definisce "rara e terribile". Puo` e vuole avere figli, ma corre il rischio di trasmettere la sua malattia. Un modo per evitarlo esiste e si chiama diagnosi pre-impianto. La legge 40 pero` la vieta. Per avere figli, Valentina deve quindi rimanere incinta e poi giocare alla roulette russa con l'amniocentesi. Se il colpo in canna parte, non le resta che l'aborto terapeutico.
Non mi sembra che, dopo la precisazione di Valentina le compagne femministe si siano soffermate particolarmente sulla questione. Perche`?
Il femminismo italiano ha un problema: si concentra quasi esclusivamente su questioni riproduttive, come l'aborto e gli anticoncezionali. Negli ultimi tempi si e` aggiunto il tema della violenza domestica. Tema sacrosanto anche quello, non c'e` nemmeno bisogno di dirlo, ma che insieme a quelli legati alla riproduzione, non esaurisce certo la gamma vastissima delle forme di dominazione e oppressione a cui sono sottoposte le donne. Si, le donne. Che sono tante e diverse. Non sono tutte sane e capaci di concepire. Non sono tutte accoppiate. Ci sono donne come Valentina che possono riprodursi e vogliono farlo, ma necessitano di strumenti che la scienza ci ha messo a disposizione ma a cui uno stato clericale e oscurantista come il nostro ci nega l'accesso. Ci sono donne come me, infertili a cui l'aborto e gli anticoncezionali non servono e non serviranno mai. Ci sono donne che non hanno nessuno che le ammazzi di botte perche` sono single. Ci sono donne che non trovano lavoro perche` sono donne e non gliene frega niente a nessuno.
Da quando ho aperto questo blog, ho conosciuto virtualmente molte persone. Tra loro, molte femministe che mi hanno offerto la loro solidarieta` e il loro supporto. Sono a loro grata, infinitamente. Si tratta, tuttavia, di gesti individuali. Se dovessi dire, pero`, che sento le mie istanze rappresentate dai femmismi italiani odierni, la risposta e` negativa. E credo lo stesso valga per le moltissime donne che il femminismo ormai non sanno nemmeno piu` cos'e` perche`, tra le varie, le loro priorita` non sono aborto e pillola. Forse e` il caso di ripartire da loro, per fare si` che i femminismi italiani non continuino ad essere la nicchia, in alcuni casi molto autoreferenziale, che sono adesso ma si aprano al vasto mondo, incluso quello delle donne fuori dalla 'norma'.
condivido ogni parola
RispondiEliminaAnche io. Il femminismo in italia è spesso solo ideologico, e porta avanti solo battaglie che "guadagnano" ampio consenso, probabilmente più per scopi politici che per i reali bisogni delle donne.
RispondiEliminaIl tuo post è interessante perché evidentemente si percepisce quel femminismo come "normale", che si occupa solo della norma. A me piacerebbe anche un femminismo che si occupi, oltre ai problemi che hai detto tu, anche dei problemi della salute mentale.
RispondiEliminaSerena
condivido anche le virgole
RispondiEliminaE vogliamo parlare della salute sessuale delle donne malate di tumore al seno/alle ovaie? I medici non la chiamano nemmeno "castrazione chimica" ma "calo del desiderio". Tanto l'importante è essere vive, no?
RispondiEliminaPaola