Ogni volta che varco il cancello di quell'ospedale ti rivedo passeggiare in vestaglia nel parco antistante. Oppure affacciato alla finestra del secondo piano. Quella da cui adesso sporge la cassetta col motore dell'aria condizionata. Allora non c'era. Era il 1988 e tu, nonno, in quell'ospedale ci stavi perche` ti avevano diagnosticato un cancro al polmone. Trattabile. "Facciamo l'intervento, poi la chemio e gli diremo che puo` fumare due o tre sigarette al giorno. Lui ne fumera` quattro, ma va bene lo stesso. Gli guadagneremo almeno cinque anni di buona vita". Cosi` aveva detto il medico che doveva operarti. Il cancro era circoscritto e mamma tiro` un sospiro di sollievo. Io venivo a trovarti, ma rimanevo nel parco. I bambini non li facevano entrare. Tu ti affacciavi alla finestra, alto e magro, con la tua vestaglia rossa sembravi un figurino. Sorridevi e mi salutavi. Eri un Angelo, di nome e di fatto.
Te ne sei andato veloce un pomeriggio di fine ottobre. Lo stesso giorno, dodici anni dopo, la tua 'scimia', io, ha sentito per la prima volta una pallina dura sotto il capezzolo destro. L'operazione era andata bene, eri stato dimesso. "Adesso si deve rimettere, cosi` poi cominciamo la chemio", aveva detto il dottore. Ed eri tornato a casa. Mamma era contenta di nuovo. Il giorno dopo stavamo per metterci a tavola, quando hanno chiamato dicendo che tu non stavi bene, avevi la febbre. Mamma e papa` sono corsi da te, io sono rimasta a casa e ho pensato "Uffa, e` sempre malato". Dovevo andare a giocare con Sara e Michele quel pomeriggio e, invece, per colpa tua mi avevano lasciata a casa con mia sorella, tua nipote.
Ho saputo che eri morto a funerale gia` fatto. Ho pianto, tanto. E mi sono sentita in colpa per quello che avevo pensato. Allora pero` non sapevo perche` eri morto. Eri morto e basta. E questo bastava a farmi star male. E non mi avevano permesso di darti un ultimo bacio e di sentire un'ultima volta i tuoi baffi pungermi le guance.
Adesso so, nonno. Tu non sei morto per il cancro. Hai avuto una tromboembolia polmonare. Un grumo di sangue e` partito dalle tue gambe lunghe lunghe e si e` incastrato nel polmone. E tu non hai respirato piu`.
Tu fumavi, nonno. E forse il cancro al polmone l'hai avuto per questo. Da allora, pero`, tante cose sono cambiate. Adesso di cancro al polmone non si ammalano piu` solo i fumatori, ma anche chi non ha mai fumato in vita sua. E se prima si ammalavano di piu` gli uomini, adesso si ammalano anche tante donne. E comunque, anche se c'e` il fumo di mezzo, chi ci assicura che sia proprio quello a causare il cancro - e le forme piu` aggressive stanno diventando sempre piu` frequenti - e non soprattutto gli scarichi delle macchine, l'amianto che si insidia dovunque, persino nelle scuole, negli asili e negli ospedali e chissa` che altro?
Il mondo e` diventato un posto bruttissimo nonno. Il capitalismo mostra il suo volto di assassino e noi non sappiamo cosa fare. Finalmente, pero`, ho capito perche` te ne sei andato cosi` presto. Un Angelo di nome e di fatto come te, in un mondo cosi` non ci poteva stare.
venerdì 27 luglio 2012
Vieni a ballare in Puglia
Sono tornata a casa, ieri sera verso le undici. Casa vuol dire Puglia, vuol dire Foggia, dove vivono i miei genitori e dove ho vissuto anch'io fino a 18 anni.
Siamo arrivati, io e il mio compagno di cammino, a Bari. Mentre l'aereo sorvolava il mare, la mia mente andava a zonzo tra i ricordi di un passato che mi sembra di guardare come fosse un film interpretato da un'altra persona.
Sono andata indietro ai giorni di scuola, le estati al mare, vicino Manfredonia. Ho riascoltato voci e rivisto volti. Tanta gente c'è ancora, molta se n'è andata. Se ne sono andati molti amici e colleghi di mia madre. "Quella scuola era piena di amianto", dice oggi lei parlando dell'edificio dove ha insegnato per più di vent'anni insieme a tante, troppe persone, ammalatesi e morte di cancro. Se n'è andato il papà di un mio compagno di classe. All'improvviso, un cancro al pancreas. Come un fulmine. Coma una condanna, spietata. "Ci hanno fregati", gli dico riconoscendo nei suoi occhi lo stesso spasmo di dolore che solca i miei.
Già, sarà qui che devo cercare le cause del mio cancro? Questa terra, il Tavoliere di Puglia, è stata avvelenata, magari quando ero bambina? Quando, d'estate, facevo il bagno a pochi passi dallo stabilimento dell'Enichem di Manfredonia? O forse sulla nostre verdure, di cui sono sempre stata ghiottissima, hanno spruzzato sostanze che uccidono sia le piante che gli animali che gli uomini? E' stato qui che mi hanno fregata, che ci hanno fregati?
