martedì 12 febbraio 2013

"E` tutto nei geni" Sti gran cazzi!

Perche`, se una donna si trasferisce dal Giappone agli Stati Uniti, le sue probabilita` di sviluppare il cancro al seno diventano molto piu` vicine a quelle delle donne statunitensi? I suoi geni sono sempre gli stessi, cambia l'ambiente. Ecco, l'ambiente. Si parla troppo poco delle cause ambientali del cancro al seno.
Il mio illustre senologo fu perentorio alla prima visita: "Per la mammella e` tutto nei geni". Sti gran cazzi! L'ambiente e` fondamentale per capire perche` cappero ci si ammala. E non lo dico certo io, ma lo riconferma, visto che ce n'e` ancora bisogno, il rapporto "Breast Cancer and Environment: Prioritizing Prevention" (Cancro al seno e ambiente: priorita` alla prevenzione), pubblicato oggi dal National Institute of Environmental Health Science per conto del Ministero della Sanita`.
Secondo quanto riportato dal New York Times, il rapporto punta l'indice contro la scarsita` dei fondi  - solo il 10% - destinati dal governo federale alla ricerca sulle cause ambientali del cancro al seno. Michael Gould, ordinario di oncologia all'Universita` del Wisconsin, Madison, e presidente del comitato autore del rapporto e` chiarissimo quando afferma che "non ci sono i soldi" per fare ricerca in quella direzione. E Jeanne Rizzo, altro membro del comitato, aggiunge "Stiamo allungando la vita col cancro al seno, lo stiamo rendendo una malattia cronica, ma non lo stiamo prevenendo". Secondo Rizzo, e` necessario indagare l'esposizione ad agenti cancerogeni in utero e nella prima infanzia, perche` e` in quelle fasi della vita, cosi` delicate, che il contatto piu` o meno diretto con determinate sostanze puo` porre in essere le condizioni per un futuro sviluppo della malattia.
Jeanne Rizzo e` presidente di Breast Cancer Fund, organizzazione il cui obiettivo precipuo e` far conoscere a un pubblico quanto piu` vasto possibile le scoperte scientifiche sulle cause ambientali del cancro al seno. E`, come si dice in inglese, una advocate, un'attivista, non un medico. E in quanto tale e` stata chiamata, insieme ad altre, ad esprimersi. Perche` le attiviste e le pazienti non sono orpelli, sono persone con un cervello che funziona e puo` funzionare persino meglio di quello di un medico.
E allora, caro il mio illustre senologo, stasera ti rispondo da qui e magari la prossima volta che ci vediamo te lo dico pure in faccia: "Non e` tutto nei geni. Ti sbagli. Meno certezze e piu` spazio alle teste pensanti dei pazienti!"

11 commenti:

  1. ‘sti gran cazzi lo urlo anch’io. In palestra una dottoressa pure lei operata di mastectomia a 40 anni, mi fa lo stesso discorso che han fatto a te; da notare che lei non vuol leggere quanto le consiglio, perché dice di aver accantonato / superato il suo problema (salvo poi prendere una gran paura quando a settembre le han trovato un polipo grosso ma per fortuna benigno zona utero). Allora le faccio la fotocopia di quanto scrive Servan Schreiber nel suo “Anticancro” nelle primissime pagine di apertura, pagina XVI, in cui secondo uno studio danese i geni incidono nel cancro per il 15 % massimo, dimostrato studiando le abitudini di vita dei bambini adottivi. Da notare che nel forum sul cancro al seno che seguo, molte con gene positivo, continuano a pensare di togliersi pure il seno sano, e anzi alcune lo fanno, senza fare una valutazione in questo ambito completo. Capisco pure sia difficile cambiare stile di vita, per me non è stato così.

