La mobilitazione dei giorni scorsi, sostenuta dal blog Un Altro Genere di Comunicazione, ha dato buoni risultati. I messaggi di protesta - anziche` di ringraziamento - contro la premiata ditta Perlana-Komen, specialista in speculazione sul dolore delle donne, sono stati numerosi. E come mi ha segnalato oggi Noemi Meneguzzo, Perlana ha persino diramato un comunicato via Facebook. Ottimo! Si vede che abbiamo centrato il bersaglio.
Vediamo cosa dice Perlana:
"Perlana ha deciso di sostenere l'associazione Susan G. Komen per incrementare la diffusione del messaggio dell’importanza della prevenzione del tumore del seno.
L'iniziativa ha lo scopo esclusivo di coinvolgere ancora di più il pubblico femminile su questo tema di grandissima importanza.
Il nostro aiuto a Susan G. Komen prescinde la vendita dei nostri prodotti e ha come unico obiettivo quello di favorire il passaparola sul tema grazie al prezioso supporto della nostra community".
Perlana dice il vero. Infatti, di solito per questo genere di iniziative viene chiaramente specificato che una parte - nella stragrande maggioranza dei casi infinitesimale - del ricavato delle vendite di un determinato prodotto verranno devolute all'organizzazione di turno - nel nostro caso Susan G. Komen, a favore della causa X, nel nostro caso una non meglio precisata e quantomai generica "lotta contro i tumori del seno". A quel punto i consumatori, in assoluta buona fede, cominciano ad acquistare il prodotto convinti di dare il proprio contributo ad una "giusta causa". Le vendite schizzano, i profitti pure ma l'ammontare di danaro devoluto per la "giusta causa" non aumenta proporzionalmente all'aumento dei ricavi. E la sproporzione e` enorme. Insomma, le aziende si servono della buona fede della gente, orientando le loro scelte di consumo a proprio vantaggio, guadagnano il doppio o il triplo di quello che guadagnerebbero normalmente e devolvono una miseria, se davvero poi lo fanno, all'associazione con cui hanno stipulato la partnership.
Perlana non fa nemmeno questo. Sul loro sito infatti, nella presentazione della campagna, si legge quanto segue:
" [Alle Race for the Cure di Roma e Bari, ndr] Saranno proprio i personaggi più noti del mondo dell’arte, della cultura, dello spettacolo e dello sport a cimentarsi per l’occasione con la moda DIY del momento, l’arte dello knitting, collaborando insieme alla realizzazione di un’opera collettiva autografata che andrà all’asta e il cui ricavato sarà devoluto alla Susan G.Komen Italia"
Quindi neanche un centesimo del ricavato delle vendite, incrementate dalla pubblicita` ottenuta attraverso la partnership con Komen, verra` donato. Tutto e` affidato a un'asta che si terra` non si sa come, non si sa dove e non si sa quando e che, soprattutto, non si sa quanto potra` fruttare.
Nel suo comunicato, inoltre, Perlana sostiene che "Perlana non contiene sostanze che, in base al Regolamento EU 1278 / 2008 (CLP) relativo alla classificazione ed etichettatura delle sostanze e delle miscele, risultino cancerogene di categoria 1A, 1B e 2". E` risaputo quanto sia difficile provare la cancerogenicita` e mutagenicita` di molte sostanze contenute in prodotti di uso comune. E` difficile perche` ci sono interessi forti dietro e per ricerche con questo obiettivo, chissa perche`, i soldi non ci sono quasi mai. Moltissime sostanze sono sospettate di essere correlate con il cancro ma non c'e` una prova definitiva. Si sa, pero`, ad esempio, che causano allergie, danni al sistema immunitario o al sistema nervoso.
Prendiamo per buono quello che dice Perlana e cioe` che le sostanze utilizzate nei suoi prodotti non siano correlate col cancro. Sul sito della Henkel, la multinazionale proprietaria di Perlana, sono disponibili gli ingredienti del Perlana Deo Fresh. Provate a inserire i nomi degli ingredienti nel database dell'Environmental Working Group che ha schedato piu` di 79.000 prodotti. Provate ad esempio a cercare il Methylisothiazolinone: provoca allergie ed e` neurotossico. Insomma non e` proprio salutare, nonostante, oltre al tradizionale "Passaparola!", lo slogan del Perlana e` "benessere da indossare".
Insomma, nel caso di Perlana, cosi` come di molti altri prodotti, si dovrebbe adottare il cosiddetto principio precauzionale: finche` non possiamo dire con certezza che non fa male, ne stiamo alla larga. E alla larga dovrebbe starne proprio Susan G. Komen che sostiene di battersi contro i "tumori del seno". Con tutto quello che ci si puo` inventare, e` proprio necessario farsi sponsorizzare dal Perlana o da qualsiasi altra industria chimica? Ma la storia di Komen la conosciamo. Ne abbiamo parlato tante volte. Negli Stati Uniti e` ormai nell'occhio del ciclone, non solo per il suo profumo cancerogeno ma anche per le sue politiche anti-abortiste. Sono in crisi negli Stati Uniti e cercano di colonizzare l'Europa, come spiega la sociologa Gayle Sulik, che studia la mercificazione del cancro al seno da anni. Sta a noi non abboccare. Per quanto mi riguarda, finche` avro` anche solo un fil di voce continuero` a parlare.
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