Siamo arrivati, io e il mio compagno di cammino, a Bari. Mentre l'aereo sorvolava il mare, la mia mente andava a zonzo tra i ricordi di un passato che mi sembra di guardare come fosse un film interpretato da un'altra persona.
Sono andata indietro ai giorni di scuola, le estati al mare, vicino Manfredonia. Ho riascoltato voci e rivisto volti. Tanta gente c'è ancora, molta se n'è andata. Se ne sono andati molti amici e colleghi di mia madre. "Quella scuola era piena di amianto", dice oggi lei parlando dell'edificio dove ha insegnato per più di vent'anni insieme a tante, troppe persone, ammalatesi e morte di cancro. Se n'è andato il papà di un mio compagno di classe. All'improvviso, un cancro al pancreas. Come un fulmine. Coma una condanna, spietata. "Ci hanno fregati", gli dico riconoscendo nei suoi occhi lo stesso spasmo di dolore che solca i miei.
Già, sarà qui che devo cercare le cause del mio cancro? Questa terra, il Tavoliere di Puglia, è stata avvelenata, magari quando ero bambina? Quando, d'estate, facevo il bagno a pochi passi dallo stabilimento dell'Enichem di Manfredonia? O forse sulla nostre verdure, di cui sono sempre stata ghiottissima, hanno spruzzato sostanze che uccidono sia le piante che gli animali che gli uomini? E' stato qui che mi hanno fregata, che ci hanno fregati?
giovedì 19 luglio 2012
Le amazzoni non mangiano i bambini
La settimana scorsa e` stata ospite a casa mia, insieme ai suoi genitori, una bimba di otto mesi. La mamma e il papa` sono nostri grandi amici, ma vivono in Italia, quindi non abbiamo molte occasioni per vederci. Io avevo conosciuto la piccola durante una delle mie trasferte a Milano. Era venuta a trovarmi con la mamma. Il mio compagno di cammino, invece, ancora non la conosceva. E` stata una bella esperienza averla qui con noi, lasciare che i nostri ritmi venissero scanditi dalla sua presenza e dalle sue esigenze, gattonare e ridere del suo ostinato rifiuto di aprire la bocca quando a darle la pappa ero io.
Qualche giorno prima del suo arrivo, il mio compagno di cammino si e` fatto prestare da un collega una culletta dove la bimba potesse dormire. Vederla, vuota, in attesa di essere riempita, mi ha fatto un certo effetto. I bambini mi piacciono da morire e ne vorrei tanto almeno uno ma...ma ci si e` mezzo di mezzo il cancro al seno.
Era nei nostri progetti: finiamo le nostre tesi di dottorato, troviamo un lavoro, facciamo un bimbo. Eravamo sicuri che sarebbe andata cosi`. Al massimo eravamo un po` preoccupati dalla possibilita` reale di trovare un'occupazione ben retribuita, dati i tempi. Non avevamo mai pensato al cancro, pero`.
Non voglio fare la donna piagnucolosa 'privata' della maternita`. Penso che le donne dovrebbero essere madri quando se e come lo scelgono e considero la decisione di alcune di non avere figli una prova di intelligenza e capacita` critica. Pero`, e` innegabile, a me i bambini piacciono e io un bambino lo volevo. Almeno uno.
E invece ho fatto la chemioterapia, che potrebbe aver distrutto le mie ovaie. Ora sono in menopausa indotta. E soprattutto il mio cancro era molto ghiotto di estrogeni, che in gravidanza vengono prodotti in quantita` industriali. Se dovessi sopravvivere fino alla fine della terapia ormonale, mi chiedo, il simpaticone non potrebbe risvegliarsi mentre c'ho un pupo in pancia? E poi, se anche non si risvegliasse in quel frangente, potrebbe risvegliarsi dopo e affrontare la cosa con un figlio...Non voglio nemmeno pensarci. E se fosse una femmina, figlia di una mamma ammalatasi a 30 di cancro al seno? Bella premessa!
Lo so, adesso direte "ti fai troppe domande" oppure "ringrazia il cielo che sei viva e non ci pensare". E invece no, io ci penso, perche` io il bambino lo volevo e adesso non so se posso averlo e, se potessi averlo, avrei paura. E questo non e` bello. E non e` giusto. E ancora una volta, vedete, come si fa a non pensare che l'unica strada e` fare in modo che di cancro al seno non ci si ammali piu`?
Qualche giorno prima del suo arrivo, il mio compagno di cammino si e` fatto prestare da un collega una culletta dove la bimba potesse dormire. Vederla, vuota, in attesa di essere riempita, mi ha fatto un certo effetto. I bambini mi piacciono da morire e ne vorrei tanto almeno uno ma...ma ci si e` mezzo di mezzo il cancro al seno.
Era nei nostri progetti: finiamo le nostre tesi di dottorato, troviamo un lavoro, facciamo un bimbo. Eravamo sicuri che sarebbe andata cosi`. Al massimo eravamo un po` preoccupati dalla possibilita` reale di trovare un'occupazione ben retribuita, dati i tempi. Non avevamo mai pensato al cancro, pero`.
