venerdì 29 marzo 2013

Pasqua 2011

Ricordo bene la Pasqua del 2011. L'avevo attesa a lungo. Doveva segnare la fine della chemioterapia e dei suoi effetti collaterali. L'8 febbraio, la prima pera. Mi avevano comunicato la data mentre stavo per salire sul treno che da Bologna mi riportava in Puglia. Avevo passato una settimana meravigliosa, facendomi scudo con l'affetto dei miei cari amici Carlos e Michela che avevano ospitato me e Jose a casa loro.
"Pensa che a Pasqua sarai a tavola a festeggiare", mi disse subito mia madre. Dovevo fare 4 cicli di chemio rossa, quella forte che ti fa perdere i capelli e ti brucia lo stomaco. Un'infusione ogni 21 giorni. L'ultima cadeva proprio una settimana prima di Pasqua. Non sapevamo nulla della chemioterapia io e mamma. Nessuno nella nostra famiglia l'aveva mai fatta.
Pasqua arrivo`. Il sabato prima era una bella giornata. Avevo da qualche giorno una febbriciattola fastidiosa. Ma c'era aria di festa, il tepore della primavera, una delle mie piu` care amiche in giro. La raggiunsi in centro, aggrappata al braccio di Jose. Stavo zitta. Non potevo parlare e camminare allo stesso tempo. Mi mancava il fiato. Nel tragitto, dall'altra parte della strada, vedo passare la mia insegnante di latino e greco del liceo. Quanto le ho voluto bene e quanto ne voleva lei a me. L'istinto di attraversare e correrle incontro e` forte. Fortunatamente mi fermo. Intravedo la mia faccia nella vetrina di un negozio. Sono pallida come un cencio, il volto scarnito, le ciglia rade, il turbante appoggiato sulla testa. No, non ce la faccio a darle questo dolore. Non voglio che mi veda cosi`. Mi nascondo e intanto continuo a cercare l'aria che mi manca.
Il giorno dopo, la domenica di Pasqua, non riuscivo piu` ad alzarmi dal letto. I miei globuli bianchi e rossi erano al minimo. Avevo la febbre alta e respiravo a fatica. Chiunque entrava nella mia stanza doveva indossare una mascherina. Anche i medici che vennero a visitarmi.
Fu allora che mi resi conto di cosa fosse realmente la chemioterapia e lo scrissi in una mail a una persona che mi chiedeva notizie:

"Lasciarsi avvelenare pur di poter almeno sperare di scampare alla morte e` stata un'esperienza devastante. Sentire che persino l'acqua ti taglia lo stomaco, vedere i capelli cadere e la pelle appassire piega gli spiriti piu` audaci e battaglieri. Un veleno, la chemioterapia non e` nient'altro. Non augurerei di dovervi fare ricorso nemmeno al mio peggior nemico."

Sono passati due anni da allora. Anche quest'anno sono in Puglia, a casa, e aspetto l'arrivo della mia nipotina. Il ricordo di quello che ho vissuto, pero`, non mi ha abbandonata. Il dolore del mio corpo trascinato verso l'estremo confine che separa la vita dalla morte e` sempre vivo e mi ha cambiata per sempre. Il cancro e` questo. Non e` un nastro rosa o una maratona di beneficenza. Non e` un'occasione di miglioramento ne` una provvida sventura. E` una tragedia che consuma corpi, animi e vite. Una tragedia che dobbiamo assolutamente evitare.

Buona Pasqua.

2 commenti:

  1. post assolutamente esplicativo e profondo da brividi, ciao e buona pasqua .

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  2. A Torino ci sono,osp.s.Anna(Gados),Molinette (Ravi) ecc.

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