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  2. Condivido con voi la convinzione della preminenza dei fattori ambientali e nutrizionali nell'insorgenza del cancro. In particolare, visto che mi tocca personalmente, quello al seno. Tuttavia ammetto che la prossima settimana mi sottoporrò ad un intervento di mastectomia bilaterale, che interesserà anche il mio seno sano (quanto odio la parola mammella, voi?). Ho il seno "grosso" e, nella normale asimmetria umana, proprio il seno più piccolo è quello che si è ammalato. Al di là della motivazione genica ("godo" anche della mutazione BR... come si chiama!) e della riduzione dei "pensieri" post trattamento, vi è quindi anche una spinta "estetica". L'intervento al solo seno malato avrebbe accentuato visibilmente la differenza di volume tra i due e... ho sempre desiderato, in teoria, una riduzione del seno, per cui ho deciso di sfruttare, anche in questo caso, le opportunità positive datemi dalla malattia. So che parlare di questioni estetiche in questa piazza può stridere, ma resto una donna di nemmeno 40 anni (ne ho 38) che ha sempre combattutto contro la società dell'immagine e che tuttavia vuole poter continuare a vivere dignitosamente, senza portare, subito accessibile agli altri (come immagine...) il segno della malattia.
    Per concludere, ho voluto condividere con voi la mia decisione al riguardo, per dare un'ulteriore sfumatura al grigio delle nostre infinite esperienze individuali.
    In bocca al lupo a voi (noi) tutte, ci ritroviamo qui. Grazie Grazia per l'ospitalità ed il tuo furioso impegno

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  3. Soldi, soldi, soldi, sempre 'sti maledetti soldi. È molto cinico ma mi viene da augurarmi che trovino al più presto un modo per lucrare sulla ricerca delle cause.....così saranno in tanti a fare ricerca su cause ambientali e alimentari!
    Anch'io, appena operata per la seconda volta di tumore al seno, sono convintissima dell'importanza fondamentale che ha lo studio delle cause che favoriscono l'insorgenza del tumore. Ma mi devo sbattere a cercare informazioni in rete.
    Brava Grazia, bravissima. Un bacio a tutte. Maria.

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    1. sì, informazioni in rete, ma anche leggere non fa male. Se è la seconda volta, dovresti iniziare a curare il tuo "terreno". Assolutamente devi leggere Servan Schreiber, almeno lui.

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    2. Perche` se "curi il tuo terreno", la recidiva non ti viene? Se fosse cosi` facile...Non cadiamo nella trappola di far cadere la responsabilita` della malattia sull'ammalato

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    3. Io ne sono praticamente convinta, poi dipende dallo stadio della malattia, e se si tratta di recidiva allo stesso seno o di metastasi. Ma questo non lo dico io, lo dice Servan Schreiber e lo dice anche la prima grande studiosa, la Kousmine; io di mio non ho esperienza se non quello di vedere cosa ha fatto su me di l'alimentazione, il digiuno, i lavaggi intestinali.

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    4. Ecco, e` una tua personale convinzione. Suggerire, anche solo involontariamente, che Maria si sia beccata la recidiva perche` non "curava il suo terreno" e` un'affermazione pesante e anche un po` offensiva

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    5. Non voleva essere nella mie intenzioni essere pesante e offensiva. Ripeto solo che Servan Schreiber ha avuto in primo tumore e poi due recidive, alla seconda scrive:" Ma ora avevo imparato la lezione, sapevo che avrei dovuto occuparmi del mio terreno " e non a caso lo blocca per 15 anni, e la terza recidiva gli viene perchè trascura il suo stress come scrive chiaramente in "Ho vissuto più di un addio".
      Io ho dato molto i numeri dopo il cancro, ma dopo queste letture e il confronto con personaggi come Pino Africano, ho capito visto questa responsabilità come una possibilità: avevo in mano e dipendeva da me la mia battaglia contro il cancro.

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    6. Grazie Grazia. Sono già sufficienti i sensi di colpa che ho, senza aggiungerne altri. Comunque, SID, seguirò senza dubbio il tuo consiglio, e leggerò quello che mi consigli. Mi metto subito alla ricerca.
      Ciao, un accio. Maria

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  4. ma chi era 'sto senologo? te lo chiedo così lo evito... a me personalmente non è mai stata detta una cosa del genere. In alcuni casi la genetica sembra centrare qualcosa, ma ci sono anche persone positive al test genetico che non sviluppano mai la malattia. Esattamente come può accadere che la sviluppi invece chi risulta negativo...

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  5. Con i pesanti disagi che ci provoca la nostra patologia, ci mancano solo i sensi di colpa!!!
    AMMALARSI DI TUMORE NON E', TRANNE CHE IN CASI PARTICOLARI (ABSESTOSI...) DETERMINISTICO!!!
    Via i sensi di colpa, semmai correggiamo gli stili di vita sbagliati, che aiuta sempre!
    Francesca

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