Non voglio fare la donna piagnucolosa 'privata' della maternita`. Penso che le donne dovrebbero essere madri quando se e come lo scelgono e considero la decisione di alcune di non avere figli una prova di intelligenza e capacita` critica. Pero`, e` innegabile, a me i bambini piacciono e io un bambino lo volevo. Almeno uno.
E invece ho fatto la chemioterapia, che potrebbe aver distrutto le mie ovaie. Ora sono in menopausa indotta. E soprattutto il mio cancro era molto ghiotto di estrogeni, che in gravidanza vengono prodotti in quantita` industriali. Se dovessi sopravvivere fino alla fine della terapia ormonale, mi chiedo, il simpaticone non potrebbe risvegliarsi mentre c'ho un pupo in pancia? E poi, se anche non si risvegliasse in quel frangente, potrebbe risvegliarsi dopo e affrontare la cosa con un figlio...Non voglio nemmeno pensarci. E se fosse una femmina, figlia di una mamma ammalatasi a 30 di cancro al seno? Bella premessa!
Lo so, adesso direte "ti fai troppe domande" oppure "ringrazia il cielo che sei viva e non ci pensare". E invece no, io ci penso, perche` io il bambino lo volevo e adesso non so se posso averlo e, se potessi averlo, avrei paura. E questo non e` bello. E non e` giusto. E ancora una volta, vedete, come si fa a non pensare che l'unica strada e` fare in modo che di cancro al seno non ci si ammali piu`?
mercoledì 18 luglio 2012
Che bella festa, che splendida festa
“Che bella festa, che splendida festa tutti fanno per noi.
Ma che giornata, ma che giornata movimentata.
Passa la banda, chissa` chi la manda, a suonare per noi, solo per noi
Che cannonata di serenata
Chi vuole cantare, si puo` prenotare per fare un bel coro con me
Ma che musica, che musica, che musica, maestro, hai trovato la via giusta
per la celebrita`
Ma che musica, che musica, che musica, maestro
Questa belle sinfonia il mondo cantera`”
Ve la ricordate questa canzone? Carina, no? Me la
cantava sempre la mia mamma quando ero piccola, nonostante la Carra ` non le piacesse
molto. Non so perche`, ma stamattina, guardando le foto della Race for the Cure
organizzata da Susan G. Komen Italia a Roma a fine maggio, mi e` sembrato di
risentire l’allegro motivetto.
Una festa, una splendida festa davvero. Non si
puo` che definire cosi` l’evento le cui immagini, disponibili sul sito della
Fondazione, sprizzano felicita` e allegria. Si comincia con le foto ufficiali
che ritraggono le madrine della manifestazione, tra cui l’attrice televisiva
Rosanna Banfi, che ha avuto un cancro al seno qualche anno fa, e i
rappresentanti del Coni. E non mancano nemmeno le immagini dei nostri beniamini
della TV, Geppi Cucciari, Lilli Gruber, col nastrino rosa appuntato sulla
giacca. E poi ci sono gli stand degli sponsor, Johnson&Johnson, Revlon, Lottomatica,
i palloncini rosa di Neutrogena, per citarne solo alcuni. Il sole e i visi gaii dei partecipanti, pronti a sorridere al flash dei fotografi, rendono la cifra
di una giornata passata in allegria a festeggiare…a festeggiare…a festeggiare
cosa? Il cancro al seno? E che c’e` da festeggiare? Che c’e` da correre? Chi
sono quelli che corrono? Gente col cancro, magari in chemioterapia? Certo che
no, come fai a correre durante la chemio? Gente che lo ha avuto e sta facendo l’ormonoterapia
che ti sbatte a terra e non ce la fai nemmeno ad alzarti dal letto la mattina? E
quelli nelle carrozzine? Chi sono? I bambini che non sanno nemmeno cos’e` il
cancro al seno (e meno male!)? Ma che e` sta pagliacciata? Ma cosa fate?
Non c’e` proprio niente da festeggiare. Non c’e`
niente da rallegrarsi della propria sopravvivenza, come fa la Banfi. Che cosa vuol dire
essere ‘sopravvissute’ quando si tratta di una malattia che puo` ripresentarsi
anche a distanza di dieci anni? E` chiaro che non ha nessun senso! E come si fa
ad essere tanto contente del fatto che il caso abbia scelto di rinviare per noi
il giorno del giudizio e l’abbia affrettato per le migliaia di donne che ogni
giorni di cancro al seno muoiono. Perche` il cancro al seno non e` una festa.
Di cancro al seno si muore. E che dire della donne che vivono per anni
con le metastasi. Ah no, quelle per la
Race for the Cure di Susan G. Komen non esistono, perche` non
solo non possono correre, ma portano pure sfiga. E non potranno comprare a lungo i
prodotti da cui la maratona e` sponsorizzata: hanno la morte
addosso!
I prodotti, gia`, i prodotti. I cosmetici, i
detergenti per la casa, per il corpo, persino il Lotto. Ma lo sapete che quella
roba contiene sostanze fortemente sospettate di svolgere un ruolo di primo
piano nella genesi del cancro al seno e quindi nell’epidemia che ci sta
falcidiando? E dopo esserci fatte avvelenare, li dovremmo anche comprare? E con
quale scusa? Sentiamo? Perche` il 20% del ricavato delle vendite va alla
ricerca? E quale ricerca? Su cosa? Fatta come? E il restante 80% se lo mettono
in tasca, no? Guadagnano sul cancro al seno, sul dolore e la morte delle donne.
