Lettera aperta alla Lega Italiana per la Lotta ai Tumori (LILT) Nazionale e al Ministro della Sanita` Beatrice Lorenzin. Per adesioni, inviate una mail con il vostro nome, cognome e, se lo desiderate, professione a pinkwashing2015@gmail.com
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1/10/2015
Spettabile Lega Italiana per Lotta ai Tumori (LILT) Nazionale,
Gentile Ministro della Salute Beatrice Lorenzin,
le sottoscritte desiderano esprimere profondo sconcerto di fronte alla campagna
Nastro Rosa 2015, la cui testimonial è una nota cantante ritratta a torso
nudo, con le braccia a coprirne in parte i seni. Una posa che rappresenta un
salto di qualità, di segno negativo, rispetto alle edizioni precedenti della
campagna. Negli anni passati, infatti, a rappresentarla erano state scelte
donne, sempre appartenenti al mondo dello spettacolo o dello sport e non
colpite dalla malattia, che, tuttavia, erano state ritratte vestite e in
atteggiamenti più consoni al tema. Per l’anno in corso, invece, la campagna
punta ad offrire un’immagine sessualizzata e trivializzante della malattia,
utilizzando in maniera pretestuosa l’invito a “fare prevenzione”, espressione
ambigua con la quale ci si riferisce comunemente all’adesione ai programmi di
screening per la diagnosi precoce del cancro al seno attraverso mammografia.
Anche a livello nazionale dunque la LILT ha scelto di avvalersi di un uso
strumentale del corpo femminile, come è già accaduto negli anni scorsi per
campagne di gusto per lo meno dubbio, quali quelle promosse ad esempio dalla
sezione di Torino che, nell’ottobre del 2014, ha patrocinato l’iniziativa Posso
toccarti le tette? .
Desideriamo ricordare che solo nel 2012 sono morte di cancro al seno 12.004
donne (dati Istat) e nel 2014 si sono
registrate 48.200 diagnosi tra la popolazione femminile del nostro paese (dati Aiom-Airtum).
La patologia colpisce, inoltre, sebbene in misura minore rispetto alle donne,
anche gli uomini. I programmi di screening si rivolgono alle donne di età
compresa tra i 50 e i 69 anni alle quali si raccomanda di effettuare una
mammografia ogni 2 anni. La morte per cancro al seno sopravviene a seguito
della diffusione dal seno ad altri distretti corporei (ossa, fegato, cervello e
polmoni nella maggioranza dei casi).
Cosa ha a che fare l’immagine di una donna chiaramente al di sotto della
fascia d’età per la quale sono designati i programmi di screening con la
“prevenzione”? Perchè concentrare l’attenzione del pubblico sul suo décolleté
florido (a cui fanno da contorno gli addominali scolpiti) se il rischio di
morte si presenta solo nel caso in cui la patologia interessi altri organi?
Una risposta la offrono i marchi di noti prodotti di consumo in calce al
manifesto che pubblicizza la campagna. Tra questi, quello della nota casa
automobilistica Peugeot. Studi scientifici recenti dimostrano l’elevata incidenza del cancro al
seno tra le donne impiegate nella produzione di materie plastiche per il
settore automobilistico. Evidenze che hanno portato, nel 2014, l’American Public Health Association a
chiedere alle massime autorità sanitarie degli Stati Uniti di porre in
essere politiche di prevenzione atte a ridurre drastricamente l’esposizione sui
luoghi di lavoro a sostanze associate al cancro al seno.
La partnership tra LILT e Peugeot
si configura chiaramente come un caso di pinkwashing,
termine con cui si indica la pratica di pubblicizzare e/o vendere prodotti che
aumentano il rischio di ammalarsi di cancro al seno, attraverso ingredienti e/o
processi di lavorazione, collegandoli a campagne di sensibilizzazione o a raccolte
fondi per la ricerca. Una strategia di marketing tristemente diffusa e che
risulta estremamente efficace proprio perchè il cancro al seno offre la
possibilità di esporre il seno femminile per finalità benefiche, attirando così
l’attenzione del pubblico di ambo i sessi.
Chiediamo pertanto il ritiro della campagna Nastro Rosa 2015 che
consideriamo lesiva della dignità e della salute delle donne.
Distinti saluti,
Sandra Castiello, docente di latino e greco, pagina
Facebook Col seno di poi, ma col senno di sempre
Grazia De Michele, precaria, blogger de Le Amazzoni Furiose
Alberta Ferrari, chirurga senologa, blogger di Ferite Vincenti
Daniela Fregosi, consulente e formatrice free lance, blogger di Afrodite K
Emma Schiavon, insegnante e storica
Carla Zagatti, psicologa e psicoterapeuta
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