Suicidio. Ha usato questa parola la giornalista del TG2 dell'ora di pranzo nel riportare la notizia della morte di Brittany Maynard. Un'espressione infelice e inappropriata. Piu` corretto sarebbe stato parlare di diritto a morire con dignita`, ma si sa, nella cattolicissima Italia di questi temi non si puo` certo parlare liberamente.
La storia di Brittany ha fatto il giro del mondo. Colpita a soli 29 anni da un glioblastoma all'ultimo stadio, la giovane donna si e` trasferita da San Francisco, dove viveva con il marito, nell'Oregon in modo da poter esercitare il diritto che quest'ultimo stato riconosce, diversamente dalla California, a chi e` affetto da una malattia in fase terminale di morire con dignita`. Ha voluto rendere pubblica la sua storia per dare il suo contributo alla battaglia portata avanti dall'associazione Compassion & Choices (qui) che chiede che il diritto a una morte dignitosa in caso di malattia terminale sia garantito a tutti gli americani.
Sabato primo novembre, Brittany e` morta, serenamente, circondata dai suoi cari, come aveva scelto di fare. La famiglia ha chiesto ai media di rispettare il loro dolore e ha pubblicato un necrologio sul sito del Brittany Maynard Fund (qui) in cui viene citato un pezzo di un discorso di William Faulkner che dice: "Percio`, non abbiate mai paura. Non abbiate mai paura di esprimervi in favore dell'onesta` e della verita` e della compassione, contro l'ingiustizia e le bugie e la cupidigia. Se voi, non soltanto voi in questa sala stasera, ma nelle migliaia di altre sale come questa nel mondo oggi, domani e la prossima settimana, lo farete [...] cambierete il mondo".
Riposa in pace, Brittany.
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