Che bella festa, che splendida festa la Race for the Cure. La festa
del cancro al seno. Chi vuole giocare, si puo` prenotare….
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lunedì 16 luglio 2012
La lampada magica
Nel post precedente mi sono fatta prendere dai dubbi sulla pillola anticoncenzionale e non vi ho raccontato come e` finita la storia dei miei brufoli. Oltre a prescrivermi la Diane, il dermatologo baffuto mi aveva consigliato di prendere tanto sole durante l'estate. Io eseguivo, ubbidiente come un soldato. Il risultato era l'opposto a quello desiderato. Ore e ore passate ad arrostirmi non facevano che aumentare, invece che diminuire, i miei brufoli. Dopo la terza estate di passione, il dermatologo sentenzio` che la mia acne era di un tipo particolare, conosciuta nella comunita` medica (lui e gli amici suoi?) come "acne danese". Precisiamo, non sono alta, bionda, occhi azzurri e coscia lunga. Sono di statura media, occhi neri e piena di peli. Giusto a me mi doveva venire l'"acne danese"? Da quel giorno, mi sono sempre esposta al sole con la crema a schermo totale, una vera armatura. Tutti mi prendono in giro perche` sono bianca come un morto anche l'estate, ma me ne sbatto.
Mi e` giunta notizia proprio oggi da oltre oceano che la tintarella aiuterebbe a prevenire il cancro al seno. La mia amica Anne Marie Ciccarella ha scritto un post in merito sul suo blog. Pare che a Madison Lake, negli Stati Uniti, stiano organizzando la piu` grande Bikini Parade della storia. L'organizzatrice e` la proprietaria di un salone dove si fanno le lampade - scusate non so nemmeno se abbiano un nome preciso - e lo scopo dell'evento e` nientenpopodimenoche` la sensibilizzazione sul cancro al seno! Insomma, il cancro al seno e` figo quanto un bikini sembra essere il messaggio. Ma c'e` di piu`: i fondi raccolti verranno destinati al pagamento delle t-shirt distribuite durante la manifestazione e a un'organizzazione, la Breast Cancer Natural Prevention Foundation. Prevenzione? In che modo? Con la tintarella! Secondo quanto riportato sul sito web della Fondazione, la vitamina D avrebbe un'azione preventiva nei confronti del cancro al seno. Prendere tanto sole e fare tante lampade, magari nel salone di bellezza dell'organizzatrice della Bikini Parade, sarebbe quindi un toccasana.
Vi lascio immaginare cosa ho pensato quando ho letto il post di Anne Marie. La mia mente e` tornata alle lunghe, calde estati italiane passate con la crema schermo totale addosso, vagando bianca come un fantasma in citta` e al mare. Tutto mi e` stato finalmente chiaro. Mi sono ammalata di cancro al seno a 30 anni perche` non prendevo il sole e non mi sono mai fatta una lampada. Avevo la tintarella e la salute a portata di mano e me la sono fatta scappare. Certo, e` vero, l'esposizione eccessiva al sole e le lampade fanno venire il melanoma. Ma volete mettere? Almeno mi sarebbe rimasto l'acchiappo!
Mi e` giunta notizia proprio oggi da oltre oceano che la tintarella aiuterebbe a prevenire il cancro al seno. La mia amica Anne Marie Ciccarella ha scritto un post in merito sul suo blog. Pare che a Madison Lake, negli Stati Uniti, stiano organizzando la piu` grande Bikini Parade della storia. L'organizzatrice e` la proprietaria di un salone dove si fanno le lampade - scusate non so nemmeno se abbiano un nome preciso - e lo scopo dell'evento e` nientenpopodimenoche` la sensibilizzazione sul cancro al seno! Insomma, il cancro al seno e` figo quanto un bikini sembra essere il messaggio. Ma c'e` di piu`: i fondi raccolti verranno destinati al pagamento delle t-shirt distribuite durante la manifestazione e a un'organizzazione, la Breast Cancer Natural Prevention Foundation. Prevenzione? In che modo? Con la tintarella! Secondo quanto riportato sul sito web della Fondazione, la vitamina D avrebbe un'azione preventiva nei confronti del cancro al seno. Prendere tanto sole e fare tante lampade, magari nel salone di bellezza dell'organizzatrice della Bikini Parade, sarebbe quindi un toccasana.
Vi lascio immaginare cosa ho pensato quando ho letto il post di Anne Marie. La mia mente e` tornata alle lunghe, calde estati italiane passate con la crema schermo totale addosso, vagando bianca come un fantasma in citta` e al mare. Tutto mi e` stato finalmente chiaro. Mi sono ammalata di cancro al seno a 30 anni perche` non prendevo il sole e non mi sono mai fatta una lampada. Avevo la tintarella e la salute a portata di mano e me la sono fatta scappare. Certo, e` vero, l'esposizione eccessiva al sole e le lampade fanno venire il melanoma. Ma volete mettere? Almeno mi sarebbe rimasto l'acchiappo!
sabato 14 luglio 2012
Quest'anno vado al mare coi peli
Ho cominciato a depilarmi verso i 13 anni. Dapprima usavo il rasoio di mio padre, che si incazzava perche` diceva che coi pelacci lunghi e forti che avevo gli rovinavo la lama. Poi sono passata alla ceretta e, infine, grazie a una ex amica che me l'ha fatto provare, al Silkepil. Negli ultimi anni utilizzavo una combinazione di ceretta per inguine e cosce e Silkepil per i polpacci. Ah, e ovviamente il rasoio per le ascelle e le strisce per i baffi.
