lunedì 24 settembre 2012

27 settembre - Non siamo nastri rosa



E` inutile che ve lo stia a raccontare di nuovo. La conoscete tutti la storia del comunicato stampa della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori (LILT) per il lancio dell'edizione 2012 della campagna Nastro Rosa.
Come ho scritto in un post per Femminismo a Sud, siamo arrivati al punto che vogliono farci credere che o ci facciamo belle coi prodotti Estee Lauder o ci verra` il cancro. Prevenzione significa bellezza, recita il comunicato.

Andiamo al sodo. E` ora di dire basta. E per farlo non basta leggere e commentare i post, cliccare mi piace sulla pagina Facebook dell'Amazzone Furiosa e guardarsi 10 volte il trailer di Pink Ribbons Inc. Bisogna agire, in maniera concreta. Giovedi` 27 settembre a Roma, alle 11, la LILT terra` una conferenza stampa per la presentazione della campagna Nastro Rosa presso la Sala del Tempio di Adriano in Piazza di Pietra. Dobbiamo esserci. Dobbiamo fare casino. Dobbiamo far capire agli organizzatori che noi non ci stiamo, che e` finito il tempo della donne burattino da mandare in profumeria a fare incetta di prodotti costosissimi e contenenti sostanze cancerogene con la scusa di devolvere una minima, infima parte del ricavato alla ricerca. E quale ricerca non e` dato sapere.
Basta fare profitti sulla nostra pelle. Siamo esseri umani, non siamo nastri rosa. La LILT ci deve quantomeno una spiegazione

17 commenti:

  1. trovo anch'io molto grave che si sfrutti il cancro al seno per vendere cosmetici..e questo, beninteso, non c'entra nulla col sacrosanto diritto di una donna malata di non rinunciare alla cura del proprio aspetto (ma sarebbe meglio se tali prodotti fossero meno costosi e non cancerogeni, ovviamente)

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  2. Domanda: può essere utile far precedere il flash mob da una petizione on-line (tipo su Avaaz) da inviare alla LILT?

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  3. Segnalo questa iniziativa LILT, che mi pare ancor peggio del comunicato stampa.

    "Lo shopping fa bene alla salute":

    http://www.legatumori.mi.it/news/2012/09/nastrorosa12.aspx

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  4. Sara, Il punto è che la ricerca va finanziata e questo dello shopping è un modo attraverso cui all'interno di una società capitalistica si possono reperire fondi, possiamo criticare finchè vogliamo queste iniziative, anch'io sono perplesso (e però allora dovremmo criticare anche concerti di beneficienza, partite del cuore, telethon, trenta ore per la vita) però con l'indignazione e basta ci si fa solo il sangue amaro e non si va lontano prima o poi qualcuno potrebbe chiedere quali proposte abbiamo noi per la ricerca contro il cancro e per attirare finanziamenti. O è il concetto di beneficienza e sponsor in sè a non piacere? Io non sono contrario a queste cose di per sè, ritengo che possano essere utili, certo bisogna vedere dove vanno davvero a finire i soldi e che gli sponsor non producano prodotti riconosciuti come cancerogeni

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  5. Paolo,
    forse il punto e' un altro...la beneficenza che si scrive senza i si fa alle persone bisognose....i fondi per la ricerca sul cancro li DOVREBBERO stanziare gli stati senza sperperarli tra suv e feste del cazzo in maschera....non e' indignazione,sono eticita' e giustizia che spingono le persone a contrastare questo lavaggio del cervello...che la manovra del nastro quello e'...niente di piu'.....

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    1. nathalia, anch'io penso che la ricerca dovrebbe essere finanziata dagli Stati, e che lasciare tutto in mano ad enti privati sia pericoloso (io sostengo la sanità pubblica, a scanso di equivoci)..epperò mi chiedo quali iniziative concrete intraprendere per far sì che siano gli Stati a finanziare la ricerca (fermo restando che non si può vietare ai privati di fare donazioni o raccoglierle anche organizzando eventi o sponsorizzandoli)

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    2. Scusa Paolo,
      ma le tasse che paghiamo a cosa dovrebbero servire?
      perche' ne paghiamo tante e in ogni modo....eppure se hai bisogno di qualcosa e velocemente,stai sicuro che devi cacciare l'argent.....

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  6. Paolo, non approvo il concetto di raccogliere fondi senza rispettare la dignità delle persone per cui li si raccoglie. Il fine non giustifica i mezzi.

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