Un
27 settembre di un caldo estivo a Roma. La LILT (Lega Italiana per la
Lotta contro i Tumori) terrà una conferenza stampa per presentare la
XX edizione internazionale della campagna Nastro Rosa in un luogo
splendido, su cui si posano gli occhi e gli obiettivi di centinaia di
turisti durante il giorno, e che di notte s'illumina come un faro
nella movida romana: il Tempio di Adriano in Piazza di Pietra,
all'interno della prestigiosa sala.
Ho
letto prima il post di
Grazia De Michele, poi il comunicato LILT
a cui si riferiva. Luccicante e favoloso: si parla di shopping, creme
miracolose, levigatezza e bellezza, proventi e generosità, buone
intenzioni tempestate di Swarovski. C'è anche una delle tante miss
dal passato incoronato: bellissima. Il tutto immerso in una rosa
zuccheroso e femminile. Femminile da morire, letteralmente.
Ah,
perché si parla anche di cancro. Al seno, precisamente.
E
di ricerca, di salute e di prevenzione. Cose serie... Però c'è
qualcosa che non funziona, un incastro mal riuscito, l'odore di una
gigantesca operazione di marketing vestita dei francescani abiti
della beneficenza e dell'altruismo a percentuale minima.
Ma
quando la fanno la conferenza? Sì, giovedì, di mattina, ma a che
ora? Io lavoro, tu hai il mal di gola (eh... il maledetto cambio di
stagione), lei deve accompagnare la sorella a fare la chemioterapia
(si possono contare i capelli che le restano, e mi ha detto che per
qualche minuto ha perso la vista a causa di quel veleno guaritore
della chemio: lo sai cosa si prova? Non lo so), l'altro ha un
colloquio di lavoro (ormai sostiene colloqui a tempo indeterminato,
una conquista)... e insomma, prepariamo comunque i volantini.
Stampiamo il post di Grazia con l'intenzione di fare informazione
laddove si riuniranno i giornalisti per la conferenza LILT: i
contenuti sono quelli di cui Grazia va parlando da qualche mese qui
in Italia, sono quelli che in USA stanno affrontando da anni e che
sono discussi in libri e documentari.
Perché ci volete rinchiudere in stereotipi sessisti? Perché ci dite
che la prevenzione passa anche per la bellezza? Perché il rosa?
Perché il cancro al seno deve essere fashion? Perché nei prodotti
delle case cosmetiche che scegliete come sponsor sono presenti agenti
potenzialmente cancerogeni? Perché ci spingete ad acquistare questi
prodotti (costosissimi)? Perché l'ossessione dello shopping che deve
essere per forza questione di donne? Perché una testimonial tanto
bella quanto poco credibile rispetto al tema?
Tanto
per dirne qualcuno.
Ho
duecento volantini tra le mani, di cellulosa e di parole da
diffondere: nessuno che li distribuisca. Devo andare a lavoro, ma
forse ce la faccio per la pausa pranzo: la conferenza stampa, siamo
riuscite a saperlo, si terrà alle undici. Brutto orario in una
splendida giornata di sole, calda, anche troppo; ma mi dicono che si
protrarrà per un paio d'ore questo incontro, forse all'una ce la
faccio a volantinare, a parlare con qualche giornalista, fotografo,
passante, o che so io. Sono fiduciosa.
Alle
dodici e quarantacinque sono fuori dall'ufficio; sfreccio in mezzo a
sciami di turisti e ai camerieri che cercano di convincerli a
fermarsi per il pranzo: italian pasta and pizza, sea fruits,
mushrooms, everything you want.
Il Tempio è lì, e chi lo smuove. Poca gente, pochissima, l'ottimismo si va spegnendo passo dopo passo. E' finita, over. Ma i giornalisti? Tutti via? Sì. A dirmelo è una giovane donna, ci sono diverse giovani donne, e qualche uomo. Perfetti, sorridenti, inappuntabili con il fiore all'occhiello, anzi, con il pink ribbon in bella mostra. Cose serie...
Il Tempio è lì, e chi lo smuove. Poca gente, pochissima, l'ottimismo si va spegnendo passo dopo passo. E' finita, over. Ma i giornalisti? Tutti via? Sì. A dirmelo è una giovane donna, ci sono diverse giovani donne, e qualche uomo. Perfetti, sorridenti, inappuntabili con il fiore all'occhiello, anzi, con il pink ribbon in bella mostra. Cose serie...
Chiedo
alla giovane signora, di una cordialità unica, se non è rimasto
qualche giornalista con cui parlare dell'evento LILT: no, qui siamo
tutte di Estée Lauder, Clinique e LILT (pensiero estemporaneo: ma la
LILT si è messa a produrre cosmetici oppure Lauder e Clinique invece
di capire come contrastare rughe e cellulite si sono date alla
prevenzione oncologica? No perché, questa sequenza di nomi,
apparentemente assonante, stona non poco alle mie orecchie); vuole
una cartella stampa? Uh peccato, sono terminate.
Una
strana atmosfera; mi è sembrato di arrivare alla conclusione di un
incontro Tupperware in grande stile, con i top manager che si
scambiano pacche sulle spalle e le migliori venditrici della piazza a
dispensare opuscoli con risultati e obiettivi futuri; e la bellona
onnipresente. Di lei è rimasto l'enorme cartello che mi guarda con
un sorriso che più radioso non potrebbe essere.
Io
non sorrido, mi guardo attorno, non vedo nessuno e niente; ho tra le
mani le parole di Grazia e le devo dire che qui rimarranno, per ora.
Mangio
qualcosa per dovere, e torno in ufficio. La sento, le racconto,
qualche battuta per sdrammatizzare un buco nell'acqua che mi brucia;
senti 'na cosa Gra' (mi butto sul romanesco, un tocco di giovialità),
io lo so perché questa giornata è andata così male, diciamo pure
che è stata sfigata. Stamane ho incrociato un politico, sai, quello
che è in guerra contro i gay e le cui iniziali sono C.G.: mica
poteva esser di buon auspicio!
Ma
ne voglio scrivere di questa giornata Grazia, poi se vuoi pubblichi
sul blog; un'amazzone furiosa in una sfortunata giornata rosa. Che ne
dici?
Elisabetta P.
Elisabetta P.
*
sfortuna (o destino, o come lo volete chiamare) per noi, che ieri
abbiamo provato a sollevare questioni cruciali in un luogo dove
invece la fortuna (economica) è rosa