Quando nel 2006 ho incontrato il mio compagno di cammino, una della cose che piu` mi ha colpito di lui e` stato il fatto che non voleva che mi devastassi la faccia cercando di estirpare anche il pelo piu` microscopico dal mio labbro superiore. Il mio boy di prima pretendeva di togliermeli lui perche` diceva che non sapevo strappare bene, pensate un po` come ero messa! Al mio Jose, invece, non fregava una beneamata minchia che io avessi i peli e ho preso quindi la sacrosanta abitudine di depilarmi solo durante l'estate e quando avevo effettivamente necessita` di esporre in pubblico le parti del corpo dotate di pelliccia.
Sono stata operata di cancro al seno il 20 dicembre del 2010, in pieno inverno dunque. Tra la botta in fronte della diagnosi, la corsa in Italia per curarmi e la paura dell'anestesia, l'ultimo pensiero era quello di depilarmi. Qualche giorno prima dell'intervento, mia madre mi fa "Vai dall'estetista prima che partiamo per Milano, no?". "Si si", le rispondo io senza pensarci troppo. Mentre cerco il numero di telefono per prenotare, mi scorrono davanti agli occhi i ricordi di me misera sdraiata a gambe aperte sul tavolo di tortura dell'estetista che passa colate di cera rovente sulle mie gambe, il mio inguine e la mia potato per poi strappare tutto con un colpo secco tra urla e contorcimenti. Miei, certo non suoi! E` stato in quel momento che ho capito: cazzo, c'ho un cancro al seno a 30 anni, mi devono operare, tagliare un quarto di tetta e sventrarmi l'ascella e mi devo pure sottoporre alla tortura della ceretta o comunque starmi a preoccupare di rimuovere dal mio corpo una parte di me e cioe` i miei peli? Ma dove sta scritto che le donne devono essere glabre? E soprattutto a quelli o quelle che mi devono operare che cazzo gliene frega? "E` una questione di pulizia", dice mia madre. Quindi con i peli che sono parte di me, sarei sporca per costituzione? Meglio sporca che torturata allora! Tanto a me non piace molto nemmeno lavarmi e ungermi di cremine per essere piu` liscia e profumata. E faccio anche rutti e scorregge.
Da allora e` passato un po` tempo. L'estate scorsa ero ancora troppo debole di mente e spirito e ho ceduto al conformismo depilatorio, ma quest'anno sono decisa: io non mi depilo, no! E al mare ci vado coi peli! Nella mia vita il mio corpo ha gia` subito abbastanza violenze: il cancro, le "cure", ci manca solo la depilazione. A me il mio corpo piace cosi` com'e`, con un quarto di tetta in meno e coi peli. E questo basta. Come diceva mia nonna, chi si punge esca fuori: quelli a cui non sta bene se ne possono andare a fanculo.
Quando nel 2006 ho incontrato il mio compagno di cammino, una della cose che piu` mi ha colpito di lui e` stato il fatto che non voleva che mi devastassi la faccia cercando di estirpare anche il pelo piu` microscopico dal mio labbro superiore. Il mio boy di prima pretendeva di togliermeli lui perche` diceva che non sapevo strappare bene, pensate un po` come ero messa! Al mio Jose, invece, non fregava una beneamata minchia che io avessi i peli e ho preso quindi la sacrosanta abitudine di depilarmi solo durante l'estate e quando avevo effettivamente necessita` di esporre in pubblico le parti del corpo dotate di pelliccia.
Sono stata operata di cancro al seno il 20 dicembre del 2010, in pieno inverno dunque. Tra la botta in fronte della diagnosi, la corsa in Italia per curarmi e la paura dell'anestesia, l'ultimo pensiero era quello di depilarmi. Qualche giorno prima dell'intervento, mia madre mi fa "Vai dall'estetista prima che partiamo per Milano, no?". "Si si", le rispondo io senza pensarci troppo. Mentre cerco il numero di telefono per prenotare, mi scorrono davanti agli occhi i ricordi di me misera sdraiata a gambe aperte sul tavolo di tortura dell'estetista che passa colate di cera rovente sulle mie gambe, il mio inguine e la mia potato per poi strappare tutto con un colpo secco tra urla e contorcimenti. Miei, certo non suoi! E` stato in quel momento che ho capito: cazzo, c'ho un cancro al seno a 30 anni, mi devono operare, tagliare un quarto di tetta e sventrarmi l'ascella e mi devo pure sottoporre alla tortura della ceretta o comunque starmi a preoccupare di rimuovere dal mio corpo una parte di me e cioe` i miei peli? Ma dove sta scritto che le donne devono essere glabre? E soprattutto a quelli o quelle che mi devono operare che cazzo gliene frega? "E` una questione di pulizia", dice mia madre. Quindi con i peli che sono parte di me, sarei sporca per costituzione? Meglio sporca che torturata allora! Tanto a me non piace molto nemmeno lavarmi e ungermi di cremine per essere piu` liscia e profumata. E faccio anche rutti e scorregge.
