venerdì 28 settembre 2012

Amazzoni Furiose: Elisabetta. Una (s)fortuna rosa*


Un 27 settembre di un caldo estivo a Roma. La LILT (Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori) terrà una conferenza stampa per presentare la XX edizione internazionale della campagna Nastro Rosa in un luogo splendido, su cui si posano gli occhi e gli obiettivi di centinaia di turisti durante il giorno, e che di notte s'illumina come un faro nella movida romana: il Tempio di Adriano in Piazza di Pietra, all'interno della prestigiosa sala.
Ho letto prima il post di Grazia De Michele, poi il comunicato LILT a cui si riferiva. Luccicante e favoloso: si parla di shopping, creme miracolose, levigatezza e bellezza, proventi e generosità, buone intenzioni tempestate di Swarovski. C'è anche una delle tante miss dal passato incoronato: bellissima. Il tutto immerso in una rosa zuccheroso e femminile. Femminile da morire, letteralmente. 
Ah, perché si parla anche di cancro. Al seno, precisamente.
E di ricerca, di salute e di prevenzione. Cose serie... Però c'è qualcosa che non funziona, un incastro mal riuscito, l'odore di una gigantesca operazione di marketing vestita dei francescani abiti della beneficenza e dell'altruismo a percentuale minima.
Ma quando la fanno la conferenza? Sì, giovedì, di mattina, ma a che ora? Io lavoro, tu hai il mal di gola (eh... il maledetto cambio di stagione), lei deve accompagnare la sorella a fare la chemioterapia (si possono contare i capelli che le restano, e mi ha detto che per qualche minuto ha perso la vista a causa di quel veleno guaritore della chemio: lo sai cosa si prova? Non lo so), l'altro ha un colloquio di lavoro (ormai sostiene colloqui a tempo indeterminato, una conquista)... e insomma, prepariamo comunque i volantini. Stampiamo il post di Grazia con l'intenzione di fare informazione laddove si riuniranno i giornalisti per la conferenza LILT: i contenuti sono quelli di cui Grazia va parlando da qualche mese qui in Italia, sono quelli che in USA stanno affrontando da anni e che sono discussi in libri documentari. Perché ci volete rinchiudere in stereotipi sessisti? Perché ci dite che la prevenzione passa anche per la bellezza? Perché il rosa? Perché il cancro al seno deve essere fashion? Perché nei prodotti delle case cosmetiche che scegliete come sponsor sono presenti agenti potenzialmente cancerogeni? Perché ci spingete ad acquistare questi prodotti (costosissimi)? Perché l'ossessione dello shopping che deve essere per forza questione di donne? Perché una testimonial tanto bella quanto poco credibile rispetto al tema?
Tanto per dirne qualcuno.
Ho duecento volantini tra le mani, di cellulosa e di parole da diffondere: nessuno che li distribuisca. Devo andare a lavoro, ma forse ce la faccio per la pausa pranzo: la conferenza stampa, siamo riuscite a saperlo, si terrà alle undici. Brutto orario in una splendida giornata di sole, calda, anche troppo; ma mi dicono che si protrarrà per un paio d'ore questo incontro, forse all'una ce la faccio a volantinare, a parlare con qualche giornalista, fotografo, passante, o che so io. Sono fiduciosa.
Alle dodici e quarantacinque sono fuori dall'ufficio; sfreccio in mezzo a sciami di turisti e ai camerieri che cercano di convincerli a fermarsi per il pranzo: italian pasta and pizza, sea fruits, mushrooms, everything you want.
Il Tempio è lì, e chi lo smuove. Poca gente, pochissima, l'ottimismo si va spegnendo passo dopo passo. E' finita, over. Ma i giornalisti? Tutti via? Sì. A dirmelo è una giovane donna, ci sono diverse giovani donne, e qualche uomo. Perfetti, sorridenti, inappuntabili con il fiore all'occhiello, anzi, con il pink ribbon in bella mostra. Cose serie...
Chiedo alla giovane signora, di una cordialità unica, se non è rimasto qualche giornalista con cui parlare dell'evento LILT: no, qui siamo tutte di Estée Lauder, Clinique e LILT (pensiero estemporaneo: ma la LILT si è messa a produrre cosmetici oppure Lauder e Clinique invece di capire come contrastare rughe e cellulite si sono date alla prevenzione oncologica? No perché, questa sequenza di nomi, apparentemente assonante, stona non poco alle mie orecchie); vuole una cartella stampa? Uh peccato, sono terminate.
Una strana atmosfera; mi è sembrato di arrivare alla conclusione di un incontro Tupperware in grande stile, con i top manager che si scambiano pacche sulle spalle e le migliori venditrici della piazza a dispensare opuscoli con risultati e obiettivi futuri; e la bellona onnipresente. Di lei è rimasto l'enorme cartello che mi guarda con un sorriso che più radioso non potrebbe essere.
Io non sorrido, mi guardo attorno, non vedo nessuno e niente; ho tra le mani le parole di Grazia e le devo dire che qui rimarranno, per ora. 
Mangio qualcosa per dovere, e torno in ufficio. La sento, le racconto, qualche battuta per sdrammatizzare un buco nell'acqua che mi brucia; senti 'na cosa Gra' (mi butto sul romanesco, un tocco di giovialità), io lo so perché questa giornata è andata così male, diciamo pure che è stata sfigata. Stamane ho incrociato un politico, sai, quello che è in guerra contro i gay e le cui iniziali sono C.G.: mica poteva esser di buon auspicio!
Ma ne voglio scrivere di questa giornata Grazia, poi se vuoi pubblichi sul blog; un'amazzone furiosa in una sfortunata giornata rosa. Che ne dici?

Elisabetta P.

* sfortuna (o destino, o come lo volete chiamare) per noi, che ieri abbiamo provato a sollevare questioni cruciali in un luogo dove invece la fortuna (economica) è rosa

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