Basta e` arrivato il momento di smetterla di
piangersi addosso e raccontarvi tutta la verita` sul mio incontro ravvicinato
col cancro al seno. Fino ad ora non l’ho fatto perche`, insomma, certe fortune
una vorrebbe godersele anche un po` da sola in santa pace, senno` poi scatta l’invidia,
la gente ti prende a occhio. Pero` oggi e` domenica, giorno del Signore, in
Inghilterra la regina ci regala due giorni di vacanza per il suo sessantesimo
anniversario di regno e allora mi sono detta che dovevo essere generosa anch’io.Guardate la foto qua sotto
Quella alla vostra destra, con la carnagione
olivastra, no, non quella marroncina negra ma non troppo, quella accanto a
destra, ecco quella sono io durante la chemio. Eh si. Avevo fatto da poco l’intervento,
c’avevo il seno schiacciato e la cicatrice fresca, un po` di linfedema sotto l’ascella,
i capelli radi, il colorito cereo, le occhiaie fino al mento e le labbra di un
fantasma. Un giorno che, come al solito, stavo a letto a sentire il veleno che si spargeva nel
mio corpo, tra brividi e conati di vomito, l’intestino impazzito, la bocca
asciutta al sapore di metallo, all’improvviso ho sentito bussare alla
finestra. Toc toc. “Dio Santo, mo` c’ho pure le allucinazioni”, mi sono detta. Toc
toc. Toc toc. Ho chiamato il mio compagno di cammino:
“Ma che e` sto rumore? Stanno
bussando alla finestra?”.
“Ma chi vuoi che bussi alla finestra al sesto piano? L’uomo
ragno? Vuoi che facciamo l’iniezione per la nausea?”
“Non ho la
nausea. Ho detto che sento bussare alla finestra”
“Dai, prendi il gastroprotettore per l’ulcera”
“Vuoi lo xanax?”, si unisce con prontezza mia madre.
A
questo punto e` la crisi. Perche` non mi credono e vogliono imbottirmi di
farmaci? Non ne ho gia` presi forse abbastanza? E poi, cazzo, sto male, peso 40
chili, c’ho quattro peli in testa e non mi sentirei a disagio a un party per soli zombie, ma io ho sentito bussare! Urlo, mi dimeno.
“E` il
cortisone”, mi spiega mio padre.
L’ultimo acuto li fa scappare tutti. Finalmente.
Mi sto per raggomitolare di nuovo sotto alle coperte. Sento che sta per
arrivare una nuova ondata di brividi e la testa mi scoppia. All’improvviso, la
finestra si spalanca da sola. Una luce fortissima mi investe. La stanza diventa
tutta rosa. E lei, Evelyn Lauder, in
diretta dall’oltretomba mi si para davanti con una bacchetta magica, rosa ovviamente. Sulle
prime non la riconosco. E` lei a presentarsi:
“Sono Evelyn Lauder, la fondatrice di Estee Lauder”
“Ma chi? Quella dei trucchi?”
“Esatto, mia cara. Sai, anche io ho avuto un
cancro al seno anni fa. Era un periodo difficile, c’era crisi e le donne non
avevano soldi nemmeno per l’indurente per le unghie. Mi ero buttata cosi` a
terra che non andavo piu` nemmeno dal parrucchiere. Poi, per fortuna, mi e`
venuto il cancro”
“Ma come 'per fortuna'? Sei impazzita?”
“Impazzita? Ma no, bella mia, sei tu che sei una
povera scema e non hai capito nulla. Te ne stai li` nel letto a lamentarti per
la malattia, per la chemio, per la paura di schiattare. Guarda me invece! Io
del cancro al seno ho fatto la mia fortuna”
“E come?”
“Semplice: ho rubato dei nastrini color pesca a
una vecchia rincoglionita che li distribuiva all’entrata dei supermercati per
attirare l’attenzione della gente sulla malattia, ho cambiato
il colore, da pesca insignificante a rosa tanto femminile, ho appiccicato il
nastrino sui miei prodotti e ho sparso la voce che avrei dato i ricavati alla
ricerca. E la gente c’e` cascata. Chi non ha un’amica, una
sorella, una parente col cancro al seno oggi?”
“E quanti soldi hai donato alla ricerca? Che buona
che sei!”
“Ah ah ah buona io? Senti questa! Alla
ricerca ho dato solo il 20% dei ricavi. Il resto me lo sono messo in saccoccia.
C’abbiamo avuto un boom di vendite. Tutti a comprare la roba nostra”
“Ma questa e` una frode”
“Ah ah ah e vallo a dire in giro. A chi pensi che
crederanno? A te, con quella faccia da topo con l’epatite o a me, la signora
Estee Lauder?”
“Hai ragione. Ridotta cosi` non mi credera`
nessuno”
“Oh Dio, adesso ricominci a frignare. Su, oggi mi
trovi buona. To`, t’ho portato un bel cofanetto di prodotti, rosa pure lui. Rifatti un po` il trucco”
“Ma io non mi so truccare”
“E per questo t’e` venuto il cancro!”
“Ma scusa, non sono i parabeni che stanno pure nei
cosmetici a farlo venire?”
“Se non la finisci ti faccio venire una metastasi”
“Oh Dio, no, Evelyn, ti prego. Mi trucco, faccio
tutto quello che vuoi”
“No, di te non c’e` da fidarsi. Mo` chiamo un’amica
mia, quella che mi fa da testimonial, un’attrice che il marito c’ha fatto un
sacco di corna, Elisabeth Hurley. Ti trucca lei”
Elisabeth e` bellissima, altissima e
truccatissima. C’ha due zinne gonfie e sode. Le mie sono moscie perche`, per
via del cancro, mi hanno messa in menopausa farmacologica e quella destra e`
solcata dai punti e le manca mezzo capezzolo.
“Eli, mi faresti pure le tette come le tue?”, le
chiedo timidamente
“Ma certo, tesoro, siamo qui per questo”
“Ma perche` lo fate?”
“Perche` cosi` guadagnamo bei soldi. E comunque
non lo facciamo con tutte. Se avessi le metastasi sarebbe diverso”
“In che senso?”
“Nel senso che le metastasi non fanno guadagnare,
portano sfiga, fanno paura quindi per noi non esistono”
“Ma ci sono donne che ci convivono per anni…”
“E vabbe`, saranno fattacci loro. In America
diciamo ‘business is business’”
Elisabeth continua a pennellare, mi rimette a
posto le tette, mi rifa` il manicure. Sorride sempre. All’improvviso, mi sento bellissima anch'io e in forma come ogni donna vorrebbe essere.
Pensare che e` stato tutto merito del cancro al seno