Da allora e` passato un po` tempo. L'estate scorsa ero ancora troppo debole di mente e spirito e ho ceduto al conformismo depilatorio, ma quest'anno sono decisa: io non mi depilo, no! E al mare ci vado coi peli! Nella mia vita il mio corpo ha gia` subito abbastanza violenze: il cancro, le "cure", ci manca solo la depilazione. A me il mio corpo piace cosi` com'e`, con un quarto di tetta in meno e coi peli. E questo basta. Come diceva mia nonna, chi si punge esca fuori: quelli a cui non sta bene se ne possono andare a fanculo.
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giovedì 12 luglio 2012
Constatazione
Constatazione e` il titolo di una bellissima poesia di Bertolt Brecht che mi ha fatto molta compagnia durante la chemio. Me l'ha fatta conoscere una persona a cui tengo molto. Le sono profondamente grata, per questo e per molto altro. Stasera ho pensato di condividerla nella speranza che possa essere di conforto a chi sta per intraprendere o si trova gia` nel mezzo della chemioterapia.
Quando ritornai
i miei capelli ancora non erano grigi
ed ero contento.
Le fatiche delle montagne sono alle nostre spalle
davanti a noi le fatiche delle pianure.
Quando ritornai
i miei capelli ancora non erano grigi
ed ero contento.
Le fatiche delle montagne sono alle nostre spalle
davanti a noi le fatiche delle pianure.
martedì 10 luglio 2012
La pillola va giu`?
Quando ero ragazzina avevo i brufoli. Lo so, con la pelle che c’ho adesso e
la strafiga che sono diventata sembra impossibile eppure e ` cosi`. I brufoli
erano il mio tormento. I corteggiatori scarseggiavano – ero antipatichella gia`
allora - e i brufoli erano
i principali indiziati di tanta carestia. Dopo aver ossessionato per mesi la
mia augusta e santa madre, la sventurata si risolse a portarmi dal dermatologo.
Il dermatologo c’aveva i baffi e i modi bruschi. Secondo lui i miei brufoli
erano pochi e io una gran rompipalle. Per tenermi contenta, pero`, mi
prescrisse il rimedio miracoloso: una pillola anticoncezionale di nome Diane. Cosi`
disse lui. La presi per circa due anni, guadagnandomi anche un bel paio di
tettone e qualche corteggiatore. I brufoli, invece, rimasero li`.
Passano gli anni, i brufoli sono andati. Davanti a me, dall’altro lato
della scrivania, c’e` una dottoressa inglese a cui ho riferito di avere un
linfonodo ingrossato sotto l’ascella. “Are you on the pill?”, mi chiede? “Prendi
la pillola?”. “No”, le rispondo. Una settimana dopo, un’altra dottoressa, in
ospedale, mi fa la stessa domanda. La risposta e` sempre la stessa. La
settimana successiva, quando mi consegna il risultato della biopsia al seno da
cui risulta che la paziente Grazia De Michele e` affetta da carcinoma duttale
infiltrante, mi chiede se avevo mai preso la pillola in passato. “Si”, le
rispondo. “Yes”. L’avevo presa per i brufoli, ma anche per una policistosi
ovarica diagnosticatami con una sola ecografia (secondo una ginecologa
consultata successivamente non sarebbe sufficiente). L’avevo presa anche a
scopo contraccettivo, ma l’avevo poi sospesa perche` mi era venuta una brutta
depressione. La stessa domanda me la fanno il senologo, l’onocologa, la
genetista in Italia.
Riporto dal foglietto illustrativo di Diane: “Una meta-analisi su 54 studi epidemiologici ha evidenziato
che le donne che stanno utilizzando associazioni estro-progestiniche orali
hanno un rischio relativo lievemente aumentato (RR=1,24) di avere una diagnosi
di cancro della mammella. L’eccesso di rischio scompare gradualmente nel corso
dei dieci anni successivi all’interruzione del trattamento. Poiché nelle donne
al di sotto dei quaranta anni il cancro mammario è un evento raro, il maggior
numero delle diagnosi di cancro mammario nelle donne che assumono o hanno
assunto di recente un’associazione estro-progestinica orale è basso rispetto al
rischio di cancro mammario che si corre durante l’intera vita di una donna. Questi
studi non forniscono alcuna prova di un rapporto causale. L’incremento di
rischio che si è osservato può essere dovuto ad una più precoce diagnosi di
cancro mammario nelle donne che assumono associazioni estro-progestiniche
orali, agli effetti biologici degli stessi o ad una combinazione di entrambi i
fattori. Il cancro mammario, diagnosticato nelle utilizzatrici di associazioni
estro-progestiniche orali, tende ad essere clinicamente meno avanzato rispetto
a quello diagnosticato nelle donne che non hanno mai usato un’associazione
estro-progestinica orale”.
Occorre precisare che lo
stesso foglietto illustrativo spiega come Diane non sia da considerarsi una
vera e propria pillola anticoncezionale e che il suo uso sia da riservarsi ai “casi in cui si renda
necessario il trattamento delle patologie androgeno-dipendenti” come
acne e irsutismo.
La stessa dicitura riguardante
il cancro al seno compare, pero`, anche nel foglietto illustrativo di Arianna,
la pillola che io ho assunto come anti-concezionale: “Una meta-analisi dei dati di 54 studi
internazionali ha evidenziato un rischio leggermente superiore di diagnosi di
cancro del seno tra le utilizzatrici di contraccettivi orali. Tale aumento del
rischio non sembra dipendere dalla durata del trattamento. Non è dimostrata
l’influenza di fattori di rischio quali la nulliparità o precedenti familiari
di cancro del seno. Questo aumentato rischio è temporaneo e scompare dopo 10
anni dalla sospensione del contraccettivo orale. È possibile che venga diagnosticato
un numero maggiore di tumori del seno nelle donne che assumono contraccettivi
orali, per il monitoraggio clinico più regolare cui esse si sottopongono, che
comporta un aumento della probabilità di diagnosi precoce. Poiché il cancro del
seno è raro nelle donne sotto i 40 anni di età, il numero eccedente di diagnosi
di cancro del seno nelle donne che assumono o hanno assunto di recente
contraccettivi orali combinati è piccolo, se rapportato al rischio di cancro
mammario durante l’intero arco della vita. I tumori mammari diagnosticati nelle
utilizzatrici di contraccettivi orali combinati tendono a essere clinicamente
meno avanzati rispetto a quelli diagnosticati nelle non utilizzatrici.”
Il cancro al seno e` raro nelle donne sotto i 40 anni? Secondo i dati della
Commissione Sanita` del Senato, gia` riportati e linkati piu` volte su questo
blog, un terzo delle malate ha meno di 44 anni. L’aumento del rischio e`
temporaneo? Scompare dopo dieci anni dal termine dell'assunzione, non dopo dieci giorni! Lungi da me l’intenzione di stabilire connessioni di causa dirette o
seminare il panico. Sarebbe il caso, pero`, di chiedere che venga
fatta luce sulla relazione tra pillola anticoncenzionale e cancro al seno,
specialmente in un’epoca come la nostra in cui i fattori di rischio di natura
ambientale e sociale sono gia` tanti.
domenica 8 luglio 2012
Che fare?
Sono stati giorni strani. Tra nuove diagnosi e la nebbia cognitiva data dalla menopausa indotta non sono riuscita a concentrarmi. Ho sentito pero` come un calo di tensione, come se la rabbia che mi aveva spinto ad aprire questo blog avesse ceduto il posto alla rassegnazione.
Il supporto non e` mancato. Addirittura all'epidemia di cancro al seno nei suoi risvolti politici e culturali si e` interessata Loredana Lipperini che ha dedicato un post a questo blog e altri a racconti riguardanti la malattia. Fikasicula ha scritto un post molto sentito sul blog collettivo Femminismo a Sud. Susanna Curci ha pubblicato un bellissimo articolo riguardante il business del cancro al seno sul settimanale Gli Altri.
Eppure il disinteresse continua ad essere tanto e lo strapotere di chi controlla il discorso pubblico sul cancro al seno e` tale che mi sento scoraggiata. I casi continuano ad aumentare e cosi` le alzate di spalle.
Che fare? E` possibile davvero riuscire ad invertire la rotta? E` possibile riuscire a instaurare un dialogo coi ricercatori e fare in modo che anche i pazienti contribuiscano a stabilire le priorita` della ricerca? E` possibile far sparire il rosa dai nostri seni e dire chiaro e tondo che di cancro al seno si muore col corpo e lo spirito? E` possibile dare spazio alle voci di chi vive con le metastasi? E` possibile davvero trovare una risposta al perche`? E quando anche si dovesse trovarla - ma questa e` una questione che riguarda solo e soltanto me - la mia ferita guarira`? La risposta temo sia no.
Il supporto non e` mancato. Addirittura all'epidemia di cancro al seno nei suoi risvolti politici e culturali si e` interessata Loredana Lipperini che ha dedicato un post a questo blog e altri a racconti riguardanti la malattia. Fikasicula ha scritto un post molto sentito sul blog collettivo Femminismo a Sud. Susanna Curci ha pubblicato un bellissimo articolo riguardante il business del cancro al seno sul settimanale Gli Altri.
Eppure il disinteresse continua ad essere tanto e lo strapotere di chi controlla il discorso pubblico sul cancro al seno e` tale che mi sento scoraggiata. I casi continuano ad aumentare e cosi` le alzate di spalle.
Che fare? E` possibile davvero riuscire ad invertire la rotta? E` possibile riuscire a instaurare un dialogo coi ricercatori e fare in modo che anche i pazienti contribuiscano a stabilire le priorita` della ricerca? E` possibile far sparire il rosa dai nostri seni e dire chiaro e tondo che di cancro al seno si muore col corpo e lo spirito? E` possibile dare spazio alle voci di chi vive con le metastasi? E` possibile davvero trovare una risposta al perche`? E quando anche si dovesse trovarla - ma questa e` una questione che riguarda solo e soltanto me - la mia ferita guarira`? La risposta temo sia no.
mercoledì 4 luglio 2012
Il piu` crudele dei giorni
In una delle mie vite precedenti volevo fare l'africanista. Poi una serie di contingenze mi ha portata su un'altra strada. Conservo ancora, pero`, un profondo interesse per tutto cio` che riguarda il continente africano e mi emoziona sentirne parlare.
Ricordo una sera di alcuni anni fa, quando ancora abitavo a Napoli. In un cinema del Vomero vidi "Il piu` crudele dei giorni", il film sulla giornalista del TG3 Ilaria Alpi, assassinata in Somalia per aver scoperto roba sporca, sporchissima, sulla cooperazione italiana e i rifiuti tossici trasportati nell'ex colonia italiana. Non saprei dire se il film fosse bello. Ero troppo presa dalla storia. Non feci altro che piangere durante tutta la proiezione.
"Il piu` crudele dei giorni" e` un'espressione forte. L'aveva utilizzata una giornalista francese che per prima diede la notizia sciagurata dell'uccisione della Alpi. Non poteva essere piu` efficace nell'esprimere la morsa di rabbia e dolore sordo che ti chiude lo stomaco e l'anima quando una giovane vita viene spezzata a 33 anni.
Il giorno in cui ho ritirato i risultati della biopsia al seno, il 17 novembre 2010, non so perche` quel titolo mi e` ritornato improvvisamente alla mente. Mi rimbombava dentro: il piu` crudele dei giorni, il piu` crudele dei giorni, il piu` crudele dei giorni.
Quel giorno il viso mio e quello di chi mi accompagnava era una maschera di dolore. Quel giorno sono morta. E per nascere di nuovo c'ho messo un po`. Non so nemmeno se ci sono riuscita ancora del tutto.E` in giorni come questo che me lo chiedo. Oggi e` stato un altro giorno crudele. Un'altra giovane donna, trentatre anni, ha vissuto quello che ho vissuto io quel 17 Novembre. No, non rassicuratevi pensando che aveva precendenti in famiglia, perche` non ne aveva.
Oggi e` di nuovo il piu` crudele dei giorni. Il dolore mi strozza di nuovo lo stomaco e l'anima. Non ne posso piu`. Sono sfinita. Non ho nessun messaggio positivo da darvi. Di fronte a tanto, non c'e` altro che dolore. Solo dolore
martedì 3 luglio 2012
Autopalpiamoci
Me l'ha chiesto una mia amica il giorno del mio compleanno e se ne parlava oggi su twitter. Diciamolo: l'autopalpazione del seno e` importante. Almeno nel breve periodo. Nell'attesa che la nostra battaglia per l'individuazione delle cause della malattia e la messa in atto in misure di prevenzione raggiunga i suoi obiettivi, l'autopalpazione e` tra le poche cose che possiamo fare per cavarcela alla meglio e non soccombere all'epidemia di cancro al seno.
L'autopalpazione l'ho fatta anch'io quando ho sentito il linfonodo gonfio sotto l'ascella. Ho dovuto scavare parecchio: il nodulo nel mio caso era giusto dietro il capezzolo, ma l'ho sentito. E` stato uno dei momenti piu` brutti della mia vita ma se una vita ce l'ho ancora, almeno per il momento, lo devo a quel gesto.
Vi posto un video che sinceramente non mi piace molto. C'e` una voce maschile che parla asoperando termini inutilmente astrusi. Fregatevene! Anche le cose che non ci piacciono, se sappiamo usarle a modo nostro, possono tornarci utili.
http://www.youtube.com/watch?v=SI3hQfO_PCI
Lasciatemi aggiungere solo una cosa. Se all'autopalpazione individuate qualcosa che vi sembra sospetto rivolgetevi subito al vostro medico di famiglia e fatevi indirizzare da un senologo. In caso di noduli o formazioni di qualsiasi tipo, chiedete sempre che vi venga fatto l'ago aspirato anche se all'ecografia e alla mammografia non sembra trattarsi di nulla di sospetto. Il mio nodulo, bello canceroso, aveva l'aspetto di un banale fibroadenoma. E invece mi stava ammazzando.
L'autopalpazione l'ho fatta anch'io quando ho sentito il linfonodo gonfio sotto l'ascella. Ho dovuto scavare parecchio: il nodulo nel mio caso era giusto dietro il capezzolo, ma l'ho sentito. E` stato uno dei momenti piu` brutti della mia vita ma se una vita ce l'ho ancora, almeno per il momento, lo devo a quel gesto.
Vi posto un video che sinceramente non mi piace molto. C'e` una voce maschile che parla asoperando termini inutilmente astrusi. Fregatevene! Anche le cose che non ci piacciono, se sappiamo usarle a modo nostro, possono tornarci utili.
http://www.youtube.com/watch?v=SI3hQfO_PCI
Lasciatemi aggiungere solo una cosa. Se all'autopalpazione individuate qualcosa che vi sembra sospetto rivolgetevi subito al vostro medico di famiglia e fatevi indirizzare da un senologo. In caso di noduli o formazioni di qualsiasi tipo, chiedete sempre che vi venga fatto l'ago aspirato anche se all'ecografia e alla mammografia non sembra trattarsi di nulla di sospetto. Il mio nodulo, bello canceroso, aveva l'aspetto di un banale fibroadenoma. E invece mi stava ammazzando.
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